La chiesa di Centurelli, luogo di ritrovo sulla via verde del Tratturo Magno

Seconda parte dello speciale su Caporciano a cura del Capoluogo.it. Protagonista la Chiesa di Centurelli, sulla via verde del Tratturo Magno.

Un vasto panorama si apre dinanzi alla Chiesa dei Centurelli: “Siamo al centro di un territorio che guarda interamente a Centurelli. Ci sono tutt’intorno gli abitati di San Pio delle Camere, Castelnuovo, Tussio, Caporciano, Bominaco, Civitaretenga e c’è la vista del Sirente.
Una centralità che, proprio in virtù della sua posizione, ha caratterizzato la storia di Centurelli, soprattutto dal 1920 in poi, da quando, cioè, tutti gli anni il 1 maggio veniva celebrata la Festa dei Lavoratori. La Chiesa è stata interdetta al culto, infatti, per tutto il ‘900 e qui davanti venivano socialisti e comunisti dell’aquilano a celebrare, appunto, la Festa del 1 maggio”, illustra l’architetto Dino Di Vincenzo, fondatore della rivista Cinturelli, che racconta il territorio e la sua storia.
“Il chiostro – continua – è la parte residuale di un antico convento che era sorto accanto alla Chiesa di Centurelli e che per anni è servito per accogliere tutti quei pastori che passavano qui due volte l’anno, a settembre e in primavera”.

Con le immagini di Daniele Cantalini entriamo all’interno della Chiesa. “Una chiesa rupestre – aggiunge Dino Di Vincenzo – la sua storia è relativamente recente, risale al 1500. La leggenda narra di un miracolo: un pastore che tornava da Foggia si fermò qui poiché il suo asino non voleva proseguire nel viaggio, ciò fino a quando lui non avesse assunto l’impegno di fare qualcosa per questo luogo. Così, nel 1560 questo edificio fu terminato. Quando il Tratturo Magno, verso la fine dell’800, perse la sua centralità anche la chiesa seguì questa decadenza del territorio. Nel tempo, quindi, l’edificio fu interdetto al culto perché pericolante, era il 1903. E negli anni ’60 del secolo scorso la Chiesa era diventata addirittura un ovile, con una parte del tetto mancante”. È stato poi il Comune ad intervenire, negli anni 2000.
“L’intervento si è protratto per molti anni e vide applicare alcune innovazioni che in seguito, con il terremoto dell’Aquila, sono diventate usuali. Come l’installazione di alcune fibre di carbonio nel soffitto: era indispensabile consolidarlo, infatti, poiché rischiava di crollare. Presentammo anche il progetto al Salone del restauro di Ferrara e al Politecnico di Milano. Ora la Chiesa è gestita dai celestini dell’Aquila ed è utilizzata principalmente come luogo di riunioni di associazioni importati e per alcuni riti religiosi, come quello dell’Ascensione, che riunisce i paesi di tutta la Piana”.

“In questo luogo così ricco di storia – continua Di Vincenzo – abbiamo scelto di ricordare l’emigrante, protagonista di un secolo e mezzo di storia. L’artista Pelliccione dell’Aquila ha realizzato questa immagine simbolica dell’emigrante che si regge su un bastone con la bisaccia appesa al collo e che cammina su una ruota tonda, rappresentante il mondo. La statua fu realizzata nel 2003, subito dopo i lavori di restauro, ed è diventata il simbolo dell’emigrante del territorio”

Ci spostiamo, nel nostro secondo speciale di Caporciano, nella Chiesa di San Pietro, nata assieme alle Chiese di Bominaco, intorno al XII secolo, anche se ci sono prime indicazioni di epoca addirittura precedente. “Qui probabilmente c’era una parte centrale a forma di edicola e poi si è ampliata lateralmente. Era anticamente l’unico edificio di culto degli abitanti del posto. Ci sono un ciborio bellissimo, un sarcofago romano di risulta ed affreschi di un certo interesse – sottolinea Di Vincenzo – Gli affreschi più recenti sono del 1700. Questa Chiesa fa da cornice alla celebrazione di San Pietro ed ospita numerosi eventi culturali. A breve partiranno anche i lavori di restauro”.

All’esterno della Chiesa di Centurelli, invece, c’è una targa in ricordo di Pierluigi Imperiale, recentemente scomparso, “Quando Pierluigi iniziò ad organizzare le sue prime escursioni da L’Aquila verso Foggia, come prima tappa selezionava proprio Centurelli e qui tutti gli ospiti che lo accompagnavano lungo il viaggio si fermavano a dormire. La Chiesa di Centurelli, del resto, era una sorta di antesignano ‘autogrill’ – scherza Dino – per la gente dedita alla Transumanza”.

C’è una rivista che racconta Caporciano e il suo territorio, Cinturelli, di cui Dino Di Vincenzo è fondatore. Storia, usi e costumi: sono molteplici le tematiche che in questi anni ganno trovato e continuano a trovare spazio all’interno del giornale.
“Un’avventura nata all’indomani del terremoto dell’Aquila – aggiunge Dino Di Vincenzo – Mi incontrai con un mio compagno, Paolo Blasini, ed eravamo sconfortati per quanto accaduto sul territorio. Così decidemmo di creare un qualcosa che potesse raccontare la storia, le tradizioni e la cultura di questi paesi. Perché i libri di storia si occupano delle grandi città, ma mai delle periferie: eppure questa storia – anche la grandissima mole di storia orale, quindi – va scritta affinché sia tramandata. E nel futuro vogliamo scrivere ancora molto”. Una rivista che, da qualche tempo, vede anche la collaborazione del Capoluogo.it. Tutti i dettagli nella video intervista a cura del David Filieri, Direttore responsabile del Capoluogo e della rivista Cinturelli.