I cinturelli

I Cinturelli, quando Annibale Barca passò in Abruzzo

Il passaggio di Annibale Barca in Abruzzo: Ogni popolo ricerca nel proprio passato, vestigia importanti o presenze di personaggi che “hanno fatto la Storia.” Un altro appuntamento con la rubrica I Cinturelli.

I Cinturelli – La rubrica settimanale del Capoluogo, il contributo di Dino Di Vincenzo.

A volte i fatti passati sono inconfutabili, altre volte si ricorre alla leggenda. Della presenza di Carlo Magno sul nostro territorio tanto si è scritto, e iscrizioni lapidee lo attestano. Proponiamo ora un inedito personaggio. Annibale, il condottiero cartaginese che attraversò (forse) la nostra piana, in un periodo molto ben circoscritto, presumibilmente tra l’autunno del 217 e la primavera del 216 a.C. Le gesta compiute da Annibale Barca, da alcuni definito il più grande generale dell’antichità, hanno affascinato storici e ricercatori di tutti i tempi.
Nato a Cartagine nel 247 a.C. e morto all’età di 64 anni, fu l’artefice della seconda guerra punica, combattuta in territorio italiano, contro i romani, dal 218 al 203 a.C.

Nei 15 anni in cui scorazzò per l’Italia fece tremare la potenza di Roma. Partì dal Marocco con un esercito di 30.000 fanti, 5.000 cavalieri e 37 elefanti. Conquistò rapidamente la Spagna e già nell’autunno dello stesso anno, puntò verso l’Italia attraverso l’epico passaggio sulle Alpi. Per scoprire il luogo in cui attraversò la catena montuosa, sono state fatte ricerche di ogni tipo, fino a ritentare l’impresa con altri elefanti. Ora quel passaggio è meta di storici e curiosi. Le sue gesta furono immortalate da vari personaggi dell’antichità. Il più importan¬te fu lo storico greco Polibio nato 40 anni dopo Annibale.
E secondo Polibio, solo la metà del suo esercito riuscì a penetrare in Italia, ma la sua capacità di condottiero, abile generale e scaltro stratega, gli permise di ingrandire e potenziare sempre la sua forza militare.
Il suo tentativo di conquistare Roma, lo portò ad attaccare l’esercito avversario più volte. Importante fu la battaglia che, il 21 giugno del 217 a.C., si svolse sul lago Trasimeno, quando, dopo aver devastato e saccheggiato l’Etruria, organizzò un’abile imboscata contro l’esercito del console Gaio Flaminio. Dispose le sue truppe sulle colline che sovrastano il lago e con l’aiuto della nebbia riuscì a sorprendere le legioni romane che, ignare, stavano attraversando il territorio. I romani, sorpresi anche dall’uso della cavalleria, di cui non avevano an¬cora ben compreso l’importanza, furono intrappolati tra le spiagge e le acque del lago La completa disfatta e la morte del console Flaminio, procurò un forte eco a Roma.
Annibale rimase vari mesi tra l’Umbria, le Marche e il vicino Abruzzo, cercando inutilmente il coinvolgimento degli italici.
Secondo alcuni commentatori, a questo punto Annibale si diresse verso l’Adriatico e puntò verso il sud, dove il 2 agosto dell’an¬no successivo (216), sconfisse i romani nella storica battaglia di Canne.
Non è chiaro tuttavia a che altezza raggiunse la costa adriatica. Non essendoci scritti sul percorso effettuato, non leggende che suffragano questo o quel percorso, offriamo ai nostri lettori un’ipotesi pur suffragata e verosimile. Con ragionamento, indizi, tracce, esclusioni e coincidenze.

Indizi e tracce

E’ possibile e molti indizi lo avvalorano, che Annibale tra l’estate del 217 e la primavera del 216, abbia stanziato e attraversato l’Abruzzo nella parte interna. Transitò nei pressi di Tornimparte, Montereale e Amiternum.
Proprio a Tornimparte negli anni 2014 e 2015 è stato realizzato un progetto dal titolo significativo
”Tornimparte sulle tracce di Annibale”. All’iniziativa hanno partecipato i comuni di Spoleto (unica tappa certa di Annibale) tutti gli otto comuni dell’alta valle Aterno e addirittura una rappresentanza del consolato Tunisino in Italia. Secondo le tesi che si sono confrontate e al cui studio hanno partecipato studiosi e archeologi, Annibale avrebbe attraversato quel territorio, risalendo una mulattiera denominata “Ruella” ed accamparsi sulla valle dell’Aterno. A questi studi si rimanda per quanto affermato.

Dunque, l’esercito cartaginese, numeroso, ancora con qualche elefante e la cavalleria, dovendosi spostare dalla valle dell’Aterno verso sud, non aveva molti percorsi possibili. Certamente non la valle del Liri perché troppo vicina a Roma, non la valle dell’Aterno perché angusta e non adatta a un esercito, non l’attraversamento del Gran Sasso verso il mare Adriatico.
L’alternativa esisteva già. Nell’Abruzzo aquilano, il tratturo, lunga via battuta da armenti e greggi. E su parte di questo percorso già consolidato, due secoli dopo, i romani costruirono la via Claudia Nova che congiungeva il territorio a nord dell’Aquila (Amiternum) con la via Claudia Valeria nei pressi di Popoli.
Escludendo le ipotesi di cui sopra, rimaneva la strada più comoda e già segnata sul territorio, era dunque quella del tratturo che si dirigeva verso la piana di Navelli, la strada più semplice da percorrere per andare verso sud.

coincidenze

Durante i lavori di scavo per l’allargamento della SS 17 nei comuni di S Pio, Caporciano e Navelli nei primi 10 anni di questo secolo, sono stati rinvenuti reperti archeologici importanti che, visti assieme ad altre informazioni derivanti da precedenti scavi archeologici, sono capaci di descrivere meglio la storia del territorio.
Gli scavi su Monte Boria e Casavitria nel comune di Caporciano hanno fornito testimonianza di civiltà progredite già nel II millennio a.C.
Le numerosissime tombe rinvenute (oltre mille), lungo i 10 chilometri del percorso sulla SS 17, hanno riportato alla luce testimonianza di una civiltà avanzata, che utilizzava oggetti raffinati e armi evolute (sa¬rebbe interessante comparare con quelle dei cartaginesi).
Tra essi i letti funerari in osso diffusi proprio nel II sec a. C. (coincidente quindi con la II guerra punica) e due ornamenti fem¬minili particolarmente significativi realizzati con una tecnica particolare derivante da Cartagine e comunemente definiti vetri di Cartagine. Un altro di questi oggetti, fu trovato nei primi anni 2000 nella necropoli di Bazzano, rappresentante una testa d’uomo, e pomposamente definito Il principe di Bazzano.
La nostra idea è che molti indizi fanno supporre la presenza di Annibale sull’altopia¬no di Caporciano, e si sa che in alcuni ambiti, tanti indizi costituiscono una prova….
Ad altri il compito di approfondire.

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 19 del periodico I Cinturelli, un progetto editoriale nato nel 2010 da un’idea di Dino Di Vincenzo e Paolo Blasini. I Cinturelli, disponibile online e cartaceo, racconta la storia, la cultura, le tradizioni e le leggende del territorio.

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