L'aquila

Daspo Willy, il doppio binario di prevenzione e repressione: “Continuiamo su questa strada”

L'AQUILA - Preoccupazione per episodi legati alla piccola delinquenza, soprattutto da parte di giovanissimi. Prevenzione, Daspo Willy e cooperazione istituzionale le armi messe in campo dalla Polizia.

Se è vero che L’Aquila rappresenta un territorio fondamentalmente tranquillo dal punto di vista di attività criminali di alto livello, rimangono i problemi legati alla piccola delinquenza, soprattutto da parte di giovanissimi. Prevenzione, Daspo Willy e cooperazione istituzionale le armi messe in campo dalla Polizia.

Pochi “grandi eventi criminali” si sono susseguiti a L’Aquila negli ultimi anni, tutti prontamente affrontati e risolti dalle forze dell’ordine, quotidianamente impegnata in una “normale amministrazione” fatta di piccolo spaccio, risse, violenze domestiche più o meno gravi e comportamenti a cavallo tra inciviltà e veri e propri reati. Proprio su quest’ultimo punto si concentra la sensibilità collettiva disturbata da atteggiamenti aggressivi e di disturbo della normale convivenza civile, messi in campo soprattutto da giovanissimi, diversi dei quali provenienti dalle Case famiglie, essendo minori stranieri non accompagnati. In questi casi, pure attenzionati dalla Polizia, come ricordato nell’intervista al Questore dell’Aquila, il dottor Enrico De Simone, di fondamentale importanza sono le segnalazioni tempestive di ogni forma di reato, anche se spesso vengono segnalati anche comportamenti “solo scorretti” non di diretta competenza delle forze dell’ordine. Ma quando la situazione diventa di diretta competenza della polizia, immediatamente scattano gli interventi, secondo la normativa vigente.
“Quando si tratta di reati contro la persona o spaccio – ha spiegato il Questore – il Daspo Willy diventa uno strumento importante. Lo abbiamo utilizzato in passato e continueremo a utilizzarlo ogniqualvolta la situazione lo richieda. Nel complesso ritengo sia vincente la strategia che stiamo portando avanti con le autorità giudiziarie, Procura ordinaria e per i minorenni, su un sistema di doppio binario: da una parte gli accertamenti di carattere penale con l’attivazione di quelle che sono le procedure che attengono alla polizia giudiziaria, dall’altra misure di prevenzione che prescindono dalla commissione del reato, ma possono riguardare comportamenti ritenuti pericolosi ancor prima che tecnicamente venga commesso lo stesso reato. Stiamo battendo tantissimo su questo punto, attraverso una serie di provvedimenti, tra cui anche quelli di Daspo, interdicendo la frequentazione di locali e i luoghi in prossimità di essi; in pratica si tratta di una inibizione alla frequentazione del centro storico. Vogliamo continuare su questa linea, insieme all’attività che svolgiamo anche all’interno degli istituti scolastici, e dove possiamo incontrare giovani, ma non solo. Le nostre attività sono rivolte anche agli anziani, che sono soggetti a rischio su particolari fenomenologie di comportamento. Si tratta di opere di informazione e prevenzione su diverse tematiche, dal bullismo al consumo di stupefacenti, dalla violenza di genere ai reati informatici, gli unici che a fronte di un calo generale dei reati più gravi (omicidi, rapine, estorsioni), invece aumentano”.
La sinergia, però, dev’essere non solo a livello istituzionale, ma anche con i cittadini: “Il tessuto sociale sano può aiutare tantissimo, tant’è che siamo proiettati verso una concezione di polizia di prossimità in cui tutti possono e devono contribuire. Oggi è acclarato che la sicurezza non può essere solo questione delle forze di polizia, ma bisogna coinvolgere tutti gli attori sociali per un’azione di controllo del territorio, da cui nessuno deve sentirsi escluso e di cui tutti devono essere parte integrante”.

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