L'intervista

Il clima continua a cambiare, sempre più eventi estremi: ma non per i negazionisti

Cosa sta succedendo al clima? L'analisi con l'esperto Piero Di Carlo. "I dati parlano chiaro, non va considerato il singolo fenomeno, ma l'andamento del clima nel tempo. Dagli anni '80 eventi estremi notevolmente aumentati".

432 eventi climatici estremi tra il 2022 e i primi cinque mesi del 2023 in Italia: eppure c’è chi ancora nega il cambiamento climatico in atto. L’analisi del professor Piero Di Carlo, docente di Climatologia all’Unich: “Attenzione alla disinformazione e a dare importanza al caso particolare. I dati parlando chiaro, non va considerato il singolo fenomeno, ma l’andamento del clima negli anni. Dagli anni ’80 gli eventi estremi sono notevolmente aumentati”.

Clima, nei primi 5 mesi del 2023 c’è stato un incremento di fenomeni avversi del +135% rispetto allo stesso periodo del 2022: con 122 eventi estremi tra gennaio e maggio. I dati arrivano dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), in seguito al maltempo che – in questi giorni – sta imperversando al Nord. “I numeri confermano ciò che osserviamo da tempo. Pensiamo che fino a 10 anni fa non esisteva neanche un database europeo di eventi meteo severi, mentre oggi se si va a vedere anche un frangente temporale più ampio – rispetto a quello preso in considerazione da SIMA – si può notare un aumento esponenziale di eventi climatici estremi. Ogni anno, purtroppo, se ne registrano sempre più”, ci spiega il professor Piero Di Carlo, docente di Fisica-Chimica dell’atmosfera e Climatologia all’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti – Pescara. Se è vero, allora, che carta canta, risulta difficile pensare che si possano arrivare a negare gli effetti del riscaldamento globale sul pianeta. Effetti che, purtroppo, si traducono in trombe d’aria sempre più frequenti, alluvioni in aumento, precipitazioni anomale…

“È importante, quando si analizza il clima, tenere conto dell’andamento climatico nel tempo. È normale, poi, che possano esserci dei casi particolari“. 

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Per semplificare il concetto, si potrebbe pensare – ad esempio – ai tempi in cui c’era la leva militare obbligatoria. Quando c’era, quindi, la famosa visita militare e si diceva: quest’anno l’italiano è mediamente più alto rispetto allo scorso anno. Cioè, gli italiani stanno mediamente crescendo.
Il fatto che vi fossero ragazzi meno alti rispetto a quella determinata media di riferimento non voleva dire, naturalmente, che la tendenza non fosse confermata e che, quindi, quel dato fosse sbagliato. Nonostante questo, c’è sempre stato un negazionista: anche dinanzi ai dati di fatto.
I casi particolari ci sono sempre stati e in qualsiasi contesto – evidenza il professor Di Carlo – La stessa cosa si sta verificando in merito al tema ambientale e clima. Quante volte avete sentito o sentite tuttora persone affermare ‘Ma non è vero che fa tutto questo caldo, ci sono state stagioni ancor più torride’? Un assunto che, se verificato, rappresenta semplicemente un caso particolare: un dato a sé, quindi, che nulla toglie alla tendenza registrata negli ultimi anni. Tendenza testimoniata da dati effettivi e certificati”. 

clima

Cosa si intende per tendenza di eventi climatici estremi aumentati negli ultimi anni? Come si possono quantificare i cosiddetti ‘ultimi anni’? “Si riscontra una tendenza in aumento a partire dagli anni ’50-’60, correlato agli aumenti delle temperature e di CO2. Dagli anni ’80 in poi si registra, poi, un ulteriore aumento. L’aspetto preoccupante è che questa tendenza non solo viene confermata di anno in anno, ma che i dati continuano a crescere esponenzialmente”. 

Quali sono le iniziative più importanti messe in atto per tentare di frenare il riscaldamento globale?
“In generale bisogna dire che dei passi in avanti sono stati fatti. Del resto – continua il professor Di Carlo – se abbiamo degli obiettivi da rispettare sul clima, come la famosa neutralità climatica entro il 2050 o la riduzione del 55% delle emissioni nel 2030, ciò vuol dire che i risultati di 50 anni di studio hanno quantomeno portato a delle decisioni sulla carta. Poi i policy maker, quindi i decisori – a livello internazionale, nazionale come anche regionale – devono occuparsi di attuare simili politiche. Altro aspetto importante è che tutto il PNRR sia incentrato su bandi e progetti che riguardano proprio la resilienza dal punto di vista del clima. Investimenti mirati, quindi, a ridurre gli inquinanti, così come i diversi parametri dannosi per il nostro ecosistema. Tantissime sono state e sono le iniziative, sia in forma di obiettivi che di vincoli, quali quelli che legano i finanziamenti al raggiungimento di precisi parametri. Ovviamente, a preoccupare è che i singoli Governi o enti in taluni casi si facciano guidare da interessi corporativi o di altro genere.
Qui va fatta una precisazione che riguarda soprattutto alcune categorie professionali: il fatto che si pensi che le scelte green – quelle, cioè, che vanno nella direzione della transizione energetica – possano danneggiare la loro economia è assolutamente sbagliato. Faccio l’esempio di Tesla, entrata in un mercato automobilistico in crisi da decenni. Questo singolo e inizialmente ‘piccolo’ imprenditore ha scelto una direzione opposta rispetto agli altri, quella delle auto elettriche. Risultato? Negli anni è stato copiato da tutti gli altri. Questo è solo un esempio di chi ha investito sull’efficientamento energetico, seguendo una direzione opposta rispetto al sentore comune, ed ha messo su un grande business”. 

È più utile promuovere politiche ad ampio raggio o il gesto quotidiano “green” del singolo cittadino?
L’una non esclude l’altra. Chiaro che bisogna promuovere strategie generali da parte dei singoli Paesi, ma anche nel proprio piccolo ciascuno può fare la propria parte. Pensiamo alla raccolta differenziata: 30 anni fa conferivamo tutti i rifiuti in un unico contenitore e quando si è incominciato a differenziare tutti pensavano si trattasse di una inutile perdita di tempo. Oggi non solo differenziare è diventato automatico, soprattutto per i giovani che lo fanno fin dagli anni scolastici, ma vediamo con i nostri occhi come dal differenziare siano nate aziende che riciclano la carta, il vetro e così via. Quindi, anche in questo caso, il green come motore di business e progetti per il bene collettivo. Un classico esempio di come sensibilizzare i cittadini permetta di raggiungere grandi obiettivi.
Personalmente vado a lavoro da Pescara a Chieti in treno e mi fa piacere vedere che, oggi, sempre più persone viaggiano con questo mezzo. Viaggiare senza l’onere di dover guidare significa poter leggere articoli, la propria posta elettronica, chiamare comodamente qualcuno e intrattenersi nel corso del tragitto casa-lavoro, lasciando da parte i soliti pregiudizi legato ai mezzi di trasporto pubblici. Anche muoversi scegliendo mezzi sostenibili, quindi, significa fare la propria parte. Agire a livello complessivo e sensibilizzare il singolo cittadino sono entrambe azioni fondamentali. Così come è importante affidarsi a dati certificati: capita infatti che a mettere in discussione i dati sia chi è poco informato. Fare attenzione a disinformazione e all’infinita mole di informazioni, spesso inesatte, che si trovano sui social. I pericoli di dottor Google, se utilizzato male o superficialmente, sono dietro l’angolo”. 

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