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Tutti i Santi giorni, 3 settembre: oggi è San Gregorio

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 3 settembre: San Gregorio.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 3 settembre: San Gregorio.

Il 3 settembre si commemora San Gregorio. San Gregorio Magno nacque a Roma, intorno al 540, da una ricca famiglia patrizia della gens Anicia, nota per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica. Entrò presto nella carriera amministrativa, che aveva seguito anche il padre Gordiano, e nel 572 ne raggiunse il culmine, divenendo prefetto della città. Questo ruolo, tuttavia, non lo appagò tanto che, non molto dopo, decise di lasciare ogni carica civile per ritirarsi e iniziare la vita di monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di Sant’Andrea al Celio. Ma non poté dimorare a lungo nel suo monastero, poiché la preziosa esperienza maturata nell’amministrazione civile in un periodo storico carico di problemi e i rapporti avuti con i bizantini, indussero Papa Pelagio a nominarlo diacono e inviarlo a Costantinopoli quale suo “apocrisario”. Il compito di Gregorio era operare per favorire il superamento degli ultimi strascichi della controversia monofisita e soprattutto per ottenere l’appoggio dell’imperatore nel contrastare la pressione longobarda. A Costantinopoli restò per sei anni e si guadagnò la stima dell’imperatore Maurizio I, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio. Rientrato a Roma nel 586, tornò alla quiete del monastero sul Celio, ma ancora una volta poté rimanervi per poco tempo: il 3 settembre 590, infatti, fu eletto al soglio pontificio a furor di popolo e con le insistenze del clero e del senato di Roma, dopo la morte di Pelagio II di cui era stato segretario. A quel tempo Roma era afflitta da una terribile pestilenza e, per implorare l’intercessione divina, Gregorio fece andare il popolo in processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore; la città fu liberata dal morbo. Ben presto si diffuse la tradizione che, durante la processione, era apparso sulla mole Adriana l’arcangelo Michele che riponeva la spada nel suo fodero, a significare che le preghiere dei fedeli erano state esaudite. Da allora la tomba di Adriano mutò il nome in Castel Sant’Angelo e una statua dell’angelo vi fu posta sulla sommità. San Gregorio fu un pontefice pratico e intraprendente, amministratore avveduto sia nel provvedere alle popolazioni bisognose di aiuto e di protezione, sia nelle questioni interne della Chiesa universale. Abile uomo politico, fu in continui rapporti con il re visigoto Recaredo di Spagna, convertitosi al Cattolicesimo, e in eccellente relazione con i re franchi. Con l’aiuto di questi e della regina Brunchilde riuscì a convertire la Britannia, che affidò a Sant’Agostino di Canterbury, priore del convento di Sant’Andrea. Organizzò la difesa di Roma minacciata da Agilulfo, re dei longobardi, coi quali poi stabilì rapporti di pacifica convivenza e ne avviò la conversione. Dal punto di vista dottrinale, riorganizzò la liturgia romana, ordinando le fonti liturgiche anteriori e componendo nuovi testi; inoltre fu promotore di quel canto liturgico gregoriano, che da lui prende il nome. Malfermo di salute, morì il 12 marzo 604.

La grande fama di cui San Gregorio godette per tutto il Medioevo e la diffusione dei suoi scritti spiegano l’abbondanza delle opere che lo raffigurano. Le più antiche immagini conservate lo rappresentano giovane, a capo scoperto, cinto da un pallio, con l’attributo del libro e in posa frontale benedicente. Ben presto comparve l’attributo della colomba, simbolo dell’ispirazione dello Spirito Santo, talvolta sostituita da un angelo. Intorno al XIII secolo si diffuse l’uso di raffigurare Gregorio con la tiara, semplice o arricchita da una corona. Sul finire del Medioevo, anche grazie alla Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, iniziò a diffondersi il tema iconografico basato sulla leggenda dell’arcangelo Michele apparso durante la processione sulla sommità del mausoleo di Adriano nell’atto di riporre la spada a indicare la fine della pestilenza, come riportato nell’affresco del 1363-1380 ca. di Spinello Aretino nella chiesa di San Francesco ad Arezzo.

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