Politica

Asl1, rimozione illegittima del dottor Roberto Testa: “Risarcimento ricadrà sui cittadini, ma è colpa della Giunta Marsilio”

PD all'attacco sulla sentenza del Tribunale del Lavoro che ha stabilito l'illegittimità della rimozione dell'ex manager della Asl 1, il dottor Roberto Testa. D'Alfonso: "Lotta interna al centrodestra". Paolucci: "Sia la Giunta a pagare, è il terzo caso dopo Mancini e Mascitelli".

PD all’attacco sulla sentenza del Tribunale del Lavoro che ha stabilito l’illegittimità della rimozione dell’ex manager della Asl 1, il dottor Roberto Testa. D’Alfonso: “Lotta interna al centrodestra”. Paolucci: “Sia la Giunta a pagare, è il terzo caso dopo Mancini e Mascitelli”.

“Dopo aver perso le vertenze di lavoro causate dall’avventata rimozione di Alfonso Mascitelli dall’Agenzia Sanitaria Regionale e di Armando Mancini dalla direzione della Asl di Pescara, Marsilio e la sua giunta inanellano una nuova mazzata legale in tema di sanità: l’annullamento da parte del giudice del lavoro della delibera n. 380 del 21/06/2021, con cui la Regione aveva revocato l’incarico di direttore generale della Asl 1 a Roberto Testa”. E’ il commento dell’on. Luciano D’Alfonso alla sentenza emessa il 4 luglio scorso dal tribunale dell’Aquila. Spiega il deputato del Pd: “Anche Mascitelli e Mancini furono fatti decadere dai loro incarichi prima della scadenza naturale dei rispettivi mandati; essi si rivolsero alla magistratura risultando vincitori delle cause di lavoro intentate contro la Regione Abruzzo targata Marsilio. Questa volta ci troviamo di fronte ad una lotta tutta interna al centrodestra: Testa era stato nominato nel 2019, ma poi era stato rimosso prima ancora della verifica di metà mandato (dicembre 2021) e sostituito da Ferdinando Romano. Oggi il tribunale aquilano ha bocciato questo modus operandi definendo «assolutamente insussistenti le motivazioni poste alla base del provvedimento» di revoca. Evidentemente nel centrodestra i rapporti fiduciari si esauriscono alla velocità della cometa di Halley: Pescara e L’Aquila sono due casi di scuola per capire come si possano distruggere procedure e contratti di lavoro. I direttori che restano e i direttori che arriveranno provino ad imparare il giargianese: magari dureranno più a lungo”. D’Alfonso paventa “un cospicuo risarcimento per il dg defenestrato che, purtroppo, ricadrà sui cittadini. Ma questa somma ha dei padrini morali e materiali nei componenti della giunta regionale, e sarà mia cura sollecitare la Corte dei Conti affinché verifichi la sussistenza del danno erariale, causato da una gestione del potere arrogante e sconsiderata”.

“Gli abruzzesi – aggiunge Silvio Paolucci, capogruppo PD in Consiglio regionale – pagheranno anche l’illegittimo licenziamento del manager della Asl 1 dell’Aquila Roberto Testa che Marsilio ha portato avanti nonostante sapesse che sarebbe stata una causa persa e costosa per la Regione, pur di liberare una poltrona da occupare con nomenclatura propria. Lo sapeva, perché questa sentenza è la terza batosta per la Giunta regionale che nel 2019 ha mandato a casa il Dg della Asl di Pescara Armando Mancini, vedendosi definire illegittimo il provvedimento dalla sentenza scaturita dal ricorso di questi; un anno dopo è stata la volta del direttore dell’Agenzia sanitaria regionale, Alfonso Mascitelli, a casa pure lui illegittimamente, come un’altra sentenza ha stabilito; poi Testa, con la decisione che oggi dà ragione anche a lui e torto alla Regione. Illegittimi i licenziamenti e tali anche le nomine dei successori, come abbiamo ogni volta denunciato, rimanendo inascoltati. Ingiusto è che a pagare la fame di poltrone con cui questa maggioranza gestisce il potere da quattro anni e mezzo, saranno i cittadini abruzzesi che dalla sanità dovrebbero avere ben altri servizi. Forzature evidenti, portate avanti nonostante l’esecutivo fosse consapevole, per esserci già passato, che avrebbero generato contenziosi e sentenze a favore dei rimossi – incalza Paolucci – È una giunta che lavora nella totale illegittimità, anzi, che ne fa duna consuetudine, un segno distintivo, come dimostrano le delibere che hanno revocato i direttori generali delle Asl 1 e 3 e del direttore dell’Asr emesse nell’arco di solo due anni. L’intera sanità abruzzese piegata alla fame di nomine e illegittimità, mentre affoga nei debiti, nelle liste di attesa, nella fuga di pazienti verso lidi dove sia garantito un diritto di cura con tempi e qualità migliori di quelli abruzzesi. A dirlo non è la politica, ma la giustizia che definisce assolutamente insussistenti le motivazioni poste alla base del provvedimento amministrativo con cui anche Testa è stato liquidato, com’era successo ai suoi due autorevoli colleghi. Una materia che auspico attivi la Corte dei Conti: la Giunta ha sbagliato e perseverato nell’errore, questo costo non possono pagarlo gli abruzzesi”.

“Avevo già comunicato la mia posizione riguardo la delibera di Giunta regionale che nel 2021 portava alla revoca dell’incarico di Roberto Testa alla guida della Asl 1” sottolinea il consigliere regionale Americo Di Benedetto. “È di ieri la notizia che il Giudice del Lavoro annulla la revoca per “atti assumibili alla responsabilità del Direttore Generale e per mancato esercizio della diligenza dovuta nell’esecuzione contrattuale” perché le accuse sono ritenute insussistenti. Era presumibile che il Manager Testa, rimosso anzitempo dal suo incarico, peraltro con un provvedimento che manifestava ipotesi di illegittimità per mancanza di valide motivazioni, avrebbe impugnato in sede giudiziaria l’atto, con il rischio di esborso di ingenti somme a carico delle casse regionali in caso di soccombenza dell’Ente. Nel giugno 2021 individuavo che il vero problema della sanità abruzzese in tempi di pandemia non fosse riconducibile all’operato di Testa bensì ad una manovra politica per salvaguardare i sottili equilibri di potere tra le forze interne del centro-destra. Le stesse forze politiche che all’inizio lo avevano designato come dirigente dell’Azienda Sanitaria Aquilana per il suo alto profilo e la sua esperienza nel campo manageriale della sanità. Era già sotto gli occhi di tutti, infatti, come la revoca fosse l’ennesimo improvvido tentativo di nascondere le incapacità gestionali del Governo Regionale sull’emergenza sanitaria allora in atto scaricandole pretestuosamente sui vertici Asl dopo due anni e più di colpevole latitanza. Scientemente non si volle attendere la verifica di metà mandato dei Manager delle A.S.L. abruzzesi che avrebbe messo il Governatore nella scomoda posizione di porre sullo stesso piano di giudizio tutti i nominati piuttosto che sostituire il solo Testa e difendere indirettamente l’operato dei rimanenti, sebbene anche loro versavano nelle sue stesse condizioni rispetto agli adempimenti Covid. Nell’incauta decisione della Giunta Marsilio pesava, poi, il non aver coinvolto il Comitato ristretto dei Sindaci del territorio provinciale dal cui parere si può prescindere solo in casi di particolare gravità e urgenza, i quali non erano motivati né ravvisabili in quel caso specifico (era trascorso abbondantemente un mese fra le controdeduzioni del Manager e il provvedimento di revoca dello stesso, tempo congruo per rendere edotti i rappresentanti del territorio provinciale che sovraintendono al buon andamento della Sanità dell’importante azione revocatoria che si aveva intenzione di porre in essere) ciò  quindi in palese violazione dell’art. 2, comma 5, del D.L. n. 171/2016 in materia di Dirigenza sanitaria. Si è rimosso Roberto Testa con il rischio, ora diventato realtà, di doverlo retribuire fino alla fine del mandato previsto per quest’anno, con il risultato di avere avuto nei mesi successivi al Covid l’intera struttura della Asl n.1 sotto tensione e una spesa aggiuntiva sulle spalle dei contribuenti abruzzesi. L’annullamento della revoca di Testa è quindi la dimostrazione ufficiale di quanto a questa maggioranza di centro-destra interessino poco le necessità delle persone e la qualità della sanità, ma più l’equilibrio politico delle forze interne alla propria coalizione, dove i cittadini rimangono spettatori sfiduciati e impotenti dinanzi a queste continue prove di forza.”

Di “vera e propria mazzata” parla invece il PD L’Aquila: “Si apprende, infatti, che il Tribunale dell’Aquila ha annullato la delibera della Giunta regionale di revoca anticipata dell’incarico all’allora direttore generale Roberto Testa, indicato da Fratelli d’Italia e poi defenestrato dalla maggioranza di centrodestra a seguito dello scontro politico tra il partito del presidente Marsilio e la Lega dell’assessora alla salute Verì. Chi pagherà ora il risarcimento del danno, presumiamo milionario, al manager Testa? L’incapacità politica del centrodestra, le spaccature profonde di una maggioranza tenuta insieme dal solo interesse all’esercizio del potere, la voracità nella spartizione delle poltrone, graveranno sulle cittadine e i cittadini della provincia dell’Aquila che già dovranno sopportare gli inevitabili tagli a prestazioni e servizi dovuti al buco di bilancio di oltre 66 milioni maturato per la disastrosa gestione del manager Romano, subentrato a Testa. Un fallimento dietro l’altro. Non staremo a guardare: interesseremo immediatamente la Corte dei conti, trattandosi di un evidente danno erariale.  Intanto, crediamo che il presidente della Giunta regionale Marsilio e l’assessora Verì dovrebbero, finalmente, assumersi la responsabilità politica dello stato disastroso in cui versa la sanità della provincia dell’Aquila, così come dovrebbe fare il sindaco dell’Aquila, nonché presidente del Comitato ristretto dei sindaci, Pierluigi Biondi che, fino ad oggi, è rimasto in silenzio dinanzi allo sfaldamento del diritto universale alla salute nel territorio che dice di amare e difendere ma che sta svendendo, invece, agli appetiti di Fratelli d’Italia. Cosa altro deve accadere per ribellarsi a quanto sta accadendo? Non bastano le difficoltà di un personale ridotto all’osso, i mancati investimenti in nuove tecnologie, le liste d’attesa oramai insostenibili, il rischio di chiusura dei Nuclei di cura primaria, la sconcertante decisione di localizzare l’unica Casa di comunità dell’Aquila all’ospedale San Salvatore con l’ipotesi di realizzare parcheggi in project financing che saranno gestiti da privati, la mancata attivazione del 118 nel poliambulatorio di Bazzano-Paganica? Non basta l’incapacità mostrata nella gestione dell’attacco hacker, con i dati di personali di migliaia di cittadini resi pubblici sul web e con il collasso delle prestazioni, col rischio di richieste di risarcimento per migliaia e migliaia di euro e con lo spettro di una multa milionaria dall’autorità garante della privacy? Si è raggiunto un punto di non ritorno. Non si può assistere in silenzio al dissesto della sanità pubblica sul nostro territorio. E’ tempo di mobilitarsi con ancora più forza. Il Partito democratico farà la sua parte”.

 

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