Personaggi

Dom Serafini, la firma storica d’Abruzzo in America

Dom Serafini è una firma autorevole dell'emigrazione abruzzese in America, che da anni accompagna per mano i suoi lettori, su entrambe le sponde dell'Adriatico e dell'Atlantico

La storia di Dom Serafini, storica firma abruzzese in America. Una vita tra Giulianova e New York.

Dom Serafini è una firma autorevole dell’emigrazione abruzzese in America, che da anni accompagna per mano i suoi lettori, su entrambe le sponde dell’Adriatico e dell’Atlantico. Ogni domenica il suo editoriale appare sulla pagina de “Il Messaggero Abruzzo”, con i ritratti unici di corregionali illustri, trapiantati all’estero. Lui, nato a Giulianova il 25 ottobre 1949 – da Sisto e Bianca Rossi – ha sempre conservato l’amore eterno per la sua città, dove alterna il soggiorno, insieme a Milano ed a New York, dove esercita la sua attività di giornalista, editore e direttore di VideoAge e di VideoAge Daily, ma anche di altre riviste Tv, in Sud America. Un percorso simile ad un altro”giuliese-doc”, il leggendario e compianto Lino Manocchia, con questa speciale abilità a tenere insieme mondi tanto lontani, eppure mai così vicini, con i personaggi di successo della nostra emigrazione negli Usa.

La sua formazione in Italia fu segnata come studente dell’Istituto Statale di Tecnologia, alla fine degli anni ’60, già affascinato dal mondo televisivo con il mito americano che subito lo spinse a trasferirsi nella Grande Mela. Qui il suo mercato tv, già ipercompetitivo, era divenuto un modello per tutto il mondo occidentale, insieme a quello inglese ed italiano, fin dai tempi di Mike Buongiorno e della sua popolarissima “Lascia o Raddoppia“.
Il giovanissimo Domenico riuscì presto non solo a padroneggiare la nuova lingua, ma anche il mestiere di corrispondente per Milano, della “Julnar Contracting Establishment Publications”. Gli anni ’70 americani, pur problematici, lo videro iniziare come “freelance“, con una gavetta in diverse testate locali, per poi essere chiamato da gruppi più importanti del mondo radio-televisivo, come Radio World e Videography, dove resterà a lungo, diventando poi produttore ed imprenditore (Millecanali). Una sempre più affinata conoscenza del mezzo televisivo porterà Serafini a diventare alla fine del decennio un redattore internazionale di Television/Radio Age“. Un intreccio sempre più forte tra tecnologia ed informazione che lo ispireranno all’inizio dei magici anni ’80, ad immaginare i cosiddetti quotidiani di mercato, sempre più con una dimensione globale.
Queste dinamiche tipicamente legate al grande mercato anglosassone non impedirono, però, a Dom di tenere sempre un piede dentro il nostro “stivale” italiano, accettando con il nuovo millennio il ruolo di Consigliere presso il Ministero delle Comunicazioni.

Nel “BelPaese” il passaggio dal monopolio Rai alla liberalizzazione delle frequenze Tv non fu certo indolore, con la nascita di un grande gruppo come Fininvest prima e di Mediaset dopo. La sua stessa consorte Monica è veneziana, dalla loro unione sono nati due figli, Yuri e Bianca. Quindi Dom da sempre ha svolto questo ruolo di “pontiere” tra due continenti e due culture, che lo hanno portato ad essere anche il naturale candidato per rappresentare, da indipendente, le istanze dei nostri italo-americani, partecipando attivamente a tutti i suoi sodalizi, come il N.I.A.F.
Il mondo della comunicazione lo ha visto da decenni come presenza apprezzata sia a New York (America Oggi), che in Italia, collaborando con testate prestigiose come il Sole 24ore, Il Messaggero ed il Corriere Adriatico. In quest’ultima, la rubrica domenicale è divenuta “iconica” per gli stessi colleghi, che seguono le vicende della nostra emigrazione nel mondo, specie nei Paesi dove gli oriundi abruzzesi hanno raggiunto grandi traguardi, dagli Stati Uniti al Canada, attraverso i loro giornali di comunità. Tante figure straordinarie, ricomprese in diversi libri, (l’ultimo dei quali animerà i prossimi dibattiti estivi abruzzesi), a Pescara e a Scanno.

Un’informazione preziosa quest’ ultima, che anch’essa ha subito grandi evoluzioni, dall’iniziale spirito di rivendicazione della forte “Identità nazionale“, spinto da quello delle comunità regionali, fino ad un’attuale maggiore integrazione, nel tessuto culturale, sociale ed economico, specie nel Melting Pot, statunitense e canadese. Il 2024 potrebbe portare alla Presidenza degli Stati Uniti un candidato come Ron De Santis, il Governatore della Florida, i cui avi erano partiti dalla nostra Valle Peligna, ai primi del ‘900, tutti alla ricerca del loro “sogno americano”, anche politico, come fece il magnate e filantropo del partito dell’elefantino, Henry Salvatori, nato nel 1901 a Tocco da Casauria.
Una lunga marcia, in cui certamente tante figure del mondo della nostra emigrazione hanno contribuito a rendere possibile, con gli autentici campioni dello sport, del cinema, dello spettacolo e della stessa comunicazione, che hanno dato lustro proprio ad una regione misconosciuta: Il suo carattere “forte e gentile”, che mai si lasciata trascinare da fenomeni e personaggi negativi, come altre. Forse per questo l’Abruzzo è vista come terra di profondi valori cristiani, che si è riscattata dalle tragedie e dalle miserie secolari, più con angeli e serafini che con diavoli, capaci oggi di rivendicare con orgoglio le proprie origini, più di altre comunità.

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Gli abruzzesi hanno dimostrato – con tante figure emblematiche di suoi figli trapiantati nel mondo – di meritare rispetto e considerazione con il proprio sacrificio e talento, capace alla fine di emergere con successo. Forse essi, rispetto ad altri gruppi etnici, hanno valorizzato maggiormente il carattere d’indipendenza individuale, come il personaggio straordinario di Vincent Massari, nato da una famiglia poverissima di Luco Dei Marsi (AQ), che prima voleva fare l’apostolo di Francesco ed in America divenne il difensore dei minatori oppressi del Colorado, prima giornalista e poi editore di testate per gli immigrati abruzzesi-molisani lì e per le loro famiglie restate nella Marsica.
Egli arrivò a pubblicare il romanzo Fontamara, di Ignazio Silone, a puntate decenni prima della sua uscita in Italia, divenendo poi dal 1966 al 1976 addirittura il senatore dello Stato americano. La sua città di Pueblo gli ha intitolato l’Università locale e l’Arena sportiva, che aveva fatto edificare, per i giovani del “Nuovo Mondo”, a cui lui voleva lasciare un “Mondo Nuovo”, ora però nemmeno all’orizzonte.
La città di Pescina, nell’ambito del Premio Internazionale Ignazio Silone 2023, il 20 agosto prossimo presenterà il libro Vincent Massari – Cronache di un abruzzese d’America, di Alessio De Stefano (Radici Ed).

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