Emilia Romagna, volontari Croce Rossa dall’Aquila a Forlì: “Fango duro come cemento, vicini nell’emergenza”

Emilia Romagna, il post alluvione raccontato dalla Croce Rossa: fango duro come cemento, acqua stagnante e detriti pericolosi per rischio sanitario. Il racconto dei volontari aquilani
Emilia Romagna – L’Aquila, vicini nell’emergenza. Tre volontari del Comitato della Croce Rossa L’Aquila sono partiti alla volta di Forlì e rientrati domenica 28 maggio.
“Emergenza totale. Le case ci sono, ma senza più nulla all’interno. Solo tanto fango”.
Se L’Aquila, all’indomani del 6 aprile 2009, era un’immensa zona rossa, di polveri e calcinacci, l’Emilia Romagna si è ritrovata dapprima l’acqua, violenta, assassina, poi fiumi di fango, che “giorno dopo giorno, sta diventando duro come il cemento”.
Il Capoluogo raccoglie le testimonianze dei volontari del Comitato Croce Rossa L’Aquila partiti per Forlì, con la Colonna Mobile della Protezione Civile regionale, attivata dalla Sala operativa per dare supporto alla popolazione in emergenza. “Dall’Aquila sono partiti tre volontari per Forlì. Per partire e raggiungere le zone alluvionate è necessaria, quantomeno, la qualifica di operatore in emergenza“, spiega il presidente del Comitato aquilano Marco Antonucci. I volontari si sono messi in viaggio la scorsa settimana e sono rientrati domenica 28 maggio.
In totale sono, al momento, 400 i volontari di Croce Rossa italiana impegnati in tutte le città dell’Emilia Romagna colpite dall’alluvione.
“I ragazzi del Comitato aquilano hanno operato insieme ad altre squadre CRI con operatori OPSA, cioè operatori polivalenti, specializzati nel salvataggio in acqua in ambiente alluvionale. L’attività principale che ha ha coinvolto i volontari dell’Aquila ha riguardato, nello specifico, l’evacuazione della popolazione e lo spostamento di detriti e rifiuti accumulati, pericolosissimi per il rischio sanitario rappresentato. Rimozione e conseguente spostamento dai luoghi alluvionati, naturalmente”, precisa Antonucci.
“Dall’Aquila i volontari sono partiti insieme alle squadre del servizio psicologico. Perché c’è bisogno di ogni tipo di aiuto. La situazione è drammatica.
La mente torna indietro, inevitabilmente, agli anni del terremoto del 2009. In Emilia si vedono le case, è vero: ma dentro non è rimasto più nulla. Tutto è stato trascinato via, centinaia e centinaia di persone hanno perso tutto. C’è solo fango e diventa sempre più duro”.
Il Comitato aquilano, con i suoi volontari rientrati, resta a disposizione per ulteriori future chiamate. “Siamo a disposizione come personale in pronta partenza”, precisa il presidente Antonucci.
La catena dell’aiuto e della solidarietà non si ferma e, anzi, si rafforza proprio nei giorni più duri. Come racconta, in conclusione, Antonucci, riportando un aneddoto testimoniato dalle foto dei volontari aquilani a Forlì. “I nostri ragazzi, tra le diverse attività in cui erano impegnati, avevano anche l’incarico di realizzare dei report giornalieri sulla situazione e l’attività svolta. Giovedì, nel materiale raccolto per il report, ho ricevuto una foto che mostrava la grande generosità della popolazione dell’Emilia Romagna. Mentre noi eravamo lì, presi ad aiutare, alcuni abitanti hanno allestito dei gazebo come punti ristoro: lì si sono messi a distribuire cibo e bevande ai volontari e al personale dei soccorsi. Spiegare cosa si prova vedendo ciò con le sole parole non è semplice, ma è un qualcosa che noi a L’Aquila abbiamo vissuto anni fa. 14 ormai, eppure i ricordi sono sempre vividi. E in questi giorni vivi più che mai. Forse è anche per questo che ci sentiamo ancora più vicini a questa gente”.