Le nuove stanze della poesia, Cristina Alziati: Quarantanove poesie e altri disturbi

Cristina Alziati con Quarantanove poesie e altri disturbi per la rubrica “Le nuove stanze della poesia” di Valter Marcone.
Cristina Alziati con Quarantanove poesie e altri disturbi per la rubrica “Le nuove stanze della poesia” di Valter Marcone.
“Quarantanove poesie e altri disturbi“ pubblicata da Marcos Y Marcos nel 2023 è l’ultima raccolta di Cristina Alziati che ha partecipato alla prima edizione del Premio strega poesia 2023.
La presentazione per concorrere al Premio dice “Sensibili e misteriose, le poesie di Cristina Alziati sono nitide visioni dal buio o “dal chiarore dell’inesistenza”.
Toccano ringhiere di cenere, le piante sotto la corteccia.
Provano intimità universali tra chiazze d’ossido, nuvole e terra; raccontano la ruggine dei rovi, deserto che non c’era.
Attraversano grandi stanze semivuote, una piccola folla in cucina.
Salgono le scale in silenzio, scampate al naufragio; viaggiano sui tetti dei treni. “Non temono le spine”.
A undici anni di distanza dal libro precedente, Come non piangenti, torna una tra le voci più potenti e spiazzanti della poesia contemporanea “.
Il lago dell’Accesa
Precipitano ripide le sponde
sotto la superficie tersa
del lago dell’Accesa.
Prima del lago la leggenda
narra di un’aia, qui, di contadini
forzati a mietere a Sant’Anna
alla festa del grano, e allora
si apriva un baratro infuocato
che tra le fiamme sprofondava
i buoi, i carri, i mietitori, l’aia.
Diluvia, poi, nella leggenda
e l’alluvione colma il baratro
e resta questo lago.
Perché affili lo sguardo
attraverso il nitore dell’acqua?
Cosa cerchi sul fondo?
Lo sai, la leggenda è menzogna.
Nulla più di uno specchio è quest’acqua.
Immota, fra le sponde
contiene soltanto, rispecchiato, il cielo.
Cristina Alziati è nata nel 1963 e ha studiato filosofia. Vive a Bolzano. Il suo esordio poetico risale al 1992, quando una sua silloge, presentata con grande convinzione da Franco Fortini, esce in un’antologia. Nel 2005 pubblica il suo primo libro, A compimento (Manni), che, nel 2006, si aggiudica il Premio internazionale di poesia Pier Paolo Pasolini e giunge finalista al Premio Viareggio-Opera prima. Nel 2011 Marcos y Marcos dà alle stampeCome non piangenti, Premio Marazza (2012), Premio Pozzale – Luigi Russo (2012) e premio Premio Stephen Dedalus-Pordenonelegge (2013); quest’ultima raccolta ispira Carlo Boccadoro, che compone Quattro liriche su versi di Cristina Alziati per mezzosoprano e pianoforte (Ricordi, 2013).
Risposta
ad Alberto Bertoni
«Come farai – domandavi una volta –
a scrivere ancora
dopo l’ultimo tuo libro di versi
come farai adesso?». Infatti non scrivo.
Ripeto soltanto che il dolore
è reale, e passato.
La storia è ciò che ho raccontato
di poco peggiore il presente
e non ne voglio dire.
Non troppo lontano infuria
un branco di cani.
Oltre il misero bosco, uguale latra
dentro la notte o l’alba, uguale.
Come faremo, adesso.
Disturbi dell’udito
Ascolto un violoncello
è aspro, e insieme maestoso
suona il Libro dei falchi – ascolto
da un cd che un amico ha portato.
Seguo l’inabissarsi al grave
inesorabile, il vorticoso ascendere
a un’apparente tregua, che scricchia
negli acuti. Pare un ordine alterno
– l’affondo del rapace sulla preda
la riconquista gelida degli alti cieli.
Poi tutto si confonde, perdo la sponda.
Ritorna il falco dei miei versi
immobile nel vento il volo.
Acuto, grave? Alla deriva
stanotte, della preda
udrò levarsi, al grave, acute strida.
Giuseppe Grattacaso su “Succede oggi.it” recensisce così questa ultima raccolta: “Quarantanove poesie e altri disturbi, la raccolta di Cristina Alziati recentemente edita da Marcos y Marcos (91 pagine, 18 Euro), si muovono alla ricerca di un punto di equilibrio, peraltro forse impossibile, tra gli eventi che avvertiamo come Storia, le azioni degli esseri umani e le loro conseguenze, e quello che esiste a prescindere da noi ‒ che spesso chiamiamo Natura ‒ ma con cui condividiamo il destino, e che sempre, come la Storia del resto, vive anche dentro di noi, lasciando in noi cicatrici e speranze, moti di affetto e sofferenze, assenze.
Con una lingua rarefatta, ad un tempo nitida e incorporea, capace di assorbire asperità e oscurità della materia trattata; attraverso una musicalità pacatamente aperta sul mistero dell’esistenza, tale da suggerire vaste zone di non detto e territori in penombra, Cristina Alziati passeggia per un mondo del quale sa apprezzare, confidando gli esiti al lettore, il fiato interiore, e del quale ascolta “il suono del disordine / erompere nell’ordine un istante / ogni mattina”.Lo sguardo che si apre su questa realtà disorientante e disarmante, è insieme adulto e infantile, palpabile e sognante, rigoroso e sorpreso: “Sostiamo un breve istante, ogni mattina / davanti al filadelfo in fiore, e tu pronunci / in quella brevità, poche parole / ripeti ‘bianco’ e ‘fiore’, e io non so / se affermi l’essere del bianco / accerti l’essere del fiore / o invero se contezza ne domandi / giacché della continuità tu forse / la chiara forza, cogli, che l’incrina”.