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“Il tiranno e la vestale”, nel libro di Fania Cavaliere la storia di Cornelia

La storia delle vestali, la travagliata vicenda di Cornelia, nell'ultimo romanzo di Fania Cavaliere. La presentazione a L'Aquila giovedì 15 giugno. L'intervista all'autrice.

“Ho iniziato a scrivere quasi per caso, quando mio padre posò sulla mia scrivania i diari di mia nonna Fanny. Da lì è cominciato tutto…”. “Il tiranno e la vestale”, romanzo che tratta la drammatica storia della vestale Cornelia, è l’ultimo libro di Fania Cavaliere che verrà presentato a L’Aquila giovedì 15 giugno alle 18 presso la libreria Colacchi.

Alla presentazione del libro dialogheranno con l’autrice le docenti Silvia Mantini, Roberta De Zuani e Valeria Valeri. La storia di Fania Cavaliere è bellissima, romantica, quasi avventurosa: una storia familiare che ha fatto il giro del mondo, passando per L’Aquila, città natale del compagno di una vita intera, il marito Pierluigi Mantini. Laureata in Filosofia alla Statale di Milano, dove ha conseguito anche il dottorato, negli anni seguenti ha frequentato il corso di specializzazione in Storia della scienza presso la Domus Galileiana di Pisa. Il primo lavoro risale al 1990, “La logica formale in URSS. Gli anni del dibattito. 1946-65” . Oggi in pensione, ha insegnato a Milano Storia e Filosofia.

Cosa rappresenta per “Il tiranno e la vestale”? “Un lavoro nato dal bisogno di approfondire un tema a me molto caro”, spiega Fania Cavaliere intervista dal Capoluogo -. “Negli anni del liceo mi aveva sempre affascinato la storia delle vestali, figure molto strane, particolari, ricche di fascino. Ho voluto ricordare una vicenda esistenziale vera e smarrita nel tempo, tuttavia attuale nel cogliere un destino comune da sempre a molte donne che, purtroppo, ancora oggi, non possono scegliere cosa fare della propria vita”.

Cornelia, giovane fanciulla nata in un’importante famiglia romana, viene strappata alla sua vita di bambina per essere destinata a diventare sacerdotessa di Vesta, una delle più importanti divinità del Pantheon romano e massima protettrice dell’Urbe. La sua vicenda, la sua fedeltà a una visione di Roma e a un culto della Dea sempre più lontani dallo spirito del tempo, la sua incapacità di comprendere le logiche del potere fanno di questo libro un racconto a tratti “illuminante” e iniziatico del mondo dell’Impero Romano, in un’epoca di sanguinose lotte per il potere all’indomani del suicidio di Nerone e del rapido succedersi in un solo anno di quattro imperatori prima del consolidarsi della dinastia dei Flavi.

Prima di Cornelia, il lavoro più caro all’autrice, forse anche più intimo, è stato Il Novecento di Fanny Kaufmann”, pubblicato da Passigli editori in cui ha raccolto i diari della nonna Fanny trasformandoli in un romanzo caldo, avvincente, a tratti struggente. “Ho avuto bisogno di tanti anni per leggere i suoi diari e riscriverli: mio padre mi aveva donato qualcosa di molto prezioso. Dentro quelle pagine c’era la sua vita e c’erano i suoi ricordi, una storia tragica, bellissima che abbracciava un periodo storico molto particolare”, spiega l’autrice.

Fanny Kaufmann era una russa ebrea, nata a Jalta da una famiglia molto agiata e culturalmente stimolante. Era giunta in Italia negli anni ’20 per studiare arte a Roma. “Ho conosciuto la sua vita anche attraverso i suoi scritti, riuscendo, per fortuna, a comprenderne l’eccezionalità della sua esperienza e ho sentito il dovere di raccontarla”. Nel romanzo la nipote racconta, anche sulla base di un prezioso diario e di documenti di famiglia, le complesse vicissitudini di Fanny e delle sorelle, testimoni involontarie dei principali fatti e orrori della storia del ‘900, le cui vicende si sono intrecciate con l’incombere degli avvenimenti e l’inarrestabile catena di sconvolgimenti che hanno attraversato l’Europa dai Pogrom della Russia zarista alla rivoluzione e all’insorgere dei grandi totalitarismi del XX secolo, fino alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

Un romanzo in cui si racconta anche il peregrinare di questa famiglia, da Istanbul a Mosca, passando per Roma e Parigi. “Ho raccontato la voglia di vivere di mia nonna e della sua famiglia, il bisogno di amare, di difendere il presente e il futuro. Esempi di donne coraggiose e combattive, proprio come la ‘mia’ cara Cornelia”. 

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