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Rigopiano, le motivazioni della sentenza: “Il Prefetto si attivò, nessuna colpa per la Regione”

23 maggio 2023 | 13:06
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Rigopiano, le motivazioni della sentenza: “Il Prefetto si attivò, nessuna colpa per la Regione”

5 condanne e 25 assoluzioni nell’ambito della sentenza per il processo di Rigopiano: le motivazioni

“Li avete uccisi due volte”, l’urlo alzatosi lo scorso 23 febbraio quando, intorno alle 17, il giudice del Tribunale di PescaraGianluca Sarandrea, ha letto la sentenza sul processo di Rigopiano. Su 30 imputati 5 condanne e ben 25 assoluzioni: queste le motivazioni.

Dopo la rabbia scoppiata al momento della sentenza per i fatti di Rigopiano, con 25 assoluzioni su 30 imputati, sono arrivate le motivazioni.
Unici condannati i funzionari della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (entrambi a 3 anni e 4 mesi), il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta (2 anni e 8 mesi), il gestore del resort Bruno di Tommaso e il tecnico Giuseppe Gatto (entrambi condannati a 6 mesi).
Il tema della prevedibilità non può afferire al terremoto” rileva il giudice “al quale, contrariamente da quanto assunto dalle difese, non potrebbe peraltro attribuirsi carattere di eccezionalità ed imprevedibilità in una zona qualificata a rischio, quale quella in esame, dovendosi dunque considerare, sotto il profilo della prevedibilità e delle prevenibilità la sola valanga e non le cause che ne hanno comportato la verificazione». In merito alle assoluzioni del Prefetto, Francesco Provolo, e dei dirigenti prefettizi Gerardo Bianco e Ida De Cesaris, è emerso – come riporta Il Messaggero –  che  Provolo avrebbe provveduto ad attivare il Comitato operativo della viabilità in forma allargata e “anche là dove dovesse ritenersi non equiparabile il Cov effettivamente tenuto al Ccs concretamente istituito il 18 gennaio l’attivazione di tale ente non avrebbe comunque garantito un esito positivo della vicenda, visto che i componenti sarebbero stati gli stessi». In conclusione la Prefettura “ha affrontato l’emergenza tempestivamente con gli enti interessati». 

Anche la Regione è senza colpe. In riferimento agli imputati Carlo Giovani, Carlo Visca, Emidio Primavera, Pierluigi Caputi, Sabatino Belmaggio e Vincenzo Antenucci, il giudice ha evidenziato – precisa ancora Il Messaggero– che si debba riconoscere in capo al Coreneva la “competenza assoluta in ordine all’individuazione dei parametri entro cui far operare la Carta valanghe», sottolineando, quindi, “l’assenza di concreti elementi tali da imporre un potere di intervento nei riguardi del Coreneva, affinché individuasse il vallone di Rigopiano tra quelli da ricomprendere nella Carta valanghe, posto che alcun documento induceva a considerare il sito a rischio valanghe». Escluso, dunque, qualsiasi collegamento casuale tra la presunta condotta omissiva degli imputati e il corallo del Resort di Farindola.

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