I cinturelli

I Cinturelli, la contesa di Sant’Erasmo

La contesa di Sant'Erasmo, i bulli in processione: un altro appuntamento con la rubrica I Cinturelli alla scoperta della storia e delel tradizioni del territorio.

I Cinturelli – La rubrica settimanale del Capoluogo, il contributo di questa settimana è stato concesso da Gino Bucci, conosciuto come l’abruzzese fuori sede, con introduzione di Alessia Ganga.

La contesa di Sant’Erasmo e i bulli in processione:  “Da bambina aspettavo con ansia il momento in cui nonno Silvio mi diceva: “Vànn’ jèm alla pricissiòn’ d’ Sant’Ràsm’!”. Nei miei ricordi c’è una fiumana di gente della Piana di Navelli e di paesi dai nomi per me quasi esotici, come se appartenessero ad un altro emisfero, che da mille rivoli montani affluiva verso la Chiesa di Sant’Erasmo a 1300 metri s.m. C’era la Messa sulla spianata e poi il momento che preferivo: la distribuzione delle pagnottelle, tonde, morbidissime. Un pane a me sconosciuto, così diverso da quello che mangiavamo ogni giorno, essenziale e crostoluto. Non so cosa darei per riprovare la sensazione di quel primo boccone, come fosse manna inviata direttamente dal Santo…”. 

“Di certo non immaginavo che lassù, o poco prima di arrivare alla celebrazione conclusiva, si consumasse un’antica faida che aveva le frazioni di Beffi e di Succiano come protagoniste, ognuna con la sua statua di Sant’Erasmo e la sua ostinata devozione! L’ho scoperto leggendo la pagina facebook dell’ormai celeberrimo Abruzzese Fuori Sede al secolo Gino Bucci, studente illuminato di Lettere e Filosofia “fuori sede” a Bologna,originario di Martinsicuro che diffonde “ il verbo” dell’abruzzesità che per lui fa immancabilmente rima con “fregnità”. Circa un mese fa ha ospitato un botta e risposta imperdibile tra una “commare” (come le chiama lui) di Succiano e una “commare” di Beffi che hanno scoperto gli altarini centenari del pellegrinaggio di Sant’Erasmo: una questione di bivi e precedenze antiche come il culto…”.

La commare Marianna Baronio viene da un paese di 70 abitanti posto al di sopra di Acciano (AQ), nella Valle Subequana. Il paese si trova fisicamente sopra ad Acciano – è una sua frazione – e incredibilmente si chiama SUCCIANO. Ancora più incredibile il fatto che al di sotto di Acciano non ci sia un paese di nome Giucciano. Succiano si trova in una zona detta “solagna”… perché ci batte sempre il sole: sono molto didascalici. Lo sbattimento continuo dei raggi solari sulle capocce degli abitanti di Succiano li rende sempre felici, secondo alcuni, o sempre ndunditi, secondo altri. Marianna: “Fatto sta che è un bel paesello, con la sua sagra del tartufo e la sua “piccionaia” che, pur non essendo ‘sto capolavoro architettonico, a Natale ospita un presepe niente male. La bellezza di Succiano esplode tutta il 2 di giugno, giorno della festa del patrono sant’Erasmo”.
+++ Marianna qua tiene 24 anni, ha fatto palesemente le scuole alte, e mo vi racconta la storia della festa di Sant’Erasmo, con la guerra fra Beffi e Succiano a suon di male parole e tutte cose.
Marianna: “Erasmo, si racconta, era un tipo fregno che visse al tempo delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano e fu sottoposto a martirio per estrazione delle viscere; è per questo che oggi lo si prega per invocare la protezione dalle malattie intestinali. Sul monte Offermo, a 1303 metri s.l.m., spunta la chiesetta a lui dedicata dove, ogni 2 di giugno, i succianesi si recano con una lunghissima e faticosissima processione della durata di quattro ore circa (credimi, una sfacchinata epocale). AFS: “Ti creTo”.
Marianna: “Ora, quello che non sta scritto in nessun documento o articolo di giornale è che a metà strada, alla “cunicella”, c’è l’incontro tra le processioni di Succiano e di Beffi, un paese vicino (un’altra frazione di Acciano), pure questo cultore del santo. E tu dirai “si fanno i bicchieri, si salutano”. No. Siccome c’è sempre stata la contesa per il diritto di precedenza, i sucianesi incalzano i beffesi a proseguire e a lasciare la cunicella a suon di “Stordolò! Ndondolò! Baccalà!”… Niente contro i parenti di Beffi, è la tradizione. L’ha semBre fatto.”
AFS: “Dicono che voli pure qualche zampatone, sempre in onore del santo…”
Marianna: “No, no, solo “offese”. Comunque, una volta arrivati in cima, la banda accoglie le processioni, c’è la messa e, solo dopo, si fa un leggerissimo aperitivo con uova sode, pane, panicelli votivi (che non ammuffiscono per un anno), salame e vino delle cantine paesane. Infine si riscende tramite la strada corta (chi la fa pure per salire è un traditore e perde il cognome). Quelli di Beffi fanno le stesse cose, ma per conto loro.
Non ti dico poi i fuochi d’artificio appena tornati al paesello: quindici minuti di passione. All’ultima cena coi paesani coetanei mi sono accorta che, invece di sentire le musichette al telefono, si rivedevano il video degli spari, tanto da saperne il ritmo a memoria. Era tutto un “senti mo, senti mo”. Insomma, Sant’Erasmo è orgoglio ad alti livelli, per giovani e anziani.”
AFS: “Solo rispetto per Sant’Erasmo commà”.
Marianna: “Quest’anno la festa mancherà a tutti. Io ho passato l’ultimo 2 di giugno in ospedale, ultimamente non me la passo tanto bene, ma ti garantisco che, da fuori sede costretta, il corpo può stare dove gli pare ma il cuore segue la processione passo passo. Nze tosce.” Il post di ieri sul pellegrinaggio di Sant’Erasmo (due giugno) e i litigi fra Beffi e Succiano, frazioni di Acciano (AQ), ha provocato un certo malcontento: nel post veniva narrata (dalla commare Marianna Baronio) la versione di Succiano della storia… Beffi rappresentava, aperte virgolette, l’antagonista della vicenda. E non si dica mai che a Beffi ci stanno solo brutti ceffi.
Due commari beffesi (su 30 abitanti totali) si sono esposte e hanno chiesto giustizia per BEFFI, e qui giustizia verrà fatta, forse: ecco a voi la versione di Beffi.
Innanzitutto possiamo dire che a Beffi non ci sono bar. In compenso il borgo è veramente medievale e si fregia di un castello (XI-XII sec) con una terrazza dalla quale si può ammirare il Sirente e un bel pezzo di Valle Subequana. Iconica la splendida torre, di forma tecnicamente definibile come “strana” (poligonale irregolare).
Diverse le chiese del paese: la più importante è quella di San Michele Arcangelo, che guarda il castello e impreziosisce le foto panoramiche, per non dire lo skyline.
Fra le note di colore, indubbiamente si segnala l’antichissima (dal 1861) “Fiera della capra”.
Concludo la mia parte augurando a tutti voi una buona e cordiale festa della Repubblica.
“Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote.”
Irene Giancarli: “Mio caro abruzzese fuori sede, mi chiamo Irene, ho 26 anni e il mio cuore è tutto beffese. Oggi sono triste perché non posso partecipare alla processione di Sant’Erasmo, il fatto che tu ieri abbia parlato solo del Sant’Erasmo di Succiano mi ha reso ancora più triste”.
AFS: “Oddije oddije…”
Irene: “Mi sembra giusto puntualizzare la situazione, a mio rischio e pericolo: innanzitutto il luogo delle “offese” fra Beffi e Succiano è sbagliato, non si tratta della “cunicella” (che sta parecchio in alto) ma di un altro luogo che sta lungo il cammino delle due processioni chiamato “Pedestrette”.
Praticamente qui si congiungono i due sentieri, quello che parte da Beffi e quello che parte da Succiano, e per forza di cose le processioni si incontrano. Ti sarà già chiaro che Beffi e Succiano in passato non andavano per niente d’accordo. E quindi? Quindi pare che tanto tempo fa proprio a Pedestrette ci fu un’accesa lite (una vera e propria baruffa) tra le due processioni per decidere chi dovesse passare per prima (e di conseguenza arrivare per prima alla cunicella – prima sosta – e poi all’eremo del santo).
Si narra che il prete di Beffi, un beffese doc pare (adesso il prete è unico ma all’epoca doveva essere ben distinto), prese il manico della croce e iniziò a darle di santa ragione ai succianesi (in simpatia).”
AFS: “In simpatia, si capisce”.
Irene: “Il buon prete dava dei simpatici colpetti sulle capocce dei succianesi, dunque. Ci fu un processo alla Curia dove si sancì ufficialmente che Beffi doveva avere la precedenza a Pedestrette. Per lungo tempo, a scanso di equivoci, la processione fu accompagnata dai carabinieri.”
AFS: “Sempre in simpatia!”
Irene: “Che succede adesso? Adesso succede che raramente Beffi arriva per primo a Pedestrette, ma nonostante ciò i succianesi devono aspettarci e farci passare. Noi quindi arriviamo per primi alla cunicella e facciamo la sosta e una prima merendina, e loro incalzano. Arrivare velocemente all’eremo era molto importante perché la statua che arrivava per prima riceveva offerte più sostanziose dai fedeli giunti dalla piana di Navelli.”
Aneddoto aggiuntivo in simpatia della commare Erika Leonzio:
“L’anno scorso alla famosa cuinicella noi di Beffi stavamo facendo lo spuntino e quelli di Succiano erano dietro di noi ancora in cammino. È venuta di corsa una ragazza di Succiano a chiederci se volevamo aspettare per fare una benedizione tutti insieme per la prima volta. Mentre noi pensavamo alla risposta, ha risposto il cielo per noi facendo piovere. Siamo ripartiti senza fare la benedizione insieme ai succianesi”.
Bene, ‘nzomme, voglio dire: ognuno tragga le proprie conclusioni. Schermaglie agricole fra un paese di 30 abitanti e uno di 70 abitanti, che venerano lo stesso santo, per chi deve passare per primo con la processione in onore di quel santo: l’Abruzzo al suo meglio. Io come Ponzio Pilato da Bisinde me ne lavo le mani: viva Succiano, viva Beffi, viva Sant’Erasmo.

Per gentile concessione di “Un Abruzzese fuori sede”

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 29 del periodico I Cinturelli, un progetto editoriale nato nel 2010 da un’idea di Dino Di Vincenzo e Paolo Blasini. I Cinturelli, disponibile online e cartaceo, racconta la storia, la cultura, le tradizioni e le leggende del territorio.

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