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Tutti i Santi giorni, 4 settembre: oggi è Santa Rosalia

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 4 settembre: Santa Rosalia.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 4 settembre: Santa Rosalia.

Il 4 settembre ricorre la memoria di Santa Rosalia. Santa Rosalia, al secolo Rosalia Sinibaldi, nacque a Palermo nel XII secolo e, secondo antichi libri liturgici, morì il 4 settembre del 1160 a 35 anni. La leggenda dice che era figlia del Duca Sinibaldo, feudatario, signore di Quisquinia e delle Rose, località ubicate nel Palermitano, e di Maria Guiscarda, cugina del re normanno Ruggero II. Da giovanissima fu chiamata nel Palazzo dei Normanni, alla corte della regina Margherita, moglie di Guglielmo I di Sicilia; la sua bellezza attirava l’ammirazione dei nobili cavalieri tra cui, sempre secondo la tradizione popolare, Baldovino, futuro re di Gerusalemme. Rosalia visse in quel felice periodo di rinnovamento cristiano-cattolico ristabilito dai re Normanni, dopo aver cacciato gli Arabi che avevano occupato l’isola dall’827 al 1072. I sovrani favorirono il diffondersi di monasteri basiliani nella Sicilia Orientale e benedettini in quella Occidentale; apprezzarono, inoltre, l’opera religiosa e monastica del certosino San Brunone e del cistercense San Bernardo di Chiaravalle. In questo quadro di fervore religioso, si inserì la vocazione eremitica della nobile Rosalia: la giovane si ritirò in una grotta del feudo paterno della Quisquina sui Monti Sicani, situata non lontana da un convento di monaci basiliani. Da lì si trasferì in una grotta sul Monte Pellegrino, accanto a una preesistente chiesetta bizantina, in una cella costruita sopra il pozzo ancora esistente. Testimoni della vita contemplativa della Santa furono anche i Benedettini, che avevano un convento in quelle terre: la giovane visse in preghiera, solitudine e mortificazioni. Attratti dalla sua fama di santità, molti palermitani salivano sul monte; alla sua morte, il 4 settembre del 1160, Rosalia divenne presto oggetto di culto, con l’edificazione di numerose chiese a lei dedicate in diverse zone della Sicilia. Intorno alla metà del sec. XVI, il viceré Giovanni Medina fece costruire per l’”Ordine Francescano Riformato di Santa Rosalia e del Monte Pellegrino”, un convento accanto alla grotta adattata a chiesa. Il ritrovamento delle reliquie della Santa è legato a una circostanza prodigiosa: il 26 maggio 1624 ad una donna molto malata di nome Girolama Gatto apparve in sogno una fanciulla vestita di bianco che le prometteva la guarigione se avesse fatto voto di salire sul Monte Pellegrino. Compiuto il pellegrinaggio con due amiche, appena bevve l’acqua che gocciolava dalla grotta, si sentì guarita e, caduta in un riposante torpore, le apparì nuovamente la giovane riconosciuta come Santa Rosalia, che le indicò il posto dove erano sepolte le sue reliquie. Gli eremiti francescani del vicino convento cominciarono le ricerche finché il 15 luglio 1624, a quattro metri di profondità, trovarono un masso lungo sei palmi e largo tre, a cui aderivano delle ossa, presto fatte analizzare da una commissione. Intanto Palermo fu colpita dalla peste nell’estate del 1624 mietendo migliaia di vittime: il cardinale radunò nella cattedrale popolo e autorità e insieme chiesero aiuto alla Madonna, facendo voto di difendere il privilegio dell’Immacolata Concezione di Maria e dichiarare Santa Rosalia patrona principale di Palermo, venerando le sue reliquie, quando sarebbero state rinvenute.  Nel frattempo, due muratori palermitani che lavoravano nel convento dei Domenicani di Santo Stefano, trovarono in una grotta alla Quisquina, il 24 agosto 1624, un’iscrizione latina che si credette incisa dalla stessa Rosalia in cui si leggeva: “Io Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore della Quisquina e (del Monte) delle Rose, per amore del Signore mio Gesù Cristo, ho deciso di abitare in questa grotta”, cosa che confermava il precedente eremitaggio, seguito poi da quello sul Monte Pellegrino. L’11 febbraio 1625 la commissione, stabilì che le ossa rinvenute l’anno prima erano di una sola persona chiaramente femminile: portate in processione per la città fino al monte, l’epidemia finì. Il nome della Santa fu per tradizione interpretato come composto da ‘rosa’ e ‘lilia’, rosa e gigli, simboli di purezza e di unione mistica.

Dal punto di vista iconografico, Santa Rosalia – chiamata affettuosamente dai Palermitani “la Santuzza” -viene spesso raffigurata come una giovane eremita vestita con abito monacale, all’interno o nei pressi di una grotta, con una corona di rose in testa e il giglio in mano. Altri attributi sono il bastone del pellegrino, il teschio, la palma e le forbici.

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