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Via Campo di Fossa, nessuna corresponsabilità delle vittime: nuovo schiaffo alla sentenza choc

L'AQUILA - Il Tribunale civile esclude la corresponsabilità delle vittime nella vicenda del crollo in via Campo di Fossa.

L’AQUILA – Il Tribunale civile esclude la corresponsabilità delle vittime nella vicenda del crollo in via Campo di Fossa. La sentenza sulla morte delle sorelle teramane Giusy e Genny Antonini.

Stesso processo, giudici diversi, diversa sentenza. È il paradosso seguito alla cosiddetta “sentenza choc” del Tribunale Civile dell’Aquila che con il giudice Monica Croci aveva assegnato il 30% di corresponsabilità alle vittime del crollo in via Campo di Fossa, a seguito del terremoto del 6 aprile 2009, in quanto aveva ritenuto imprudente il comportamento delle persone che erano rimaste in casa. Per due studentesse di Sant’Egidio alla Vibrata, Giusy e Genny Antonini, però, la posizione era stata stralciata, per via dei fascicoli di richiesta risarcimento andati perduti. Dopo la sentenza del giudice Croci, quindi, la vicenda relativa alle due sorelle è andata avanti con un altro giudice, il dottor Baldovino De Sensi che, come riporta TGR Abruzzo, ha stabilito l’infondatezza dell’attribuzione di responsabilità delle vittime, non solo in quanto sfornita di prova, ma perché nel processo sono emersi elementi di segno contrario. Insomma, per il giudice De Sensi, non è possibile attribuire alle vittime un comportamento imprudente o poco diligente.
Intanto c’è attesa per l’Appello alla prima sentenza, per il quale ci vorrà ancora qualche mese.

La vicenda non solo aveva indignato i familiari delle vittime, ma aveva avuto eco nazionale. Dello scorso ottobre la manifestazione a L’Aquila proprio per protestare contro la “sentenza choc”. Da allora, nuovi pronunciamenti hanno escluso la corresponsabilità delle vittime del terremoto 2009, fino a quello odierno che riguarda esattamente lo stesso crollo, quello di via Campo di Fossa. La Corte d’Appello dell’Aquila si troverà quindi a valutare una sentenza di cui un altro giudice civile ha già dato segno opposto.

La sentenza choc.

“È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che tenuto conto dell’affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell’edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30 per cento. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15 per cento e per il residuo 40 per cento in capo agli eredi del costruttore”. La richiesta di risarcimento da parte dell’Avvocatura dello Stato verso i proprietari degli appartamenti del palazzo di via Campo di Fossa a L’Aquila dove, a causa del crollo imputabile al terremoto 2009 in cui morirono 24 persone, è stata accolta dalla sentenza del giudice del tribunale civile dell’Aquila Monica Croci. Dopo la tragedia gli eredi delle vittime avendo dalla loro parte perizie che attestavano irregolarità in fase di realizzazione dell’immobile e una “grave negligenza del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme poste dalla legge vigente, in tutte le fasi in cui detta vigilanza era prevista”, hanno citato in giudizio (per milioni di euro di danni) ministero dell’Interno e ministero delle Infrastrutture e Trasporti per le responsabilità della Prefettura e del Genio Civile per i mancati controlli durante la costruzione, il Comune dell’Aquila per responsabilità analoghe e le eredi del costruttore per le responsabilità in fase di costruzione. I ministeri hanno chiamato in causa il condominio imputandogli una responsabilità oggettiva, cioè senza colpa, ma derivante solo dal fatto di essere proprietario della costruzione. In particolare il tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità dei ragazzi morti pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa, ha condannato i Ministeri e le eredi della ditta, mentre ha respinto le domande nei confronti del Comune e nei confronti del condominio. L’inchiesta penale era stata archiviata quasi nell’immediatezza dell’avvio della maxi inchiesta sui crolli (220 quelli definiti) da parte dei pm Alfredo Rossini (ex Procuratore capo) Fabio Picuti e Roberta D’Avolio in quanto i presunti responsabili all’epoca identificati quali indagati, erano deceduti nel corso degli anni.

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