729ª Perdonanza Celestiniana, Biondi: “Il fuoco sia memento di pace per i potenti del mondo”

729^ Perdonanza Celestiniana, il discorso di apertura del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
729ª Perdonanza Celestiniana, il discorso di apertura del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
Care aquilane, cari aquilani, fedeli tutti,
stiamo per dare inizio alla 729ª Perdonanza celestiniana, beneficiando ancora della presenza di Papa Francesco che ha reso unica e irripetibile la scorsa edizione. Sono anche trascorsi 40 anni dalla Perdonanza moderna, quella voluta dall’allora sindaco Tullio De Rubeis che, con una visione non comune, costruì le basi per farne l’evento religioso e laico che oggi conoscono anche al di fuori dei confini nazionali.
Tanti sono stati gli obiettivi raggiunti, in particolare in questi ultimi sei anni nel segno della rinascita dell’Aquila e del suo territorio. Certamente un impulso significativo si è avuto con il riconoscimento Unesco di patrimonio immateriale dell’Umanità, ma la svolta che ha fatto la differenza, dando il giusto valore alla Perdonanza Celestiniana – prima nascosta nelle pieghe della grande storia – è stata l’apertura della Porta Santa di Collemaggio da parte del Santo Padre. E, poi, lo svolgimento della conferenza stampa di presentazione dell’edizione di quest’anno a Roma, al Ministero della Cultura, accolta dal Ministro Gennaro Sangiuliano con queste parole: “la cultura religiosa è parte della cultura nazionale tutta”.
Quella cultura, nella cui energia rigeneratrice, come amministratori, abbiamo fortemente creduto in questi anni intensi e appassionati. Attraverso la cultura, forza tranquilla e fattrice di progresso, abbiamo restituito alla vita la nostra comunità.
“È bello per noi essere qui!”, disse Pietro a Gesù mentre si trovavano “su un alto monte”, e in quel mentre, “il volto di Gesù brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Ed “È bello per noi essere qui!” e, mentre lo pensiamo, godiamo dell’incanto e della serenità di questo momento e andiamo con la mente al 28 agosto dello scorso anno, quando Papa Francesco, con le sue vesti candide, ha illuminato e reso ancora più bello il nostro luogo del cuore. Collemaggio, il luogo del cuore degli aquilani, fatto di emozioni forti, di mani giunte, di sguardi intensi, di abbracci sinceri, di pensieri non detti, con il sole che gioca con la splendida facciata romanico-gotica della basilica, donando rinnovata spiritualità alla preghiera del tramonto.
In questi primi dieci anni di pontificato si è manifestato con maggiore compiutezza il pensiero teologico e pastorale del Papa, con una particolare considerazione rispetto al tema della misericordia e uno sguardo attento alla confessione, esortando i sacerdoti ad accogliere chiunque senza pregiudizi. Tutte e tre le grandi religioni monoteiste (il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo) dicono che Dio è misericordioso, perché è capace di un amore infinito, che sempre accoglie e perdona chi sbaglia. Per Francesco la missione evangelizzatrice della Chiesa passa in buona parte dalla riscoperta del dono della confessione,anche in vista del prossimo Giubileo del 2025. Papa Francesco, come Celestino V, esalta quella “identità di misericordia” costantemente espressa dalla Chiesa nel corso dei secoli. E, infatti, Celestino promulgando la Bolla del Perdono, rimarcava con nettezza l’importanza della misericordia attraverso la confessione, necessaria per lucrare l’indulgenza plenaria. Nell’anno giubilare concesso all’Aquila da Papa Francesco e che sta per concludersi, una moltitudine di fedeli ha potuto lucrare l’indulgenza di Celestino V, con ricadute significative sul nostro territorio.
La città è stata benedetta e portata all’attenzione del mondo intero nel momento stesso in cui Papa Francesco l’ha consacrata capitale del Perdono e della Pace, attualizzando e rendendo universale il messaggio di Celestino, incentrato sul valore salvifico della riconciliazione. E cosa dire dell’Angelus, l’invocazione a Maria lanciata da Papa Francesco al mondo dal luogo del Perdono celestiniano: una celebrazione di una potenza spirituale, etica e culturale incommensurabile. Ma la forza riconciliatrice che Papa Francesco riesce a esprimere in questi tempi complicati non si ferma alla sola preghiera, come dimostra la missione di pace nella guerra ucraina, affidata al cardinale Matteo Zuppi, figura di spicco della Comunità di Sant’Egidio, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che aprì la nostra Porta Santa nel 2020, legato per radici alla nostra terra.
È la versione moderna di Celestino, il cardinale Zuppi, autentico prete di strada, da sempre vicino ai poveri, uomo di mediazione e di pace, personalità molto autorevole e con sensibilità pastorali affini a quelle di Bergoglio.
La guerra come i terremoti – e noi aquilani, pur essendo trascorsi 14 anni, lo abbiamo ben presente – sono eventi che interrompono il tempo umano, aprono una cesura tra passato e presente, costituiscono una minaccia all’ordine culturale e sociale nella sua dimensione spaziale e nella sua dimensione temporale, il “rammemorare”, il richiamare alla memoria, diventa vitale. La storia non è solo scienza, ma anche riportare alla memoria. Alcuni studi hanno dimostrato la sovrapponibilità dei traumi da catastrofi naturali, in particolare i terremoti, ai traumi prodotti dalla guerra.
Il richiamare alla memoria, quindi, è la capacità di far tornare d’attualità, di far tornare presenti e vivi: valori, identità, capacità di reiventarsi nel ripetersi delle catastrofi attraverso i secoli, anche di sognare, perché la memoria non è separata dal progetto e quindi dal futuro. “Siate imprenditori di sogni” ha detto Papa Francesco alle ragazze e ai ragazzi che hanno partecipato a Lisbona alla Giornata Mondiale della Gioventù e noi ogni anno, in questa occasione, chiediamo a Celestino di aiutarci a rendere possibili i sogni dei nostri figli, sostenendoli in questa affascinante sfida di imprenditori del loro futuro, attraverso azioni amministrative con un’impronta prospettica.
Celestino, il pastore degli umili, avrebbe fatto suo uno degli argomenti più cari a Papa Francesco, quello delle “periferie esistenziali”, luoghi in cui “c’è sofferenza, c’è sangue versato, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni”, sono i luoghi abitati “da tutti coloro che sono segnati da povertà fisica e intellettuale”. E la missione di Zuppi non è altro che un’azione politico-umanitaria a favore di una “periferia esistenziale” dell’Europa, dove è necessario portare la luce del Vangelo, della ragionevolezza, della ponderatezza, della riconciliazione, della pacificazione.
Il fuoco è strettamente legato alla natura spirituale della luce, è energia pura che penetra in tutto e tutto trasforma, per questo dai filosofi è stato da sempre considerato come la più straordinaria delle manifestazioni della natura. Il fuoco – portato dai tedofori del Movimento celestiniano lungo il Cammino del Perdono, illuminandolo – simboleggia proprio quei valori di pace, accoglienza e solidarietà tanto cari a Celestino e a Papa Francesco e ai quali noi umilmente ci richiamiamo. Il fuoco della 729ima Perdonanza celestiniana, che arde nel tripode, sia memento di pace per i potenti del mondo.
- – Con il pensiero rivolto a San Pietro Celestino,
- – con l’intercessione della Vergine Maria,
- – nell’ascolto degli umili,
- – nel ricordo delle vittime del 6 aprile 2009 e delle vittime dei conflitti oggi in atto,
- – nel nome della nostra città rinata e del futuro che stiamo costruendo insieme,
- – uniti nella preghiera affinché il Signore dia forza e salute a Papa Francesco,
- – convinti nella invocazione a Dio affinché la missione di pace del cardinale Zuppi sia foriera di risultati positivi,
- – grati per il dono unico e prezioso della Bolla del Perdono,
DICHIARO APERTA LA 729° PERDONANZA CELESTINIANA