Cultura

Tutti i Santi giorni, 4 ottobre: oggi è San Francesco d’Assisi

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 4 ottobre: San Francesco d'Assisi.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 4 ottobre: San Francesco d’Assisi.

Il 4 ottobre si festeggia San Francesco d’Assisi. San Francesco, al secolo Giovanni di Pietro Bernardone, nacque ad Assisi nel 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile Pica Bourlemont, in una famiglia della ricca borghesia emergente della città, dedita al commercio di pregiate stoffe provenienti dalla Provenza. Francesco crebbe tra gli agi: estroso ed elegante, primeggiava fra i giovani, amava le allegre brigate e spendeva con una certa prodigalità il denaro paterno. Con la morte dell’imperatore Enrico IV e l’elezione al pontificato di Innocenzo III gli scenari politici cambiarono: il nuovo Papa, sostenitore del potere universale della Chiesa, prese sotto la sua sovranità il ducato di Spoleto, compresa Assisi, cosa che condusse a una rivolta del popolo contro i nobili della città. Da questi eventi scoppiò una sanguinosa guerra tra assisiati e perugini e Francesco, infiammato dallo spirito d’avventura, si buttò nella lotta; dopo la disfatta subita a Ponte San Giovanni, nel 1203 fu condotto prigioniero a Perugia, dove restò in carcere per un anno, quando venne liberato dai familiari dietro pagamento di un cospicuo riscatto. Questa esperienza lo cambiò nel profondo: cominciò a non sentire più alcuna attrattiva per la vita spensierata e pensò di arruolarsi nella cavalleria del conte Gualtiero di Brienne, nelle milizie pontificie; giunto a Spoleto, ebbe un sogno in cui una voce misteriosa lo invitò a “servire il padrone invece che il servo” e a fare ritorno ad Assisi. Francesco allora comprese; rientrato in città si dedicò a una via di intensa meditazione e di pietà verso poveri e lebbrosi. Fu però solo nel 1205 che decise di spogliarsi di tutti i suoi averi per indossare i panni del penitente; in questi anni si occupò anche della ricostruzione di varie chiesette diroccate, come San Damiano, San Pietro alla Spira e di Santa Maria degli Angeli. Nel 1208 il Santo comprese che non era sufficiente restaurare fisicamente i luoghi di preghiera, ma che la Chiesa andava rinnovata nei suoi membri; indossò un abito di ruvida tela di lana, si coprì il capo con un cappuccio e, scalzo, iniziò a predicare la pace, l’uguaglianza fra gli uomini, il distacco dalle ricchezze e la dignità della povertà e l’amore per tutte le creature di Dio. Ben presto, attratti dalla sua predicazione, si affiancarono a Francesco quelli che sarebbero diventati suoi primi compagni: Bernardo di Quintavalle, un ricco mercante; Pietro Cattani, dottore in legge; Egidio, contadino; a loro si aggiunsero poco dopo anche Leone, Rufino, Elia, Ginepro e altri, fino al numero di dodici, proprio come gli Apostoli. Impegnati a vivere alla lettera il Vangelo, senza contestazioni morali e in obbedienza alle autorità religiose, ebbero l’appoggio del vescovo che suggerì loro di recarsi a Roma da papa Innocenzo III per ottenere l’approvazione del sodalizio. Spinto dalla vocazione missionaria, San Francesco si recò più volte in missione apostolica nei territori islamici; tuttavia, intorno alla metà del 1220, dovette ritornare in Italia per rimettere ordine fra i suoi frati, cresciuti ormai in numero considerevole: pur non avendo in un primo momento voluto fondare dei conventi poiché avverso al possesso dei beni materiali, il “poverello di Assisi” comprese la necessità di dettare una Regola ai suoi seguaci, regola che venne approvata  il 29 novembre 1223 da papa Onorio III con la bolla “Solet Annuere”. In essa si ribadivano la povertà, il lavoro manuale, la predicazione, la missione tra gli infedeli e l’equilibrio tra azione e contemplazione. Si permetteva ai frati di avere delle Case di formazione per i novizi e si mitigò il concetto di divieto della proprietà privata, dando così le basi alla fondazione di un Ordine mendicante, quello dei Frati Minori. Nell’estate del 1224 Francesco si ritirò sul monte della Verna, insieme ad alcuni compagni, per prepararsi con un digiuno di quaranta giorni alla festa di San Michele arcangelo: la mattina del 14 settembre, festa della Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava su un fianco del monte, vide scendere dal cielo un serafino con sei ali di fiamma e di luce; fra le ali il frate vide lampeggiare la figura di un uomo con mani e piedi distesi e inchiodati ad una croce. Quando la visione scomparve, Francesco vide impressi nella carne i segni della crocifissione: per la prima volta nella storia della santità cattolica si era verificato il prodigio delle stimmate. Prostrato dalle malattie e divenuto quasi cieco, all’inizio del 1225 si rifugiò a San Damiano, nel piccolo convento annesso alla chiesetta da lui restaurata tanti anni prima e qui compose il “Cantico di frate Sole” o “Cantico delle Creature”, esempio massimo dell’amore profondo per tutte le creature nelle quali il Santo scorgeva la presenza di Dio. Tuttavia, nell’estate del 1226 le sue condizioni di salute peggiorarono e i frati decisero di trasportarlo ad Assisi e su sua richiesta all’amata Porziuncola, dove si spense la sera del 3 ottobre 1226, adagiato sulla nuda terra.

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La mattina successiva il corpo di Francesco fu traslato con una solenne processione dalla Porziuncola alla chiesa parrocchiale di San Giorgio ad Assisi. A meno di due anni dalla morte, il 16 luglio 1228, papa Gregorio IX lo proclamò santo, fissandone la memoria liturgica al 4 ottobre. Le sue spoglie rimasero nella chiesa di San Giorgio fino al 1230, quando vennero portate nella Basilica a lui dedicata. Il 18 giugno 1939 Papa Pio XII ha proclamato San Francesco patrono principale d’Italia, insieme a Santa Caterina da Siena.

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Dal punto di vista iconografico, si può affermare che i primi veri ritratti della pittura moderna sono quelli che raffigurano Francesco d’Assisi, le cui rappresentazioni figurative non sono esposte solo nei luoghi di culto ma anche nelle case private. La difficoltà dei primi ritrattisti fu uniformare la sua nuova figura di santo all’immagine dell’uomo vero: Nella Vita prima di Tommaso da Celano, biografo dell’assisiate, si ha una descrizione precisa dell’aspetto esteriore di Francesco: di natura gioviale, statura piuttosto piccola, testa regolare e rotonda, volto un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri, capelli scuri, sopracciglia diritte, naso giusto, sottile e diritto, orecchie dritte ma piccole, barba nera e rada, spalle dritte, mani scarne, dita lunghe, unghie sporgenti, gambe snelle, piedi piccoli, pelle delicata, magro, veste ruvida. Uno dei primi ritratti di Francesco si trova nel Sacro Speco di Subiaco dove, secondo un’antica tradizione, nel 1222, il Santo si recò per venerare il fondatore del monachesimo occidentale, San Benedetto. Nell’affresco, è senza aureola e senza stimmate, vestito con una tunica cinta da una corda con un alto cappuccio; un’iscrizione riporta il nome Frater Franciscus, con i tratti del viso che concordano con la descrizione di Tommaso da Celano. Intorno alla metà del XIII secolo, cominciarono a delinearsi gli attributi iconografici tipici che accompagneranno il Santo: il libro, le stimmate, il cordone con tre nodi – che alludono ai tre voti della Regola: povertà, ubbidienza e castità -, il cappuccio, il libro della Regola. Fu soltanto con Giotto, nella basilica superiore di Assisi che si ebbe un vero cambiamento nella raffigurazione, con un’attenzione maggiore alla resa dell’espressione emozionale più intima. Nell’immagine qui sopra riportata si presenta San Francesco d’Assisi che riceve le Stimmate, tempera su tavola realizzata tra il 1490 e il 1499 e attribuita al cosiddetto Maestro di San Giovanni da Capestrano. Il dipinto era in origine nella chiesa di San Bernardino; passò poi nel Municipio cittadino ed ora è esposto al MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo. La tavola rappresenta San Francesco che riceve le Stimmate, in una raffigurazione canonica del soggetto, che vede accostata e sovrapposta la figura del santo francescano a quella di Cristo. Il frate è rappresentato quasi frontalmente, folgorato dall’apparizione del Crocifisso, in una cornice ambientale che rimanda all’Orto degli ulivi, in cui Gesù stesso si preparò al sacrificio; l’analogia, e la riproposizione di Francesco come alter Christus, prosegue nelle braccia spalancate del francescano, che ricalcano quelle di Cristo in croce. Una novità iconografica interessante è l’inserimento nella scena di un frate, forse Leone, che addita al fedele un passo in un libro aperto, probabilmente la profezia dell’Apocalisse di Giovanni sul Sesto Sigillo. L’introduzione di frate Leone si ebbe per la prima volta negli affreschi di Giotto per la Basilica superiore di Assisi e trovò, in pieno Quattrocento, nuova affermazione, quasi a sottolineare la sempre più sentita necessità di una testimonianza, anche nella resa figurativa, che confermasse la dibattuta tesi della stimmatizzazione.

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Particolarmente devota al Santo di Assisi è la comunità di Castelvecchio Subequo dove ieri si è tenuta nuovamente l’accensione della lampada votiva in onore di Francesco. Un rito che si ripete da 38 anni nella chiesa subequana dove, in una cappella, è presente una ampolla con il sangue di Francesco.

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