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Crollo all’aggregato di via Paganica, la storia infinita: intanto i condomini aspettano di rientrare a casa

L'AQUILA - Con il crollo che si è registrato all'interno di un edificio dell'aggregato "Il Moro" di via Paganica, si riaccendono i riflettori sull'annosa questione che tiene bloccati i lavori. Quando, presidente e ditta, riusciranno a sbloccare la situazione?

L’AQUILA – Con il crollo che si è registrato all’interno di un edificio dell’aggregato “Il Moro” di via Paganica, si riaccendono i riflettori sull’annosa questione che tiene bloccati i lavori. Quando, presidente e ditta, riusciranno a sbloccare la situazione?

Tutto fermo all’aggregato “Il Moro” di via Paganica, interessato nei giorni scorsi da un crollo all’interno di uno degli edifici che aspettano ancora di essere ricostruiti. Eppure i lavori sono stati affidati con gara tra il 2018 e il 2019 alla ditta Costruzioni Iannini, con l’ingegner Masucci come progettista, in tempi congrui anche per le messe in sicurezza, che lasciano qualche perplessità, a giudicare dagli ultimi eventi registrati. A gestire l’aggregato, invece, l’avvocato Giampietro Berti De Marinis. Questi i principali attori protagonisti di una vicenda che vede ancora inspiegabilmente bloccati i lavori, con i condomini che non riescono a rientrare nelle proprie abitazioni, nonostante l’iter sostanzialmente concluso. A complicare le cose, le prove di organicità strutturale, per le quali sono necessari dei sopralluoghi in tutti gli edifici, compresi quelli già abitati, in quanto i proprietari hanno voluto agire di propria iniziativa, pagandosi la ristrutturazione di tasca propria piuttosto che aspettare l’azione dell’aggregato. E, naturalmente, per entrare in abitazioni private e abitate, occorre l’autorizzazione dei proprietari che non è mai arrivata. C’è stata anche una causa, persa dallo stesso Consorzio, che ha tentato di sbloccare così la situazione, ma evidentemente con poco successo.
Ma se i lavori non partono, il crollo che si è registrato nei giorni scorsi all’interno di un edificio rende evidente che nemmeno le messe in sicurezza hanno fatto grandi passi da gigante, se si vengono a creare certe situazioni; eppure alla scadenza del bando altre aziende avevano presentato un’offerta che includeva anche la revisione dei puntellamenti, cosa che stando al crollo registrato potrebbe non essere stata attenzionata nel modo migliore.
Complessivamente qualcosa sembra essere andato storto nella gestione dell’aggregato, sia nei rapporti tra lo stesso e i due condòmini che hanno deciso di procedere autonomamente, sia nella gestione del cantiere. Perché se è vero che i lavori risultano bloccati da questo impasse, è altrettanto evidente che lo stesso non si sia creato da solo. Errori potrebbero essere stati fatti per il logoramento dei rapporti con i condòmini, che hanno agito autonomamente, ma evidentemente lo hanno potuto fare, senza che il consorzio si sia opposto in qualche modo. Giunti a questo punto, facile scaricare le responsabilità sui “condòmini ribelli”, ma oltre a capire le motivazioni alla base della scelta, forse va anche verificata l’efficacia dell’azione di gestione del consorzio che oggi si trova in questa paradossale situazione. Una causa contro i due condòmini non è bastata a sbloccare la situazione, anzi, ha inasprito gli animi, con l’aggregato che si è anche ritrovato a perdere il ricorso, segno che il muro contro muro non paga. A questo punto serve una soluzione vera e definitiva per dare ai condòmini il sacrosanto diritto alla propria casa. Per l’episodio di crollo dei giorni scorsi non si sono registrate conseguenze, ma se la situazione non si sbloccherà per il futuro non potranno esserci certezze, in questo senso. E ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità.

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