Sono passati 600 anni da quando i cittadini aquilani sono riusciti a difendere la loro libertà sconfiggendo il capitano di ventura, Braccio da Montone, che voleva sottometterli. Una storia da non dimenticare, narrata magistralmente da Luigi Lopez (1923-2000), illustre professore di latino e greco e storico appassionato, socio della locale deputazione di Storia Patria.
Nutrito il parterre di relatori e di appassionati della storia aquilana che non sono voluti mancare a questo appuntamento: nell’incontro moderato dal giornalista Giustino Parisse, sono stati numerosi gli interventi che hanno messo in luce la complessità della ricostruzione storica. A partire da quello di Giulio Pacifico, docente di lettere al liceo scientifico dell’Aquila, che ai nostri microfoni ha sottolineato l’importanza nel quadro nazionale dell’epoca della guerra combattuta dagli aquilani contro Braccio da Montone. “La guerra dell’Aquila è stata un evento fondamentale non solo nella storia della città ma anche in quella del regno di Napoli” sottolinea Pacifico. “Si inquadra nelle lotte e nella contesa sulla successione al trono del Regno di Napoli legate alla figura di Giovanna II. Giovanna adotta come legittimo erede Alfonso d’Aragona e questo suscita l’ostilità di Luigi III d’Angiò, altro contendente al trono. In questo contesto si inserisce la guerra dell’Aquila: Braccio era già stato nominato Governatore degli Abruzzi e vede nella situazione di incertezza fra i due contendenti la possibilità di avere un ruolo importante anche nel destino della città dell’Aquila. La guerra inizia esattamente seicento anni fa: come sappiamo troverà la sua conclusione dopo un anno. Un evento molto significativo per la nostra storia ma che mette in gioco i principali attori politici dell’epoca: il regno di Napoli, il Papa, Braccio da Montone, gli Sforza di Milano”.
Nell’opera di Lopez però non ci sono solo dati storici: il professor Sandro Cordeschi si è soffermato infatti sulla dimensione umana dell’autore, che ha definito come grande narratore e scrittore. Interessante, poi, il suggerimento di usare lo studio su Braccio da Montone per riscoprire e conoscere meglio la nostra città: in questo senso, è da segnalare come al Liceo classico Cotugno sia già in essere un progetto, coordinato dalla professoressa Mulè, volto proprio alla conoscenza della storia cittadina e dell’identità aquilana.
La storica Beatrice Sabatini ha ricostruito invece la partecipazione delle donne alla guerra, spesso rapite e utilizzate come merce di scambio. Infine, nell’intervento di Sandro Zecca l’approfondimento sulla struttura difensiva delle mura aquilane e sulle metodologie di assedio usate nel medioevo. Si prendevano gli assediati per sete ( infatti Braccio distrusse l’acquedotto); per fame, tanto che gli aquilani fecero un censimento delle risorse e si resero conto che avrebbero dovuto aprire le porte dopo 15 giorni, ma per fortuna riuscirono a conquistare la vittoria per tempo; e per battaglia. Memorabile l’assalto alle mura con le scale in una notte nebbiosa, ma gli aquilani se ne accorsero e suonarono le campane, mobilitandosi ulteriormente.
Un pomeriggio di storia davvero ricco, utile per ricostruire un momento fondamentale non solo per la storia aquilana, ma con importanti ripercussioni anche su quella nazionale.
