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Montagna, sovraffollamento sul Corno Grande: “Troppi inesperti, partono per sentito dire”

Decine di persone in vetta sul Corno Grande nello scorso fine settimana. Quanto può essere insidioso in montagna l'escursionismo fai da te? L'intervista al presidente del Cai L'Aquila.

Migliaia le presenze registrate ogni fine settimana sul Gran Sasso: escursionisti più o meno esperti, famiglie, passeggiatori solitari. La fotografia che vedete in copertina ritrae la situazione sul Corno Grande domenica scorsa. Un sovraffollamento che si addice più a un centro commerciale, che a una montagna.In queste settimane tantissimi sono stati gli interventi degli uomini del soccorso alpino regionale abruzzese che, sempre più spesso, si sono trovati a prestare aiuto ad escursionisti imprudenti o impreparati.

La montagna è un luogo libero e deve essere accessibile a tutti, per tutti, ma con il buonsenso; questo secondo Vincenzo Brancadoro, presidente della Sezione CAI L’Aquila, dovrebbe essere il primo equipaggiamento da portare con sé quando si programma un’escursione. “Una passeggiata in montagna va studiata e pianificata, non si deve e non si può lasciare nulla al caso. Bisogna sapere dove si va, quando bisogna andare, magari evitando le mete più affollate, anche se più ambite: ci sono luoghi dove si registra il passaggio di migliaia di persone al giorno e altri sentieri o cime praticamente deserti”, spiega Brancadoro intervistato  al Capoluogo.

Per il Presidente è un problema culturale, anche ‘figlio’ dei social:In un mondo iperconnesso siamo tutti i potenziali ‘influencers’ di qualcun altro e non ci rendiamo conto che la montagna è bellissima, ma insidiosa se non si hanno la preparazione e la mentalità adatte. Dopo il Covid le nostre montagne, come nel resto d’Italia, hanno avuto un momento di grande riscoperta. Si è trattato di uno sfogo naturale, giusto e comprensibile, dato che la montagna è stata uno dei primi posti dove è stato permesso andare, perché consentiva e consente di stare all’aperto mantenendo le distanze. Il problema è che lo standard medio dell’escursionista non è altissimo: molti improvvisano, si affidano a fonti di informazione improbabili, partono tardissimo, non programmano la gita se non con approssimazione, senza consultare attendibili previsioni del tempo, senza valutare attentamente né le proprie condizioni fisiche e di allenamento, né le condizioni della montagna e le difficoltà che essa può presentare”.

Il CAI L’Aquila proprio per questo motivo e per venire incontro a chi vuole avvicinarsi alla montagna, è impegnato in un’azione di formazione e informazione. “La nostra Sezione cura la manutenzione di moltissimi sentieri, propone continuamente corsi di formazione e incontri di approfondimento, grazie ai suoi Istruttori e alla loro profonda conoscenza dell’ambiente e delle tematiche ad esso legate. I nostri volontari del Servizio Civile Universale, che prestano la loro opera presso la nostra Sezione, svolgono anche un importante lavoro di osservazione e monitoraggio sui sentieri del Gran Sasso, rilevando i passaggi, gli orari, l’attrezzatura, la conoscenza del territorio e le sue criticità, rispetto alla stagione e alle condizioni della montagna. Il nostro è un lavoro importante, un servizio utile nei confronti della società, dei nostri soci e anche dei non soci, che vengono coinvolti costantemente in percorsi formativi e momenti di approfondimento nelle varie discipline dell’andare in montagna: l’escursionismo, lo scialpinismo, l’alpinismo, il cicloescursionismo, la speleologia, con continui approfondimenti sui rischi e le insidie che si nascondono in ambiente impervio. I risultati ci danno ragione: a livello nazionale ogni anno il Soccorso Alpino pubblica le sue statistiche: di tutti gli interventi per recuperare persone smarrite o in difficoltà, solo il 4/5 per cento riguarda soci CAI”.

Gli interventi del personale del Soccorso Alpino (che fa parte di una sezione speciale del CAI, come anche le Guide Alpine e gli Accompagnatori di Media Montagna) sono sempre e comunque tanti, troppi, soprattutto nei week end, con un aumento di casi di persone che affrontano la montagna senza adeguata preparazione.

“La maggior parte delle persone sa come muoversi in quota, tuttavia capita, sempre più spesso, che ci si trovi di fronte a situazioni di incoscienza, letteralmente di non-conoscenza. Una volta era il buonsenso a dettare le regole di comportamento: si imparava da amici più esperti, oppure ci si affidava alla competenza degli Accompagnatori e Istruttori CAI, o alla professionalità delle Guide Alpine. Adesso, con l’accesso ai social e ai motori di ricerca, si trovano informazioni su tutto e molti credono che questo basti, che un’informazione sommaria e approssimativa (quando non imprecisa o incompleta) sia sufficiente per diventare ‘tuttologo’: l’esperienza si costruisce, va stratificata, non si improvvisa. Come possiamo cercare di prevenire le situazioni di rischio? Innanzitutto pianificando, studiando un itinerario con con i suoi ragionevoli tempi di percorrenza, valutando l’evoluzione delle condizioni meteo e del terreno e le proprie condizioni fisiche. Per affrontare tutto questo, bisogna innanzitutto compiere un atto di umiltà: il metaverso di internet e, in particolare, i social network, non richiedono umiltà, non la insegnano né la trasmettono“.
Una buona pianificazione, in sintesi, non solo riduce gli inconvenienti (sempre possibili), ma evita che una gita piacevole si trasformi in un’esperienza drammatica, o in un banale momento di immersione esperienziale, senza consapevolezza, senza crescita interiore. “Senza dimenticare che le nostre montagne sono luoghi fragili, che meritano rispetto: dobbiamo essere i primi sponsors di questo principio”.

Cosa serve quindi per una passeggiata in montagna, per non esporsi a troppi rischi? Questo è l’equipaggiamento consigliato dal CAI per un ambiente estivo:

Scarpe adatte: con una tomaia alta e una suola scolpita, tipo Vibram. Da evitare assolutamente scarpe da ginnastica troppo leggere a suola liscia, per non parlare di infradito e sandali.
Vestiario a strati, traspirante, con pantaloni preferibilmente lunghi che proteggono anche da graffi, insetti o rovi.
Zaino: non si sale in montagna con la borsetta. Lo zaino è la nostra casa, nella quale non deve mancare l’essenziale: una lampada frontale, anche se si prevede di rientrare prima del buio; dieci-venti metri di corda da alpinismo, che può aiutare noi o una persona in difficoltà, conoscendo almeno i rudimenti per un uso corretto di attrezzatura alpinistica; un coltellino; un kit per il primo soccorso; sali minerali da sciogliere nell’acqua per le giornate più calde, la cui riserva deve essere calibrata e, studiando il percorso in anticipo, sarà possibile individuare fonti e sorgenti; una maglia di pile per ripararsi dal freddo; una giacca antivento e antipioggia; cappello, guanti e occhiali per ripararsi dal freddo e dal sole, creme protettive per evitare le sgradevolissime ustioni da ultravioletti, che in alta quota sono più intensi.
Bastoncini da trekking: comodi, soprattutto in discesa, per mantenere l’equilibrio – Naturalmente parliamo di condizioni ancora tipicamente estive, perché, con l’autunno, la montagna si vestirà con il suo abito invernale, soprattutto sui versanti esposti a nord, con presenza di neve e ghiaccio sui sentieri.
In questo finale d’estate non va comunque dimenticato che – in alta quota – non è mai da sottovalutare la violenza del maltempo: fulmini, grandine, vento, non sono minimamente paragonabili a quanto avviene in pianura. Non è raro che, in piena estate, un temporale possa portare anche una nevicata, con bruschi abbassamenti della temperatura.

“Prima di partire per un’escursione – ricorda in conclusione il presidente del CAI L’Aquila, “sarebbe sempre opportuno contattare – telefonicamente o con messaggi – o visitare la sede della Sezione: persone competenti e disponibili, che conoscono il territorio, saranno sempre pronte a rispondere a ogni domanda e a dare un consiglio di buon senso”. 

Montagna accessibile a tutti, ma con il buonsenso: il problema dei parcheggi

Sono tantissimi gli escursionisti che scelgono come meta Campo Imperatore, da raggiungere a piedi – con la macchina per un tratto – senza utilizzare la funivia che, lo ricordiamo, sarà chiusa per un mese per i lavori di manutenzione programmati da tempo. 

Il problema più frequente, in queste settimane di grande afflusso, è quello dei parcheggi”,  spiega al Capoluogo Dino Pignatelli, presidente del CTGS. I posti adibiti alla sosta non sono sufficienti: per tre anni abbiamo organizzato i due parcheggi, di fronte all’ostello e vicino le Fontari. Quest’anno non ci è stato consentito ed è stato lasciato tutto un po’ al caso. Noi cerchiamo di fare il possibile affinché le nostre montagne siano davvero accessibili a tutti, ma non siamo abilitati a fare quello che non ci permettono di fare”, conclude.

La foto allegata è stata scattata da Fabrizio Sulli

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