Necrologio

Matteo Messina Denaro è morto

Morto il boss Matteo Messina Denaro: era ricoverato al San Salvatore per l'aggravarsi delle condizioni di salute. Non si è mai pentito.

Matteo Messina Denaro è morto nella notte. Detenuto in regime di 41bis nel carcere di Preturo dallo scorso gennaio, si è spento all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, all’età di 61 anni, dove era stato trasferito e operato a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute.

La super latitanza di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra latitante per quasi 30 anni, si era conclusa lo scorso 16 gennaio davanti una clinica privata di Palermo dove, regolarmente, si recava per fare le analisi e controllare l’andamento di una grave patologia al colon che lo affliggeva da 3 anni. Denaro è entrato in coma irreversibile giovedì 21 settembre ed è deceduto questa notte, nei giorni scorsi al suo capezzale erano arrivati anche i familiari, tra cui la figlia Lorenza alla quale, dopo anni di dissidi, ha dato il suo cognome proprio in questi giorni.
La Procura di L’Aquila – di concerto con la Procura di Palermo – si è determinata a disporre l’autopsia sulla salma di Messina Denaro, persona notoriamente afflitta da gravissima patologia. L’apertura di un procedimento è atto tecnico necessario per procedere a tale incombenza.

leggi anche
matteo Messina denaro
Cronaca
Morte Matteo Messina Denaro, disposta l’autopsia

In otto mesi le condizioni di salute del boss di Castelvetrano sono peggiorate progressivamente fino a precipitare nella serata di venerdì 22 settembre, quando i medici dell’ospedale dell’Aquila hanno dichiarato il coma irreversibile, rendendo noto ai suoi legali che non avrebbero continuato ad alimentare il paziente che aveva espressamente chiesto di non essere rianimato. Già da qualche giorno i sanitari avevano sospeso la cura per il cancro al colon, limitandosi a somministrargli la terapia del dolore. In stato ormai terminale, Messina Denaro era ricoverato dall’8 agosto all’ospedale San Salvatore.

MORTE MESSINA DENARO, IL COMMENTO DEL SINDACO DELL’AQUILA, PIERLUIGI BIONDI

L’Aquila, 25 settembre 2023 – “La morte del boss Matteo Messina Denaro, avvenuta nell’ospedale dell’Aquila, a seguito dell’aggravarsi della sua malattia, mette il punto su una vicenda che racconta di violenza e sangue, sofferenze ed eroismi”, lo dichiara il primo cittadino del capoluogo d’Abruzzo, Pierluigi Biondi.
“L’epilogo di una esistenza vissuta senza rimorsi né pentimenti, un capitolo doloroso della storia recente della nostra Nazione che non possiamo cancellare ma di cui oggi possiamo narrare la fine grazie al lavoro delle donne e degli uomini che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la criminalità mafiosa. Il 1992 per me, e tanti come me, ha segnato un nuovo inizio dell’impegno politico: non avremmo ceduto al ricatto, ci saremmo battuti per un’Italia forte, orgogliosa, libera e coraggiosa. Oggi continuiamo su quella strada e consapevoli dell’importanza di trasmettere principi sani, anche grazie a iniziative, come il premio intitolato a Paolo Borsellino, utili a far sì che i nostri giovani abbiano memoria di chi ha reso l’Italia un luogo migliore. Di cosa è male e di cosa è bene. Ringrazio il personale del carcere Le Costarelle, le nostre forze dell’ordine, il nostro personale sanitario, per non aver mai fatto mancare professione e umanità”, conclude Biondi.

Noto nel mondo cosa Nostra con il soprannome di “U Siccu” nel mondo criminale italiano, il suo nome ha evocato paura per decenni. Matteo Messina Denaro dopo l’arresto aveva dichiarato negli ultimi interrogatori che non si sarebbe mai pentito. Nelle scorse settimane sono state depositate le 70 pagine del verbale dell’interrogatorio fatto dopo l’arresto. “Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia”, aveva detto il boss durante l’interrogatorio, al procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia e all’aggiunto Paolo Guido. Infatti, al termine del lungo colloquio coi magistrati ha anche ringraziato la Procura, lo Stato, per avergli assicurato le cure di cui aveva bisogno.

Il 22 gennaio, pochi giorni dopo l’arresto e l’arrivo nel carcere di Preturo in regime di 41bis, era apparso un murale della nota street artist Laika in cui era stato raffigurato il piccolo Giuseppe Di Matteo che sorride a cavallo. Il mandante del sequestro e dell’omicidio del piccolo Giuseppe, figlio di un pentito, era stato proprio Denaro. Accanto al murale una scritta “Mafia sucks”, (la mafia fa schifo). L’opera è stata poi rimossa. Un altro murale dedicato al piccolo Giuseppe è stato poi realizzato sempre da Laika ad Aielli. Il bambino venne rapito all’età di 12 anni nel 1993, torturato, ucciso e sciolto nell’acido nel 1996, dopo 25 mesi di prigionia. In un primo momento i familiari del piccolo cercarono notizie ovunque, pensando anche a un incidente, ma, quando, l’1 dicembre 1993, giunse alla famiglia un biglietto con il messaggio “Tappaci la bocca” e con due foto del ragazzo con in mano un quotidiano del 29 novembre 1993, fu chiaro che il rapimento era finalizzato a spingere Santino Di Matteo – il padre – a ritrattare le sue rivelazioni sulla strage di Capaci e sull’uccisione dell’esattore Ignazio Salvo.

Matteo Messina Denaro scovato dai ROS, la firma abruzzese sull’arresto

Considerato uno dei boss più importanti di tutta Cosa nostra, avendo esercitato le proprie attività criminali anche oltre i propri confini territoriali, come nell’Agrigentino e, addirittura, nel Palermitano, è stato uomo chiave del biennio stragista 1992-1993, ritenuto vicinissimo a Totò Riina e, quindi, conoscitore di oscuri ed importanti pezzi della trattativa Stato-mafia.

L’aggravarsi delle condizioni di salute (un tumore al quarto stadio metastatico) aveva reso necessario il trasferimento dal carcere di Preturo al San Salvatore dove è stata allestita una zona per consentire di curarlo in sicurezza. Nelle scorse settimane anche un piccolo intervento, a seguito del quale era stato trasferito nel reparto di Terapia intensiva.

L’ascesa del boss e la cattura

Matteo Messina Denaro è nato il 26 aprile 1962 a Castelvetrano, in Sicilia, ed è cresciuto in un ambiente fortemente legato alla mafia siciliana, Cosa Nostra. Figlio di don Ciccio, capo della cosca di Castelvetrano, morì da latitante a causa di un infarto. Matteo Messina Denaro seguendo le orme paterne ha scalato la sua carriera criminale, tanto da diventare “il boss dei due mondi”, il trait d’union tra la Cosa Nostra delle stragi e la Cosa Grigia di oggi. Ha rapidamente scalato le gerarchie della criminalità organizzata, diventando uno dei membri più influenti e pericolosi dell’organizzazione. La sua abilità nel rimanere nell’ombra e sfuggire alle autorità gli aveva fatto “guadagnare” anche il soprannome di “Diabolik”. Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine italiane per catturarlo, Matteo Messina Denaro è riuscito a rimanere in fuga per quasi tre decenni. Le sue abilità nell’eludere la giustizia lo hanno reso una leggenda vivente e un simbolo del potere e dell’impunità della mafia italiana. Tuttavia, nel 2022, la sua fuga è giunta al termine quando è stato catturato a Palermo, dacanti la clinica “La Maddalena” il 16 Gennaio.

Era l’uomo che Totò Riina si vantava di aver cresciuto “sulle sue ginocchia”. Ma il Capo dei Capi con lui non è sempre stato così tenero: “A me dispiace dirlo, questo signor Messina Denaro, questo che fa il latitante, questo si sente di comandare ma non si interessa di noi”. E ancora: “Questo fa i pali della luce (l’eolico in Sicilia, ndr). Ci farebbe più figura se se la mettesse in culo la luce“. Un rapporto dell’Antimafia invece descrive così il figlio di Don Ciccio: “È un mafioso di altra generazione, capace di sopravvivere in povertà, isolamento e privazione e di esser al contempo un gran viveur. A Castelvetrano, nella provincia trapanese, veniva spesso notato in gioventù mentre scorrazzava in Porche verso il lido di Marina di Selinunte. Pantaloni Versace, Rolex Daytona, foulard. Quando Riina lo incaricò di pedinare Falcone, Martelli e Maurizio Costanzo a Roma, a fine ’91, lui, racconta uno dei boss ora pentito che lo accompagnava, il mazarese Vincenzo Sinacori, trovava sempre il tempo di fare una buona scorta di camicie nel negozio più esclusivo di via Condotti e andava a mangiare nei locali più rinomati”. (fonte libro “L’Invisibile” di Giacomo Di Girolamo) e da alcune carte giudiziarie.

leggi anche
matteo messina denaro
Cronaca
Matteo Messina Denaro operato al San Salvatore, il boss è in Terapia intensiva
matteo messina denaro carabinieri
Le istituzioni
Morte Matteo Messina Denaro, le reazioni
matteo Messina denaro
Cronaca
Morte Matteo Messina Denaro, disposta l’autopsia
carcere teramo
Cronaca
Detenuto evade dal carcere, potrebbe essere stato aiutato da un drone
asl 1 ferdinando romano
Il riconoscimento
Ricovero e assistenza Messina Denaro a L’Aquila, il ringraziamento alla Asl dell’Aquila
matteo messina denaro
Cronaca
Matteo Messina Denaro, minacce al medico dell’Aquila: “Curalo o salti in aria come Falcone e Borsellino”
Francesco Schiavone sandokan
Cronaca
Il boss Francesco Schiavone trasferito nel carcere dell’Aquila, Sandokan è malato