Cultura

Transumanza, l’iniziativa Alba Flumina del Quarto San Pietro

Alba Flumina, l'iniziativa legata alla Transumanza: Un viaggio nella storia, quella dei nostri Padri transumanti e dei loro armenti, "andare e poi tornare...".

Nel pomeriggio di sabato 23, presso il Palazzetto dei Nobili, si è svolta la manifestazione culturale Alba Flumina. Organizzato dall’Associazione Quarto di S. Pietro in collaborazione con l’Associazione Amici della Transumanza, l’evento ha offerto al pubblico la possibilità di conoscere molti degli elementi che per secoli hanno composto la vita quotidiana di un pastore degli Abruzzi.

Il nome della manifestazione rimanda alla tradizione millenaria che ha visto migliaia e migliaia di pecore compiere l’annuale migrazione dalle terre d’Abruzzo verso la Puglia per sfuggire ai rigori invernali tipici della nostra Regione. Quando i venti autunnali iniziavano a sferzare i pascoli, i pastori comprendevano che era giunto il momento di mettersi in viaggio. Prima ancora che fosse reso immortale dalla penna del Vate, tra le comunità correva un solo messaggio: “è tempo di migrare”. Decine di migliaia di pecore affollavano quindi il Tratturo Magno dirette verso le miti pianure pugliesi, dei veri e propri fiumi bianchi il cui corso era diretto da silenziosi custodi di un rito antichissimo. Era il rito della transumanza, momento cardine che scandiva la vita delle comunità dedite alla pastorizia. Per onorare questa antichissima consuetudine, componente fondamentale dell’identità culturale dell’Abruzzo aquilano, l’Associazione Quarto di S. Pietro ha voluto fornire alla cittadinanza la possibilità di toccare con mano cosa significasse essere un pastore nell’antico Abruzzo. Sono stati allestiti banchi espositivi riguardanti la lavorazione della lana, la preparazione di cibi e medicamenti, il ricamo, l’artigianato, la preparazione dei formaggi e l’utilizzo di strumenti musicali.

Assunta Perilli ha illustrato al pubblico gli strumenti necessari per trarre da un informe ammasso di lana grezza un colorato e caldo indumento. “La lavorazione della lana prevedeva molti passaggi, dopo la tosatura si passava alla cardatura ed alla filatura. – ha spiegato Perilli – Per la colorazione ci si affidava ai prodotti naturali, il rosso era ottenuto dalla robbia, il verde dalla cipolla, il marrone dal mallo di noce mentre il giallo dalla camomilla del tintore”. L’attività che più comunemente viene associata alla pastorizia è quella della preparazione dei latticini, un’arte i cui segreti sono stati esposti da Franco Marulli che, durante l’intera durata della manifestazione, ha lavorato per preparare un ottimo formaggio primo sale.

La vita di un pastore era scandita da rituali consolidati, le continue fatiche erano interrotte da momenti di festa in cui dedicarsi a quel poco divertimento che un’esistenza piena di sacrificio poteva concedere. Ecco quindi apparire le zampogne e le ciarammelle, strumenti musicali indissolubilmente legati alla vita pastorale. Un esperto di tali strumenti è Francesco Sabatini, mastro liutaio e musicista che ha intrattenuto il pubblico con le note di questi evocativi strumenti a fiato. “Ad oggi strumenti del genere sono comunemente associati alla Scozia, in verità tali strumenti sono antichissimi, hanno origine nella notte dei tempi, all’epoca delle comunità di allevatori nomadi. – così Sabatini – Le zampogne, o comunque i loro antenati, sono esistite da sempre presso le comunità di pastori. La zampogna è diffusa in Italia, Spagna, Francia, persino in Lettonia. Oggi associamo questo strumento al Natale, quando alcuni appassionati girano per le strade suonando canzoni natalizie, ma per moltissimo tempo sono state utilizzate per celebrare feste di ogni tipo. Animavano le feste nuziali e le nottate passate sotto le stelle, sono state protagoniste di tutti i momenti di festa che scandivano le nostre comunità”.
La vita pastorale era indissolubilmente legata all’artigianato, una società povera non poteva permettersi manufatti di valore, ciò non significa che non vi fossero produzioni pregevoli. I materiali erano semplici ma le tecniche sofisticate, come dimostra Giuseppe Gizzi la cui famiglia, ad Arischia, produce archette dal 1848: “Con archetta si indica un baule in cui riporre gli oggetti, per tale motivo se ne producevano di varie dimensioni. La peculiarità di tali manufatti consiste nell’essere realizzati esclusivamente in legno, principalmente di faggio. Le decorazioni che contraddistinguono ogni archetta sono realizzate a mano con il compasso, in questo modo ogni artigiano imprimeva il suo marchio al proprio manufatto”.

Un angolo espositivo è stato dedicato a quanto i pastori potevano mangiare nella vita quotidiana, a come potevano lenire gli acciacchi dovuti ad una vita all’aria aperta: “I cibi erano molto semplici – spiegano le Dame Annamaria e Mariachiaria – durante i loro spostamenti i pastori mangiavano carne essiccata di pecora o pane cotto con legumi. Ad accompagnare questi semplici alimenti c’era, immancabilmente, del vino. Se il sole li scottava potevano spalmare sulle bruciature foglie di olaci”.
A chiudere la giornata, una proiezione incentrata sulla vicenda umana di un uomo che, nei tempi odierni, ha scelto di condurre la vita pastorale e per il quale l’Associazione ha promosso una raccolta fondi.

La Notte della Stella, lo spettacolo sulla Transumanza di Franco Marulli a San Pietro della Ienca

 

leggi anche
Territorio
La chiesa di Centurelli, luogo di ritrovo sulla via verde del Tratturo Magno
Cultura
Premio Letterario Tratturo Magno, i versi che raccontano la via verde: nuova edizione ai nastri di partenza
Eventi
Transumanza 2023, da Collemaggio si parte per il Tratturo Magno