Alla scoperta di Caporciano, il borgo che domina il Tratturo Magno

13 settembre 2023 | 06:58
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Alla scoperta di Caporciano, il borgo che domina il Tratturo Magno

Un borgo, mille bellezze. Il Capoluogo vi porta alla scoperta di Caporciano, borgo aquilano da 200 anime e una storia antichissima: quella che la sua torre ha visto scorrere lungo la piana del Tratturo Magno

Una storia antichissima quella del borgo di Caporciano, nel cuore delle aree interne aquilane. Con la Torre del suo Castello domina la Piana del Tratturo Magno, offrendo una vista che va dal Corno Grande alla Maiella. Lo speciale del Capoluogo con l’Architetto Dino Di Vincenzo.

Caporciano

Un borgo, mille bellezze. Il Capoluogo vi porta alla scoperta di Caporciano, borgo aquilano che conta 200 anime. Il direttore David Filieri e l’Architetto Dino Di Vincenzo, già sindaco del piccolo Comune e già Direttore regionale dei Beni Culturali, ci guidano per i vicoli del paese: dal castello alla ruetta, fino alle principali chiese ospitate. Quelle di Caporciano, illustrata ai microfoni del Capoluogo da Dino Di Vincenzo, è una storia antichissima, riemersa solo grazie ai lavori fatti sulla statale venti anni fa. “Alcune ricerche archeologiche permisero di riscrivere la storia. Si scoprì che già nel 1500 a.C. la piana era abitata da alcune popolazioni. A testimoniarlo sono stati gli arredi presenti nelle tombe rinvenute. Inoltre – aggiunge Di Vincenzo, direttore della rivista Cinturelliquesto luogo già dal terzo secolo a.C era attraversato dal primo Tratturo Magno.
La piana fu valorizzata nel 47 dall’Imperatore Claudio, che realizzò la via Claudia nova: strada che congiungeva l’allora città di Amiternum a Popoli. Poi, anche qui è arrivato il buio del Medioevo, finito intorno all’anno Mille: quando tutti i luoghi ricominciarono a vivere con l’incastellamento. Qui siamo proprio sotto il Castello di Caporciano”.
A pochi km c’è Peltuinum, “era una pretura romana che si sviluppò quando il luogo fu conquistato, appunto, dai romani. Quando decadde come pretura, gran parte delle sue pietre furono usate per l’edificazione dell’Abbazia di Bominaco, frazione di Caporciano”, sottolinea Dino Di Vincenzo mentre ci conduce in cima alla Torre.

Caporciano

La torre fortificata, struttura militare del 1100 perfettamente conservata, offre una meravigliosa vista sull’intera piana.
Oggi è usata come torre campanaria, “ma in origine era una torre di avvistamento, prima ancora che diventasse la torre principale del Castello. Da qui si dominava un pezzo importante dell’Abruzzo: si può vedere, infatti, il Corno grande del Gran Sasso, il Castello di san Pio, la Chiesa di Cinturelli, la Piana del Tratturo Magno, altri borghi in fondo e, ancor più distante, la Maiella“.
Proprio il Tratturo Magno, nel mese di settembre, “era attraversato tutti i giorni da centinaia di migliaia di greggi che incontravano gli abitanti di questi territori. Del resto, si attraversavano varie stazioni di posta. Ad esempio Centurelli era uno dei luoghi principali per l’interscambio del Tratturo Magno”, evidenza ancora Dino Di Vincenzo.

Tutto intorno Capestrano è cresciuto come piccolo centro “quando il castello ha perso le sue funzioni militari e si è esteso nel territorio collinare.
Nelle vicinanze
– sottolinea Di Vincenzo – c’è un altro castello importante, quello di Bominaco, con un’altezza tale che permette di vedere le torri della Piana di Rocca di Mezzo, Calascio e la torre di Forca di Penne: grazie a questa si riusciva a scambiarsi informazioni anche con la zona del pescarese.
Dalla Torre, poi, ci spostiamo nelle chiese sorte a Caporciano proprio quando il castello è andato in disuso: le raggiungiamo attraversando la ruetta.
“La Chiesa più grande è la parrocchiale di San Benedetto, realizzata intorno al 1600: all’interno dell’edificio sacro sono ospitate opere di pregio.
In questa chiesa alle 6 della mattina di Pasqua, tornano e si incontrano tutte le persone originarie del luogo (il parroco un tempo li chiamava ‘pasqualini’) per una tradizione cara a molti. C’è un telo nero che viene messo a coprire l’area dell’altare, rendendo la zona buia, con appena qualche luce soffusa. Ed è qui che il momento della risurrezione viene raccontato in una scena che porta dal buio alla luce: spostando pian pian il telo nero, vengono accese le luci, suonate le campane e, fuori dalla chiesa, c’è la Banda, mentre da dietro l’altare con alcuni meccanismi viene fatta apparire la statua del Cristo risorto con accanto la Madonna, il cui abito dal nero del lutto divenuta azzurro.

Dalla Chiesa di San Benedetto si raggiunge la Confraternita dell’Addolorata: qui troviamo un’altra chiesa realizzata principalmente per il culto dei morti”.

Quindi ci spostiamo nella Chiesetta di San Pietro. Il video integrale con le immagini di Daniele Cantalini.