Cronaca

Marcinelle, 67 anni fa la strage dei minatori abruzzesi

67 anni fa la strage di Marcinelle in cui morirono 262 minatori di cui 60 abruzzesi emigrati in cerca di fortuna. Il ricordo e le commemorazioni in Belgio e in Abruzzo.

L’8 agosto 1956, nella località belga di Marcinelle morirono 262 minatori – di cui 136 italiani – e diversi abruzzesi in un incendio scoppiato in una miniera di carbone.

Marcinelle ricorda ancora oggi, 67 anni dopo la terribile strage, i suoi lavoratori. Urbano Ciacci di Fano e Nunzio Mancini di Manoppello sono gli ultimi sopravvissuti di quella mattina terribile che oggi l’Abruzzo e il Belgio commemorano, stretti in un unico abbraccio. 262 le vittime, di cui 136 italiani, provenienti maggiormente da Abruzzo e Puglia che avevano lasciato le loro terre per inseguire il sogno di un lavoro sicuramente meglio pagato nei vasti bacini carboniferi che sorgevano nei dintorni di Cherleroi, cittadina industriale nella Vallonia belga non a caso ribattezzata “paese nero”.

A Marcinelle la cerimonia c’è stata questa alle 8.10 in punto, ora della tragedia. “La catastrofe della miniera del Bois du Cazier di Marcinelle dell’8 agosto 1956 ha segnato per sempre la storia nazionale ed europea. E l’Italia ha pagato il prezzo più alto di quella tragedia. Dei 262 minatori vittime del disastro, infatti, 136 erano nostri connazionali. Avevano deciso, con sofferenza e dolore, di abbandonare la Patria per emigrare in Belgio. Lavorarono duro, con umiltà e dedizione, senza garanzie, in condizioni terribili e ora inimmaginabili. Persero la vita nel buio della miniera, ma la loro luce non si è spenta e risplende nel ricordo e nella riconoscenza tributati loro dalla comunità nazionale. Figli d’Italia ai quali la Repubblica rende omaggio oggi, celebrando la Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”, è il messaggio del premier Giorgia Meloni.

Questa mattina i rintocchi delle campane risuoneranno e i nomi dei morti saranno scanditi anche nel paese della Val Pescara che ha pagato in prezzo più alto in termini di vite umane: 60 furono le vittime abruzzesi, 23 delle quali erano minatori di Manoppello e gli altri di Lettomanoppello, Turrivalignani e Farindola. Uomini perbene, onesti lavoratori, simbolo di quell’emigrazione necessaria per consentire alle famiglie rimaste in Abruzzo di andare avanti.

Tragedia di Marcinelle, l'omaggio di Di Pangrazio

Lavoravano nelle viscere della terra, i minatori italiani, dove era sempre notte, per guadagnare 2.451 lire al giorno, poco più di un euro e 24 centesimi di oggi. L’incidente avvenne all’interno del “pozzo I”, in funzione dal 1830, con scarsa manutenzione e poca sicurezza. Quel pozzo serviva anche da canale d’entrata per l’aria. Alle 8,10, uno dei due ascensori, nella risalita con un carico di carrelli di carbone, urta in una sbarra metallica di sostegno che, a sua volta, trancia una condotta d’olio a pressione, i fili telefonici e due cavi in tensione, di 525 volt. Tutti questi eventi insieme provocano un imponente incendio che si sviluppa nel pozzo di entrata dell’aria, a 957 metri di profondità, ad uccidere i lavoratori. fu il fumo, non il fuoco. L’allarme venne dato solo alle 8,25.  Il 22 agosto 1956, alle 3 di notte, dopo la risalita, uno di coloro che da due settimane stavano tentando il salvataggio dichiarò in italiano: “Tutti cadaveri”. I sopravvissuti furono solo 13.

Il processo in primo grado si celebrò a Charleroi dal 6 maggio al primo ottobre del 1959. Le 166 parti civili erano assistite da un pool di avvocati, ma la fase del dibattimento si trasformò in una battaglia tra periti, che decisero il verdetto. Alla fine, i cinque imputati furono tutti assolti. In appello, a Bruxelles, ci fu una sola condanna, quella di un ingegnere, a 6 mesi, con la sospensione condizionale della pena, e una multa di appena 2.000 franchi belgi. La società Bois du Cazier venne invece condannata a pagare una parte delle spese e a risarcire, per 3 milioni di franchi, solo gli eredi delle due vittime che non erano loro dipendenti. Fu presentato anche ricorso in Cassazione che però rinviò la causa. Finché, il 27 aprile 1964, la vicenda giudiziaria si chiuse con un accordo tra le parti.

Ricorre oggi, 8 agosto, l’anniversario della tragedia di Marcinelle, la miniera di carbone in Belgio dove, a seguito di un incendio causato da un corto circuito, persero la vita 262 persone di cui 137 italiani provenienti prevalentemente da Abruzzo e Molise.

Tra le vittime c’erano padri di famiglia che avevano lasciato la terra d’origine per assicurare un futuro ai propri figli, come Francesco Cicoria, molisano, il cui corpo non venne mai identificato ma la sua memoria resta viva grazie al ricordo del suo figlio minore rimasto orfano a soli tre anni.

Il Presidente del Consiglio Comunale dell’Aquila e Vicepresidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo Roberto Santangelo ricorda così l’evento: “Dopo la firma del Protocollo italo-belga del 23 giugno 1946 che prevedeva l’invio di 50mila lavoratori in cambio di carbone, iniziarono ampi flussi migratori per lavorare nelle miniere. Nel 1956, l’anno della tragedia, fra i 142mila minatori impiegati, 63mila erano stranieri e, fra questi, 44mila italiani. Le vittime sostanzialmente non ebbero mai giustizia e quell’episodio, nella sua drammaticità, è l’occasione per ricordare il sacrificio degli italiani nel mondo e, soprattutto, che la sicurezza sui luoghi di lavoro debba essere la prima regola fondamentale in un Paese che si definisce civile”.
Ricorre oggi, 8 agosto, l’anniversario della tragedia di Marcinelle, la miniera di carbone in Belgio dove, a seguito di un incendio causato da un corto circuito, persero la vita 262 persone di cui 137 italiani provenienti prevalentemente da Abruzzo e Molise. Tra le vittime c’erano padri di famiglia che avevano lasciato la terra d’origine per assicurare un futuro ai propri figli, come Francesco Cicoria, molisano, il cui corpo non venne mai identificato ma la sua memoria resta viva grazie al ricordo del suo figlio minore rimasto orfano a soli tre anni.

Il Presidente del Consiglio Comunale dell’Aquila e Vicepresidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo Roberto Santangelo ricorda così l’evento: “Dopo la firma del Protocollo italo-belga del 23 giugno 1946 che prevedeva l’invio di 50mila lavoratori in cambio di carbone, iniziarono ampi flussi migratori per lavorare nelle miniere. Nel 1956, l’anno della tragedia, fra i 142mila minatori impiegati, 63mila erano stranieri e, fra questi, 44mila italiani. Le vittime sostanzialmente non ebbero mai giustizia e quell’episodio, nella sua drammaticità, è l’occasione per ricordare il sacrificio degli italiani nel mondo e, soprattutto, che la sicurezza sui luoghi di lavoro debba essere la prima regola fondamentale in un Paese che si definisce civile”.

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