L’Iran a un anno dalla scomparsa di Masha Amini, Esmail Mohades: “La rivoluzione cammina”

“Economia peggiorata e impiccagioni”, l’Iran a un anno dalla scomparsa di Masha Amini nell’intervista all’ingegner Esmail Mohades.
“Economia peggiorata e impiccagioni”, l’Iran a un anno dalla scomparsa di Masha Amini nell’intervista all’ingegner Esmail Mohades.
Dell’Iran si parla poco, se non in periodi come l’anniversario della scomparsa di Masha Amini, arrestata e picchiata a morte perché “mal velata”. I giovani tornano in piazza per reclamare libertà, per le donne e per tutti, ma com’è cambiata la situazione dalle prime rivolte dell’anno scorso? Lo abbiamo chiesto all’ingegner Esmail Mohades, iraniano, da 40anni all’Aquila, sempre attivo nella resistenza contro il regime. Ha scritto un libro, “Non si può incatenare il sole”, che racconta le vicende di di due giovani donne, Puoran Najafi e Hengameh Hajhassan, arrestate nel 1981. Una di loro è rimasta uccisa in un campo della resistenza iraniana in Iraq, da guerriglieri al soldo del governo dell’Iran. Storia emblematica anche dell’attuale momento storico.
“La situazione – spiega al Capoluogo.it Esmail Mohades – è molto peggiorata, anche dal punto di vista economico: c’è un’inflazione che galoppa verso il 75% e che arriva a livelli incredibili, 100%, 200%, 300% per quanto riguarda i beni alimentari. Dal punto di vista sociale il regime capisce che la repressione dura è arrivata alla sua fase ormai controproducente, ma non sa fare altro, se non cercare di agire in modo meno plateale. All’inizio della rivolta si parlava di eliminare la Polizia morale, che però è ancora lì e agisce in maniera nascosta. La repressione, infatti, non si è fermata, se l’anno scorso ci sono state oltre 571 impiccagioni, nei primi mesi del 2023 sono arrivate a 650 e tra loro c’è anche qualcuno che aveva partecipato alle rivolte”.
E nuove rivolte sono scoppiate nei giorni dell’anniversario, soprattutto nell’area del Kurdistan, da dove la giovane Masha Amini proveniva: “Ci sono stati scioperi e manifestazioni da un lato, dall’altro l’intervento del regime nel suo stile. Qualche giorno fa sono andati a casa del padre di Masha Amini e l’hanno arrestato per qualche ora, minacciandolo affinché non alimentasse alcuna forma di protesta. Nelle settimane scorse è stato arrestato lo zio della giovane e un paio di giorni fa hanno perfino ucciso una persona che si era recata sulla sua tomba”.
Insomma, poco sembra essere cambiato in un anno, ma l’ingegner Esmail Mohades sottolinea: “Le rivoluzioni non sono una corsa veloce, ma una marcia lenta. Il regime è sostanzialmente morto, ma fa ancora paura, soprattutto nei rapporti internazionali”.
E qui un’altra nota dolente: “Siamo consapevoli che spetta a noi iraniani abbattere il regime, non vogliamo armi o aiuti, ma l’Occidente deve smetterla di condannare a parole il regime e poi trattarci sottobanco“. Critiche da questo punto di vista sia all’UE che agli USA. “Da un lato sembra che il Parlamento europeo sia pronto a voltare pagina, ma poi durante le celebrazioni per l’anniversario ci sono interventi come quello di Josep Borrell che si arrampica sugli specchi avanzando scuse sulla sicurezza dei cittadini europei”. Sul fronte USA, poi, “si spendono tante parole, ma poi sbloccano 6 miliardi a favore del governo iraniano in cambio della liberazione di 5 cittadini col doppio passaporto. È lampante che l’Occidente abbia paura di quello che potrà accadere in futuro e dello stesso regime che lo minaccia, e mentre da un lato spende parole di condanna, dall’altro continua a trattare sottobanco. Questo è moralmente degradante e non è un buon messaggio per gli iraniani. Non vogliamo aiuti, ma almeno che smettano di aiutare il regime”.
