La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 22 giugno: San Paolino di Nola.
Il 22 giugno ricorre la memoria facoltativa di San Paolino di Nola. San Paolino di Nola, al secolo Ponzio Anicio Meropio Paolino, nacque a Bordeaux nel 355. Discendente da una illustre famiglia senatoriale e consolare, figlio del prefetto della Provincia di Aquitania, fu favorito nella carriera politica da amicizie altolocate, divenendo «consul suffectus», cioè sostituto, e governatore della Campania. Dopo essersi trasferito a Nola, attratto dalla figura del protettore San Felice martire, si avvicinò alla fede cristiana e ricevette il battesimo verso i trentacinque anni. Intanto Paolino, durante un viaggio in Spagna, conobbe e sposò Therasia da cui ebbe un figlio; tuttavia, dopo la morte prematura del neonato Celso, entrambi si dedicarono interamente all’ascesi cristiana, ricalcando il modello di vita monacale orientale. Di comune accordo distribuirono le proprie cospicue ricchezze ai poveri e si ritirarono in Catalogna, dove San Paolino venne ordinato prete. Dopo l’ordinazione, nel 394, partì per un viaggio in Italia dove conobbe Sant’Ambrogio. Giunto a Nola fondò un cenobio maschile e uno femminile, che si contraddistinsero per l’intensa vita di preghiera e per l’assistenza ai poveri. La leggenda agiografica narra che subito dopo il suo arrivo in città, cadde malato e guarì molto tempo dopo per intercessione di San Felice. In suo onore il Santo edificò una basilica, con una serie di chiostri colonnati e fontane, realizzati per accogliere le migliaia di pellegrini che ogni anno si recavano presso l’ara del patrono di Nola. Il 24 agosto del 410 Alarico I, a capo dei visigoti, prese Roma e la mise a ferro e fuoco, dirigendosi subito dopo verso sud fino a giungere alle porte di Nola. Qui, nel frattempo, morì Paolo, vescovo della città e “a furor di popolo” fu eletto suo successore San Paolino che si ritrovò pastore di una Nola devastata dai visigoti, con la gran parte degli abitanti fatti prigionieri. Il neoeletto vescovo vendette tutti i suoi averi, inclusa la croce episcopale, per riscattare i prigionieri, arrivando a offrire la propria persona agli invasori per sostituirsi all’unico figlio di una vedova. Fatto prigioniero e venduto in Africa come schiavo, divenne il giardiniere del proprio padrone. Qui la tradizione narra che profetizzò la morte imminente del sovrano: questi, avvisato della visione in cui Paolino presiedeva un tribunale di giudici contro di lui, scoperta la sua carica vescovile, gli concesse la libertà, sua e di tutti i nolani, rientrati in patria accompagnati da navi cariche di grano. Sulla spiaggia di Torre Annunziata, il Santo fu accolto assieme ai prigionieri riscattati dai fedeli nolani che sventolavano mazzi di fiori, tradizione ancor oggi portata avanti a Nola con la Festa dei Gigli, proprio in onore di San Paolino.
Si spense a Nola nel 431 e le notizie della sua morte sono riportate dal discepolo Uranio. È considerato il patrono dei suonatori di campane, o campanari, poiché a lui è attribuita, per convenzione, l’invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico. Tra i suoi attributi iconografici, oltre all’abito vescovile e al baculo pastorale, ricorre appunto la campana.