Aree interne, giovani e sfide

Andrea Sedici, dalla Casa di Moda Armani a Pratola Peligna: “Il mio marchio internazionale Made in Abruzzo”

La storia dello stilista Andrea Sedici: dopo aver lavorato sei anni per Giorgio Armani, è tornato nella sua terra, a Pratola Peligna, dove ha fondato il suo atelier di abiti da sposa.

Andrea Sedici, aquilano di nascita con un’innata passione per la moda, dopo essersi formato a Milano ha deciso di rientrare in “patria”, dove ha fondato la sua realtà di moda. Oggi il suo è un marchio internazionale.

“Hai lasciato Casa Armani per tornare in un paese dell’entroterra abruzzese? Tu sei matto!” Questo l’incoraggiamento da parte dei suoi amici milanesi increduli, quando Andrea Sedici ha deciso di lasciare la città della moda per antonomasia e tornare nel suo paese del cuore, Pratola Peligna, in provincia dell’Aquila. Ai microfoni del Capoluogo.it Andrea Sedici racconta della sua passione per la moda e del suo percorso per diventare stilista, che lo ha visto costruire un marchio internazionale: un sogno realizzato a partire da un piccolo paese di poco più di 7mila anime nell’entroterra abruzzese, dove le opportunità, purtroppo, mancano. Sognare in grande si può. Se si coltiva la passione con determinazione, si può riuscire a realizzare il proprio progetto”.

Quand’è nata la tua passione per la moda?
“Credo che non ci sia stato un preciso momento in cui la mia passione per la moda si sia manifestata, forse deve avermela trasferita mia madre quando ero ancora nella sua pancia”. Sua mamma, in paese, aveva una piccola boutique di abiti da sposa, dove Andrea trascorreva gran parte dei suoi pomeriggi: “Ho respirato questa realtà sin da piccolo e me ne sono subito innamorato. A scuola già disegnavo abiti da sposa”. Oggi Andrea Sedici ha una sua azienda proprio a Pratola Peligna, che conta quasi 30 dipendenti.
Racconta al Capoluogo.it il suo percorso per arrivare alla concretizzazione di un sogno. “All’età di 18 anni mi sono trasferito a Milano. Mi sono laureato in Economia alla Bocconi, un percorso grazie al quale ho acquisito competenze manageriali indispensabili se si vuole fare impresa. Poi, all’Istituto Marangoni ho coltivato la mia parte creativa, in particolare l’ambito del design industriale e, dopo la seconda laurea, è arrivata la proposta dalla grande azienda di Giorgio Armani”.

Cosa ti ha lasciato l’esperienza da Giorgio Armani?
“È stata la mia nave-scuola, non solo mi ha insegnato le tecniche di business, la comprensione di quello che può essere lo sviluppo di una collezione, ma soprattutto l’attenzione verso la parte che riguarda lo sviluppo umano di un’azienda. Mettere cioè al centro il valore umano delle persone che lavorano per te, di conseguenza la mia azienda è orizzontale, non ci sono verticalismi e il gruppo viene coinvolto nelle scelte delle direzioni aziendali da intraprendere. Ho voluto costruire un ambiente sano dove lavorare in maniera serena, nel quale a prevalere è l’approccio familiare, nonostante le dimensioni siano a carattere internazionale. Prima di essere imprenditore, sono stato dipendente: quindi ho capito bene l’importanza della qualità di un luogo di lavoro che rappresenti uno spazio in cui la persona si senta sostenuta e motivata a crescere, in cui – in una parola – si senta realizzata”.

Che caratteristiche ha la tua azienda e cosa la lega al territorio abruzzese?
“Nella mia azienda ho voluto unire le tecniche del passato a quelle attuali, quindi ‘il fatto a mano’ delle maestranze abruzzesi con l’innovazione. È per questo che nel mio team ho miscelato persone anziane, più esperte nell’artigianalità, ai giovani. In questo modo c’è un continuo trasferimento di conoscenze e competenze. Ho riscontrato che questo metodo funziona, perché i giovani hanno molta voglia di imparare e di fare ricevendo competenze legate alla tradizione, mentre le persone con più esperienza sono molto motivate a trasferire i loro saperi. Quindi, si tratta di un’azienda che crea una squadra di età diverse per arricchire e accrescere entrambe le generazioni”.

Ogni tuo abito è unico?
“Noi produciamo per l’Italia e per l’estero, vengono fatte delle collezioni e poi le collezioni vengono ripetute sulle boutique italiane ed estere. Quindi si può dire che ogni abito è unico nell’artigianalità, in quanto non esiste un pezzo identico all’altro. Anche se un pezzo viene ripetuto su taglia, ogni pezzo ha una propria manualità: non sono pezzi standardizzati, nessun abito risulta essere totalmente uguale all’altro in virtù, appunto, dell’artigianalità che ne denota l’unicità”.

Come nasce un tuo abito da sposa? Cosa ti ispira?
“Ogni anno vengo ispirato dall’arte in generale o dalla musica o dallo stesso territorio che mi circonda. È la mia regione, che amo, una delle mie fonti d’ispirazione. Sono tornato in Abruzzo dopo 16 anni trascorsi a Milano, quindi sono un convinto sostenitore della mia regione e soprattutto delle aree interne, di quelle zone che hanno più difficoltà ad emergere e ad essere conosciute in quanto territori più aspri, proprio per la loro posizione geografica. Le nostre aree sono ricche di qualità, di competenze, di giovani molto talentuosi che hanno voglia di restare, ma che purtroppo – troppo spesso – sono stati costretti ad andare via per mancanza di opportunità”.

Cosa vuoi dire a questi giovani che provano a realizzare i loro sogni, ma che sono in difficoltà?
“Da bravo abruzzese testardo, forte e gentile sono tornato nel mio territorio perché ho voluto dimostrare, dal nulla, che con la passione, la determinazione, le capacità un desiderio può essere realizzato ovunque, anche in quei paesi in cui i servizi rischiano di sparire, giorno dopo giorno. Ai giovani voglio dire che ad oggi abbiamo delle fortune, quali la tecnologia e la globalità, fenomeni che ci permettono di fare qualsiasi cosa, ovunque. Quindi mi rivolgo a tutti, ma soprattutto ai ragazzi abruzzesi, affinché si segua la propria determinazione, che è una caratteristica peculiare degli abruzzesi. Non mollate, perché quando si ha un progetto, nutrito da una passione concreta, le cose si possono fare e, anzi, si devono fare. Del resto, è in questo modo che si contribuisce a una rinascita nazionale, perché quasi nessuna regione ha le potenzialità dell’Abruzzo”.

 

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