Storie

Il viaggio dalla Romania in Abruzzo della fotografa Anamaria Draghici, ‘custode’ delle memorie familiari

"Rivivere, raccontare, emozionare". Gli scatti "che hanno un'anima" della fotografa esperta in ritratti familiari Anamaria Draghici, volata dalla Romania in Abruzzo per inseguire un sogno.

“Un’immagine può valere più di mille parole, che sia il sorriso di un bambino, l’abbraccio con sua madre, un bacio con il suo papà. Sono momenti che restano indelebili. Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, palesa uno stato d’animo. Per questo ho scelto di diventare fotografa, esperta in ritratti di famiglia: volevo che le emozioni delle persone che ho intorno potessero rimanere per sempre, volevo essere il custode delle memorie, dal momento che io ne ho poche della mia infanzia”. Anamaria Draghici, fotografa professionista di Montesilvano, è arrivata dalla Romania in Italia tanti anni fa per ricongiungersi alla sua famiglia di origine che viveva in Abruzzo da tempo e dove ha deciso di mettere ‘radici’ e intraprendere il suo percorso.

La sua è una storia di ‘migrazione’ riuscita, simbolo perfetto di un’integrazione positiva. Anamaria Draghici è una di quelle donne partite da lontano che in Abruzzo e in Italia in generale si sono distinte per aver costruito qualcosa che contribuisce a migliorare la nostra società. La mamma e il fratello vivevano, da tempo, a Montesilvano, Anamaria aveva 19 anni: finita la scuola ha deciso di fare le valigie e raggiungerli con il desiderio di innestarsi nel tessuto sociale, provando anche a migliorarlo con il suo contributo.

Oggi, a 34 anni, dopo un’intensa e dura gavetta, Anamaria è una fotografa concettuale professionista, esperta in ritratti di famiglia che mette nella fotografia, “Tutte le immagini che ho visto, i volti e le mani che ho incontrato e toccato, i libri che ho letto, la musica che ho sentito, le persone che amo, i tramonti e le albe che mi emozionano”, spiega nell’intervista rilasciata al Capoluogo.

Anamaria Draghici

Certo all’inizio non è stato facile, ma la voglia di fare ha avuto il sopravvento. “Per non pesare sul bilancio familiare – ricorda – ho fatto tantissimi lavori: cameriera, barista, donna delle pulizie, assistenza alle persone disabili o ricoverate in ospedale e in clinica, aiuto cuoca nei ristoranti”.  Una gavetta che le ha consentito sempre una vita serena e dignitosa, ma sapeva benissimo che non era quella la sua strada. “Avevo da sempre un grande senso artistico: mi piace disegnare, truccare, ero incuriosita dalla macchina fotografica, pensavo quale potesse essere la mia strada tra tante e poi è cominciato tutto per caso”.

Anamaria Draghici

Il caso, se così si può definire, è stato uno stop necessario e dovuto. “Ero incinta e non potevo svolgere lavori pesanti, a casa mentre il mio bimbo cresceva nel mio grembo, dentro di me cresceva la voglia di fare qualcosa per me stessa e per gli altri. Ho cominciato ad informarmi e quando il mio bambino aveva poco più di un anno mi sono iscritta a diversi corsi online che mi hanno consentito di diventare fotografa e nello stesso tempo ho aiutato mio figlio a crescere. Di notte studiavo da autodidatta e seguivo i corsi e di giorno mi occupavo del mio piccolino“. 

Anamaria Draghici

“Volevo lavorare e desideravo che fosse un lavoro tutto mio dove potermi gestire impegni, orari, scadenze”. Prima di diventare fotografa ha frequentato a Pescara la scuola di counseling ‘Avalon’, conseguendo il diploma triennale.“Per andare avanti e trovare la strada giusta questa scuola è stata fondamentale: mi ha trasformata, aiutandomi personalmente, è stato un lavoro intenso volto a rafforzare le miecom­pe­tenze, la mia cre­scita personale, l’apprendimento e mi ha aiutato molto nelle re­la­zioni in­ter­per­so­nali”.  

Anamaria Draghici

I principi appresi con la scuola di counseling sono diventati poi le basi per la sua attività fotografica. Nel 2019, poco prima della pandemia, l’apertura dello studio fotografico insieme al socio Paolo Marchegiani. “Abbiamo lavorato e stiamo lavorando tantissimo, nonostante tutte le difficoltà conseguenti l’emergenza sanitaria. Siamo stati fermi solo durante il lockdown per poi ripartire alla grande con molta energia”. 

Anamaria ha scelto di specializzarsi in ritrattistica familiare: eventi come matrimoni, battesimi, feste di compleanno, baby shower e gender reveal. Perchè la scelta di questa tipologia di fotografie? “In linea di massima la famiglia, a prescindere dai legami di sangue e parentele è il luogo per eccellenza dove i buoni sentimenti vengono esaltati, che sia tra una coppia di coniugi o dove ci sono bambini. Quando nasce un figlio il nucleo cresce, si evolve, cambia e a me piace immortalare questi cambiamenti, suggellando con i miei scatti i loro momenti più belli”. 

Anamaria Draghici

Il ritratto familiare una volta era ad appannaggio solo delle grandi occasioni: tante famiglie ancora oggi conservano quell’unica immagine, in bianco e nero, un po’ ingiallita, che ritrae i propri avi nel giorno del matrimonio. In alcuni casi, specie quando non c’erano le possibilità economiche, la foto veniva fatta il giorno del funerale. La figura umana è sempre stata un soggetto affascinante per gli artisti di tutti i tempi, oggi sono stati i fotografi ad ereditare. Grazie alla fotografia è possibile immortalare le persone in ogni fase della loro vita; prima della sua invenzione i grandi personaggi che hanno fatto la storia come imperatori, aristocratici e sovrani commissionavano a pittori importanti ritratti delle occasioni importanti per preservare un ricordo o per esaltare la propria potenza.

I ritratti per Annamaria “Non sono mai solo semplici rappresentazioni della fisionomia, ma mostrano sempre uno sguardo ‘interpretativo’ dell’artista sul soggetto. Personalmente metto in questi scatti le emozioni e la nostalgia per il mio passato, per quei ricordi di quando ero bambina che ho solo nella mia memoria, dal momento che si facevano poche foto e alcune di quelle che avevo sono rimaste in Romania”. Per questo, oggi, ha nel suo archivio migliaia di scatti: sono tutte le famiglie immortalate dal 2016 in poi. “Ci tengo ad avere gli archivi di tutte le sessioni fatte, le memorie delle famiglie sono importanti, soprattutto quando ci sono anche i bambini. Tutto cambia molto velocemente e può succedere di dimenticare alcune fasi, passaggi e il viaggio fatto”.

Anamaria Draghici

Per Anamaria non è indispensabile che ci sia “l’occasione” per un servizio fotografico. “I momenti speciali li possono creare anche solo le nostre emozioni, catturando attimi che poi, nel tempo, diventano ricordi preziosi per i genitori, per i figli, per i parenti. Ho la fortuna di poter fare tutto questo in Abruzzo, un luogo che regala scenografie naturali pazzesche, dalla costa fino all’interno Aquilano. Ci sono scorci perfetti come i nostri prati, i laghi, luoghi iconici come la Torre di Cerrano o la Costa dei Trabocchi che meritano di rimanere a imperitura memoria”.  C’è qualcosa che la emoziona in particolare durante il suo lavoro, il sorriso dei bambini. “Quando ho dei bambini davanti la macchina fotografica sento come se fossero miei figli: in quel momento si crea una connessione e mi sento onorata in ogni sessione di avere uno spazio nella loro intimità e nelle loro storie”. 

Tanto lavoro insomma, ma anche tante soddisfazioni: quest’anno infatti, l’Associazione culturale Vocea Romanilor Vastese ha voluto premiarla con un riconoscimento dedicato ai connazionali che si sono distinti in Italia. A Montesilvano invece, insieme all’amica e collega Marzia Lioci ha vinto un concorso fotografico organizzato dalla galleria di Arteincontro, dove si sono classificate terze su 32 artisti partecipanti.  L’ultimo progetto che l’ha vista impegnata, ad agosto scorso, è stata una performance, insieme all’attrice Claudia D’Antonio, “Io sono Narciso”, incentrato sullo specchio come metafora della persona e della personalità.

Anamaria Draghici

E tanti sono anche i programmi per il futuro: “Il mio progetto fotografico imprenditoriale è incentrato molto sul lavoro interiore e la spiritualità, non caso, i riconoscimenti fin ora raggiunti sono legati alla fotografia concettuale. Le immagini in generale e i ritratti nello specifico per me sono e saranno sempre uno strumento di indagine e conoscenza interiore sia del professionista che scatta che del soggetto fotografato. Voglio continuare a lavorare seguendo questa strada, sperando di poter portare i miei ritratti e l’Abruzzo che mi ha accolto a braccia aperte fuori dall’Italia”. 

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