Montagna

Gran Sasso, quattro generazioni in vetta: il sogno di nonno Mario diventa realtà

L'AQUILA - Classe 1944, nonno Mario ha realizzato il sogno di abbracciare le quattro generazioni che compongono la sua famiglia sulla Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso. Il racconto.

L’AQUILA – Classe 1944, nonno Mario ha realizzato il sogno di abbracciare le quattro generazioni che compongono la sua famiglia sulla Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso. Il racconto.

Si sono avviati di mattina presto e verso le 9 di domenica scorsa erano pronti per iniziare la salita dall’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore. Comanda la spedizione Mario D’Angelosante, classe 1944, da 25 anni guida alpina CAI. Seguono in ordine sparso sua figlia Ida e i figli di lei, Michela e Alessandro D’Amore. Protetto nel cuore dell’insolita spedizione, il più piccolo: Christian, 8 anni, figlio di Alessandro e pronipote di nonno Mario, che domenica scorsa aveva un’importante missione da compiere. Un “sogno”, in verità: quello di abbracciare le quattro generazioni che compongono la sua famiglia lì su, dove il cielo è più vicino. Obiettivo: la Vetta Occidentale del Corno Grande.
“Era da qualche tempo che aveva espresso questo desiderio – racconta a IlCapoluogo.it Michela – e appena ha ritenuto che le condizioni meteo fossero ottimali, siamo partiti”. Perché una guida alpina ovviamente, non parte all’avventura. Pianifica, valuta, rinuncia, e ci riprova. Anche perché, il “carico” da portare in vetta è il più prezioso: tutta la sua famiglia, compreso quel pronipote di 8 anni che attira l’attenzione degli altri escursionisti.

“C’era tanta gente, domenica scorsa, sul Gran Sasso, anche una gara sportiva. In molti ci hanno fermato, incuriositi dalla presenza di nonno Mario e del piccolo Christian, che come gli altri aveva il proprio zaino, che naturalmente a un certo punto ha dovuto cedere ai più grandi, anche perché è stato piuttosto impegnativo per tutti. Ci sono stati tratti in cui ci siamo proprio dovuti arrampicare sulla roccia. Naturalmente non è stata una prova sportiva, abbiamo proseguito a piccoli passi, fermandoci di tanto in tanto”.
Raggiunta la vetta, il sogno di nonno Mario è diventato realtà: “Era molto commosso e continuava a ringraziare tutti, è stato un momento davvero intenso”.
Ma per nonno Mario, classe di ferro 1944, il momento degli occhi lucidi dura poco. C’è un buon panino e la foto di rito che aspettano. Poi si torna giù, col cuore più leggero, come il carico nello zaino, reso meno pesante dalle borracce ormai svuotate lungo il percorso, il panino mangiato in vetta e un sogno tolto da un cassetto e liberato dalla Cima Occidentale del Corno Grande.

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