Le nuove stanze della poesia, Vivian Lamarque: L’amore da vecchia

Vivian Lamarque per la rubrica di Valter Marcone “Le nuove stanze della poesia”.
Vivian Lamarque per la rubrica di Valter Marcone “Le nuove stanze della poesia”.
Vivian Lamarque con versi freschissimi e vivaci è tornata ai lettori con un’opera dal titolo “L’amore da vecchia “ pubblicato da Mondadori, una silloge che ha partecipato alla selezione del Premio Strega poesia ed è entrata nella cinquina dei finalisti. Libro vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 2023 – Poesia e del Premio Umberto Saba Poesia 2023.
“Lamarque muove i suoi passi con una felice varietà di soluzioni espressive, passando da componimenti fittamente prosastici ad altri più sottilmente e sempre incisivamente scanditi, conservando gli accenti di raffinato tono colloquiale in cui si manifesta un lirico senso di pacata e umanissima saggezza. “ Tutto qui dunque il valore di una raccolta che però dà la possibilità di scandire una serie di osservazioni ed aprire magmatici incontri. Con versi che seppure pacati e a volte rasserenanti, in realtà contengono tutta la natura di una poetessa che fa delle impressioni e della memoria una ricchezza.
Vicende e presagi, che raccontano storie nel loro susseguirsi sembrano le scene di un unico film. Una lunga pellicola in cui le immagini attingono al ricordo e all’apparire di volti anche familiari. Insomma una serie di piani, per continuare con la metafora cinematografica, che mostrano vicine e lontane le suggestioni dell’incanto e della immaginazione.
“Lamarque ragiona poeticamente sul «fascino discreto degli amori non corrisposti», sull’idea dell’amore «inventato», propone narrazioni, in un’ampia, sorprendente mitologia personale che chiama a raccolta il grande cinema e grandi poeti (da Orazio e Virgilio, con riferimenti a Pascoli e Saba, Penna e Caproni). Si esprime coinvolgendo una realtà animale e vegetale, o la città con i suoi riti anche quotidiani, e poi luoghi di mare, viaggi, ricognizioni sensibilissime in uno spazio/tempo autobiografico. Introduce, con il garbo che le è consueto, pensieri sul senso stesso e sulla natura della poesia in un percorso di consapevolezza nel cuore dell’esperienza. Ma è ben presente, in L’amore da vecchia, un generale senso di provvisorietà del vivere, che porta in sé la coscienza pervasiva del futuro, inevitabile nulla, del non esserci più, fino al momento del nostro «ultimo pensiero». E a tutto questo si aggiunge, nell’età dell’inverno, di cui l’autrice sente il progredire, l’attenzione al presente, con le sue nuove, impreviste minacce. “
MAI L’INVERNO
Mai l’inverno con la primavera
– e lei è l’inverno e Ics la primavera –
(be’ non esageriamo e Ics l’estate, be’
non esageriamo, la fine estate, quasi autunno)
fuor di metafora mai un uomo giovane
(be’ non esageriamo semi-giovane, insomma
di mezza età) torniamo alle stagioni, mai
un bell’albero in fiore una fogliolina gialla guarderà
(anzi, ben lo sappiamo cosa combina d’autunno
un albero alle foglie).
LUGETE O VENERES
Lugete o Veneres Cupidinesque
e anime gentili, infelice nella sua gabbia
piegato sotto l’ala lo spiumato capino
sta l’amore suo che si era immaginato.
Oh l’immaginazione non riesce più a immaginare
ora procede per una strada oscura che fare?
Inventa ancora un poco ti prego che ci credo.
Bucami iniezione d’illusione, che due
più due non faccia quell’esiguo totale
che in gabbia non stia già cadendo dal suo filo
quel press’a poco amare, sosia dell’amare.
JANE
Ne faceva l’appello nome
per nome, e ogni tanto
se li contava i fiori del balcone.
Un inverno apparve un Elleboro
e spuntò una bacca all’Agrifoglio
che non ne faceva mai e spuntò
un fiore strano, mai visto, di chissà
quale nome.
Con i prediletti usava dei nickname
per esempio una violetta la chiamava
come la Austen –
Jane.
CARTA DA RICALCO
Sul vetro terso della finestra con carta-ricalco
e affilata matita di ricalcare lei tenta della vita
ogni singolo giorno non manchi un’alba all’appello
né un mezzogiorno.
Ben tesa la carta? Combaciano disegno
e contorno? Oh, che non manchi quel minuto
quell’ora, che non ne manchi nessuna, che nel ricalco
non si sposti la luna.
Che non si perda neppure lo spuntare del tram
da lontano, quel volo da quel ramo a quel
ramo, con le dita conto e riconto che non si perda
un secondo del mondo.
E con l’udito ricalca pompieri ambulanze sirene
e del merlo il fischiare e di Guappo giù in strada
l’educato sottovoce abbaiare
e il sottile righìo che sul vetro fa la matita
il dolce rumore, caro Sandro Penna, della vita.
ESERCITO
Al bisogno faccio l’appello
le nomino le convoco e loro accorrono
in punta di gambette, di curve,
di occhielli, loro le lettere
a formare parole, le rifiutate
si ritirano mogie con la coda
tra le gambe, le prescelte si allineano
lì dove le metto, anzi non lì, là, anzi
qua, in riga! attente! riposo! a capo!
ordino al mio esercito fidato.
Per ora fidato.
(non lasciarmi mai, Alfabeto)
A 76 anni, Vivian Lamarque quando si «fidanza» non avverte l’amato, proprio come fanno i bambini. Lei l’amore non lo dice, lo scrive in versi di tenerezza e di dolore. Che riscattano la sua infanzia .Infatti dice Lamarque : “Mi sono innamorata che avevo 70 anni. Ma non gliel’ho detto. L’ho tenuto per me: ho pure festeggiato gli anniversari da sola. In quel periodo, ho cominciato a scrivere un fiume di poesie. Mi svegliavo di notte e le appuntavo sul cellulare. Pensavo di dedicare l’intero libro a questa storia. Poi, invece, mi sono resa conto che l’amore da vecchia è un amore più diffuso che riguarda anche le piante, gli animali, il cinematografo, i nipoti, i treni…”.
Nina Verdelli su Vanity Fair in una lunga intervista alla poetessa le pone domande importantissime soprattutto sulla sua storia personale : ovvero la sua adozione, la ricerca di una madre, il rapporto con due madri.
Infatti sua “madre di pancia”, Nella, figlia del pastore valdese, teologo e storico Ernesto Comba, suo malgrado è costretta dalla famiglia ad affidare la bambina, in quanto illegittima, a dei genitori adottivi cattolici e più modesti, a Maria Rosa, una “madre di cuore”. Vivian Provera Pellegrinelli Comba già all’anagrafe confessa una storia imprevista, tre cognomi per due famiglie, un nome per una formula magica,
Vivian ovvero una vita superstite oltre ogni inciampo. L’ultimo cognome è lei a volerlo adottare, appartiene al marito, il pittore Paolo Lamarque, con cui Vivian ha realizzato un’idea tanto rincorsa di famiglia, anche dopo la loro separazione.
Proprio lui consegna dei testi della moglie a Giovanni Raboni, il quale rimane stupito dalla peculiarità di quel sentire: “La Lamarque ha questa grazia, questa ingenuità di scrivere poesie come se si trattasse di compiere un gesto che non ha nulla a che fare con la letteratura”6. Grazie a Raboni nel 1972 otto delle sue poesie vengono pubblicate sulla rivista “Paragone” e i versi di Vivian vengono conosciuti e ammirati insieme a tutta l’ostinata protesta della scrittrice ai calendari mancati della sua infanzia.
Scrive Lorenzo Gafforini su Magma Magazine. It : “Una silloge senz’altro varia e ricca di componimenti che di certo non teme d’annoiare il lettore. Con la sua consueta ironia, Lamarque gioca con la parola e ogni lettera diventa un soldatino di stagno pronto a obbedire – non senza qualche perplessità – agli ordini del suo generale. Un esercito fidato a cui la poetessa sussurra con tono in fondo materno: «non lasciarmi mai, Alfabeto». Più che in altre raccolte precedenti, Lamarque ragione sulla vecchiaia e sulla morte. Tematiche apparentemente lontane dalla sua produzione, ma in questa circostanza impellenti e urgenti. Giunta alla soglia degli ottant’anni la poetessa si confronta con l’anzianità, ma non ne emerge un quadro desolante e tanto meno pessimista. “L’amore da vecchia è un grande album fotografico e da ogni scatto emerge un prezioso suggerimento per comprendere la vita degli altri e la nostra. Perché la raccolta diventa anche un omaggio alle relazioni umane perché – citando Evgenij Evtušenko – : «non sono uomini che muoiono, ma mondi». E Lamarque riesce a piene mani a coglierne il senso:
Se dietro le fotografie non scriviamo nomi
e cognomi, già nel giro di due
generazioni sarà tutto un coro
un infinito coro di chini sulle foto
a dire e questo? e questa? e questo
bambino? fratello? cugino? ma di chi?
[…]
E questo? e questa? forse uno zio
lontano? una lontana zia?
Ma quale zia e zia!
Ero io io io!
Sono io la mia fotografia!
Dice Maria Cristina D’Alisa : “…Tra le sue pagine, difatti, Vivian traccia una riga che faccia da orizzonte, malgrado la stessa spesso venga deviata dagli eventi. La famiglia, pur se adottiva, sarebbe stata un fermo proposito di felicità se a soli trentaquattro anni non avesse perso la vita il papà, Dante Provera, “Campione d’Italia di Sollevamento Pesi”7, a partire dai pesi del cuore. La felicità approssimata si interrompe, ma poi ritenta il suo corso con le pratiche dell’adozione concluse dalla madre e l’aggiunta del cognome di questa, Pellegrinelli, a quello del padre, quasi un raddoppio di forze. Perché è tutta sui cognomi che si dipana la prospettiva di vita di Vivian. Eppure, proprio tra quelli, si insinua il dubbio di un dolore in più. Un giorno d’estate, una colonia di bambini, un cognome non suo, Comba, per un motivo inspiegabile viene rivolto a Vivian. Il dubbio di appartenenza trova conferma qualche tempo dopo in una scatola saltata fuori all’improvviso con le lettere della famiglia di origine a quella adottiva. La scrittrice ha dieci anni quando scopre la verità, la stessa che la porterà da diciannovenne a bussare all’indirizzo del cognome Comba. “(…)”La poesia della Lamarque scioglie i nodi di queste relazioni controverse, e sa farlo con una semplicità che solo all’infanzia appartiene. Aver imparato a dare nomi ai sentimenti trattenuti, aver cercato affetti e confessato mancanze non si è mai risolto in lei in un atteggiamento di rabbia, rivalsa, rancore. C’è sempre un controcanto di perdono in ogni protesta, un’ironia pacata in ogni sofferenza, l’incolumità del suo candore malgrado gli schiaffi della vita. Tutta la sua poesia è ricerca di meraviglia. Il nonno autoritario si immagina come pentito in fin di vita, la madre presente-assente la si ricorda come “mammetta”, il disagio di due famiglie si tramuta nella fortuna di aver vissuto due vite. Ecco la ragione per cui la Lamarque rompe gli schemi della poesia contemporanea. “
da Poesie 1972-2002 – Oscar Mondadori
Il signore nel cuore
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.
Il signore della buonanotte
Da un letto lontano con tutta la migliore stessa buonanotte
gli augurava.
C’era la luna?
Oh sì la luna e anche le mille stelle, più le fronde degli alberi e le
addormentate acque, con tutto tutto buonanotte gli augurava.
E il signore sentiva?
Sì, il signore piano piano sentiva, mentre si addormentava.
Il signore sognato
Splendidissima era la vita accanto a lui sognata.
Nel sogno tra tutte prediletta la chiamava.
E nella realtà?
La realtà non c’era, era abdicata.
Splendidissima regnava la vita immaginata.
Ha pubblicato: Teresino (Soc. di poesia & Guanda, 1981, Premio Viareggio Opera Prima), Il Signore d’oro (Crocetti, 1986 e 1997), Poesie dando del lei (Garzanti, 1989), Il Signore degli Spaventati (Pegaso, 1992, Premio Montale), Una quita polvere (Mondadori, 1996), Poesie. 1972-2002 (Mondadori,2002), Poesie di ghiaccio (Einaudi Ragazzi, 2004), Poesie per un gatto (Mondadori, 2007), Poesie della notte (Rizzoli, 2009), La gentilèssa (Stampa, 2009), Madre d’inverno (Mondadori, 2016), Il signore d’oro (Crocetti, 2020). L’amore da vecchia (2022, Premio Viareggio per la poesia 2023 e finalista al Premio Strega Poesia 2023). Ha insegnato italiano agli stranieri e letteratura nei licei, è stata una traduttrice e una prolifica scrittrice di libri per bambini.
Ha pubblicato anche una quindicina di libri di fiabe, ottenendo tra gli altri il Premio Rodari (1997) e il Premio Andersen (2000). Ha tradotto: Valéry, Baudelaire, Prévert, La Fontaine, Céline, Grimm, Wilde. Su “Sette” ha tenuto la rubrica settimanale “Gentilmente”, raccolta poi in volume da Rizzoli (Gentilmente, 1998). Collabora al Corriere della Sera e ai suoi inserti e ha una rubrica fissa su TV Sette.