L'aquila

La Dormitio Virginis, il capolavoro del Maestro di Beffi al Munda

L'AQUILA - Al MuNDA la Dormitio Virginis del Maestro di Beffi. Si completa il quadro della mostra temporanea “Nuove acquisizioni”.

L’AQUILA – Al MuNDA la Dormitio Virginis del Maestro di Beffi. Si completa il quadro della mostra temporanea “Nuove acquisizioni”.

Con l’arrivo oggi, venerdì 13 ottobre, della Dormitio Virginis – capolavoro del Maestro di Beffi – si completa il quadro della mostra temporanea Nuove acquisizioni” dedicata a presentare alla cittadinanza i cinque nuovi ingressi di opere entrate a far parte delle Collezioni del Museo Nazionale d’Abruzzo, acquistate dallo Stato tra la fine del 2022 e il 2023. La Dormitio Virginis, una grande pala composta da undici tavole collegate tra di loro, fu eseguita a tempera su fondo oro da uno dei più grandi rappresentanti del Tardogotico abruzzese, identificato dalla critica con Leonardo di Sabino da Teramo, del quale si conservano all’interno delle sale del MuNDA altri due mirabili esempi, il trittico di Beffi – da cui il maestro prende nome – e l’Albero delle Sette Parole, o Albero della Croce. Di imponenti dimensioni (153cm x255,5 cm) l’opera è stata a lungo sottoposta a intervento conservativo a cura della società cooperativa Coo.Be.c. di Spoleto e sarà visibile da sabato 14 ottobre fino al 1° novembre all’interno della sala espositiva allestita in occasione della mostra temporanea. Da martedì prossimo, durante gli orari di apertura del museo dal martedì al venerdì, i visitatori potranno partecipare al “cantiere aperto di restauro” e dialogare con la restauratrice Luana Casaglia che ultimerà le operazioni conservative illustrando le fasi finali dell’intervento.

munda dormitio virginis maestro di beffi

“Non si hanno notizie certe sull’originaria collocazione dell’opera – illustra la dott.ssa Federica Zalabra, direttrice del MuNDA e Segretario regionale ad interim -; tuttavia, per la provenienza del Maestro e vista la presenza di santi francescani, si ipotizza che venne realizzata per la chiesa di San Francesco a Teramo su commissione di Bernardo di Tommaso da Melatino, uomo politico ed esponente di una delle famiglie più di spicco della città, il cui palazzo sorgeva proprio accanto alla chiesa. Perdutene le tracce già nel ‘400, la Dormitio Virginis riapparve sul mercato antiquario sul finire dell’Ottocento, prima a Parigi, poi a Milano e Torino, per venire infine acquistata, intorno al 1980, da un antiquario fiorentino, da cui proviene quest’ultima fortunata acquisizione. Originariamente è probabile che la pala presentasse un’imponente cornice a scatola e una predella, oggi perdute, come pure è ipotizzabile una terminazione differente, suggerita dalla presenza del semicerchio del cielo, ormai mutilo, che probabilmente ospitava l’empireo con l’Incoronazione della Vergine, sulla falsariga della tavola laterale del Trittico di Beffi.”

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Nel dipinto è raffigurato il trasporto del corpo della Vergine Maria nella Valle di Giosafat, secondo l’iconografia tradizionale: la Madonna è attorniata dagli apostoli tra i quali Giovanni Evangelista che tiene in mano la palma del Paradiso datagli, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, dalla Vergine stessa poco prima del trapasso. Alle loro spalle, tre angeli sorreggono gli strumenti necessari alle celebrazioni funebri: la navicella per l’incenso, i turiboli e il secchiello per l’acqua santa; sulla destra è Cristo che sorregge l’animula della Madre, intenta a mostrare la cintola a Tommaso. Inginocchiati ai lati del feretro alcuni santi francescani: Francesco e Ludovico da Tolosa e, probabilmente, Elisabetta e Antonio da Padova. In basso due episodi tratti dai vangeli apocrifi: l’Arcangelo Gabriele taglia le mani di Gefonia che aveva osato gettare a terra il feretro di Maria, e Ruben, a cui si seccano le mani per aver desiderato di fare lo stesso.

L’intervento di restauro.

Al momento dell’acquisizione da parte del MuNDA, il dipinto presentava diversi danni superficiali quali graffi, abrasioni, consunzioni e ridipinture, nonché un imbrunimento generale della superficie pittorica dovuto all’alterazione delle sostanze impiegate nei precedenti interventi conservativi, quali vernici, consolidanti, stuccature e ridipinture. Durante la complessa operazione di pulitura lo studio dei materiali non originali ha permesso di individuare due successivi restauri, il primo dei quali più invasivo: probabilmente riferibile alla fine dell’Ottocento, ha visto l’inserimento di due assi di castagno tra le nove tavole trecentesche in pioppo, arbitrariamente dipinte per colmare la perdita di quelle originali. La composizione pittorica mancante venne quindi inventata – tanto che attualmente manca la figura di un apostolo e uno dei Dodici fu trasformato in una Santa – adeguandola cromaticamente ai colori alterati dell’opera. Sempre nell’Ottocento, per sostenere il tavolato nella nuova composizione più corta dell’originale, una griglia in legno di castagno fu apposta sul verso, fatta aderire alle tavole scavandone la sede sulle assi originali, avvitate le parti e abbondantemente stuccate sia sul fronte che sul retro. Il secondo restauro, databile grazie al confronto con la documentazione fotografica storica, è successivo al 1987.
L’attuale intervento conservativo ha interessato sia il fronte che il retro delle tavole, prevedendo la pulitura, il consolidamento e la riadesione di tutti i materiali costitutivi, la stuccatura e la reintegrazione pittorica con materiali reversibili e tecnica riconoscibile. Le fasi di restauro sono state supportate da indagini diagnostiche grazie alle quali è stato possibile approfondire la conoscenza dei materiali e delle tecniche con cui l’opera è stata realizzata. È stato riutilizzato lo stesso telaio con nuovo sistema di vincolo di tipo elastico, che consente di distribuire le tensioni e il peso su una serie di punti sufficienti a garantire la corretta “planarità” che oggi prevede una naturale convessità del dipinto.

munda dormitio virginis maestro di beffi

Si è invece proceduto a rimuovere tutte le ridipinture eseguite sulle mancanze di pellicola pittorica delle assi originali con un recupero di porzioni dipinte originali. Nella fase di presentazione estetica dell’opera le lacune sono state stuccate e reintegrate pittoricamente con colori ad acquerello con il metodo del tratteggio verticale, utilizzato per rendere riconoscibile l’intervento di restauro. Con tale metodo è stata anche ricostruita la mano dell’Arcangelo Michele che impugna la spada che era andata completamente perduta. “La sua mancanza creava un vuoto troppo grande al centro dell’opera – spiega la dott.ssa Zalabra, direttrice del MuNDA – e si è deciso di ricostruirla. Con l’intento di riproporre una mano nello “stile” del Maestro di Beffi è stata presa a riferimento l’unica mano che presenta una posizione simile, quella di Sant’Ivo, figura presente all’estrema sinistra. La sua mano che tiene il rotolo è stata ricostruita virtualmente, ruotata, proporzionata alla grandezza dell’Arcangelo Michele e poi ricostruita con la tecnica del tratteggio.”

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