Cronaca

Palazzo imbrattato in centro storico, le indagini

Vernice nera e stencil per scrivere su Palazzo Manieri, edificio del XVI secolo, "Nè Daspo urbano, né controllo". Continuano le indagini a carico dei giovani accusati di aver imbrattato edifici del centro storico cittadino.

Vernice nera e stencil: questi gli strumenti utilizzati per imbrattare il palazzo in centro storico lo scorso 6 luglio. Per questo atto vandalico è stata iscritta nel registro degli indagati una 20enne aquilana e si cercano altri 3 giovani.  L’accusa è danneggiamento aggravato per delle scritte fatte sulle facciate dei palazzi vincolati dalla Soprintendenza e rischiano dai 2 ai 5 anni di reclusione e una multa fino a 15mila euro.

L’indagine degli agenti della Digos – diretti da Roberto Mariani – sotto il coordinamento della Procura nella persona del Pm Marco Maria Cellini, non è ancora conclusa: mancano all’appello altri tre giovani che insieme alla ragazza indagata si sono resi responsabili di azioni di imbrattamento di diversi immobili e palazzi storici del centro storico dell’Aquila – tra cui Palazzo Manieri – utilizzando stencil e bombolette di vernice nera. La ragazza fa parte del collettivo “Fuori Genere” dell’Aquila che è estraneo alle contestazioni; l’ultimo episodio risale al 6 luglio scorso. La giovane, stando alle indagini, da Collemaggio sarebbe partita alla volta del centro storico insieme ad altri ragazzi non ancora identificati per compiere i raid vandalici, colpendo anche palazzo Manieri, un edificio storico risalente al XVI secolo che si trova su  corso Federico II. Sul muro del palazzo avrebbe scritto:“Né Daspo (urbano ndr), né controllo, Mi difendono le mie sorelle non la Polizia”.

L’atto vandalico sarebbe stato ripreso dalle telecamere della Prefettura che si trova proprio lì di fronte e dalla visione delle immagini gli investigatori della Digos sono risaliti alla sua identità, dal momento che era stata già oggetto di controlli durante alcune manifestazioni.
Come riporta Il Messaggero, nella vicenda parte offesa è la Soprintendenza che verosimilmente chiederà conto dei danni subiti che appaiono cospicui.

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