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Tutti i Santi giorni, 21 luglio: oggi è San Daniele

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 21 luglio: San Daniele.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 21 luglio: San Daniele.

Il 21 luglio si commemora San Daniele. Daniele è il personaggio principale e secondo la tradizione l’autore del Libro di Daniele: nel testo si narrano vicende collocate temporalmente durante l’esilio di Babilonia a partire dal 605 a.C. Nel Canone ebraico il libro non è classificato fra quelli profetici, ma tra i Ketuvim, una raccolta di tredici libri comprendente scritti di vario genere, tra cui salmi, libri di saggezza e annali storici. È considerato dai cristiani l’ultimo dei quattro grandi profeti dell’Antico Testamento poiché nel suo libro sono contenute profezie su Gesù Cristo. Gli studiosi ritengono che sia un’opera pseudoepigrafa scritta nel 165 a.C., attribuita convenzionalmente a un “Daniele (Dan’el)”, figura proverbiale di saggio citata in alcuni testi ugaritici, come pure nel Libro di Ezechiele. Da quanto si apprende Daniele, di nobile famiglia giudea, era solo un adolescente quando venne deportato a Babilonia, fu scelto con altri tre giovani nobili giudei, Anania, Azaria e Misaele, per essere ammesso, dopo una preparazione di tre anni nella lingua e negli usi dei Caldei, alla corte del re, per assolvere incarichi ufficiali onorifici. Secondo l’uso, fu loro cambiato il nome: a Daniele, che poteva avere allora dai quindici ai venti anni, si diede quello di Baltassar. A Babilonia esercitò il servizio di profeta: grazie alla sua saggezza, conquistò la fiducia del re Nabucodonosor II e divenne funzionario di corte e interprete dei sogni del re. La sua reputazione gli permise di continuare la sua attività dopo la conquista di Babilonia da parte dei Medi e dei Persiani avvenuta nel 539 a.C. Tuttavia, durante il regno di Dario I, che aveva emanato un editto che vietava sacrifici e suppliche a Dio ed altre divinità eccetto il sovrano stesso, i nemici di San Daniele lo trovarono in preghiera e lo denunciarono al re, che suo malgrado lo condannò a finire in pasto ai leoni.  Gettatolo nella fossa delle fiere, Dario trascorse la notte in preghiera per la salvezza del Profeta, e al mattino seguente si recò sul luogo del martirio dove miracolosamente trovò Daniele salvo. La narrazione termina con Dario che getta i nemici di Daniele in pasto ai leoni, che si scagliarono addosso a quegli uomini, mentre il Santo visse prospero sotto il regno di Dario e Ciro il Persiano. Al Profeta furono rivelati misteri concernenti gli avvenimenti futuri relativi al popolo d’Israele, relativi alla riedificazione di Gerusalemme e del tempio di Salomone, all’Anticristo sconfitto dalla venuta di “uno simile a un figliuol d’uomo che simboleggia Gesù Cristo, il quale si avvicina al vegliardo e gli furono dati dominio gloria e regno, e il suo regno non passerà mai (Daniele 7:13-14,27)”.

San Daniele viene solitamente rappresentato nell’iconografia tradizionale con in mano il Rotolo della Profezia. Sin dalla prima antichità cristiana è un personaggio molto presente nell’arte: nelle catacombe si contano 36 affreschi superstiti, il più antico dei quali, risalente al sec. I, è quello del cimitero di Domitilla, ove se ne fissa il prototipo iconografico. Daniele è tra due leoni, con le braccia aperte e modo di orante, per lo più nudo, a simboleggiare l’assistenza di Dio ai martiri e lo stesso Cristo crocifisso, di cui rappresenta la prima indiretta raffigurazione. Le immagini sono in stretta connessione tra quanto riportato nel libro di Daniele e l’interpretazione messianica delle sue profezie: nell’affresco del Coemeterium maius, della I metà del sec. IV, si pongono insieme in un unico ciclo Daniele nella fossa dei leoni, i tre suoi compagni nella fornace e in mezzo il Buon Pastore. L’episodio del Profeta con i tre compagni – che rifiutatisi di adorare un simulacro pagano vennero buttati in una fornace, ma per intervento di Dio ne uscirono incolumi – fece presa nell’immaginario sin dall’epoca paleocristiana, mentre è più rara alla fine del Medioevo. Diverse furono anche le letture simboliche, la più diffusa è la prefigurazione della verginità di Maria. Tuttavia, l’iconografia più diffusa è quella del profeta gettato nella fossa dei leoni per aver disobbedito al decreto del re Dario. Un’altra immagine ricorrente è quella del banchetto di Baldassarre: Daniele venne chiamato dal figlio di Nabucodonosor per decifrare la scritta Mane, Thecel, Phares comparsa durante un sontuoso convivio, allestito con i vasi trafugati dal tempio di Gerusalemme. Il Profeta rivelò che quelle parole preannunciavano la caduta di Babilonia e la morte del re Baldassarre, che morì quella stessa notte, lasciando campo aperto all’invasione del re persiano Dario. Nel corso del XVII secolo la rappresentazione di questo soggetto è frequente poiché consentiva agli artisti di allestire scene di fasto barocco colme di oggetti preziosi e scene lascive.

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