Cronaca

Le salme di 8 monache di clausura del convento di San Leonardo seppellite in una fossa comune, senza una croce o una lapide: la scoperta dei parenti

Sono state traslate dal convento di San Leonardo e sepolte in una fossa comune del cimitero di Montereale, le 8 monache di clausura che avevano tenuto in vita il monastero chiuso nel 2014.

8 monache di clausura, tutte scomparse in età molto avanzata, a poca distanza l’una dall’altra negli ultimi anni: erano le ultime “superstiti” che hanno trascorso una vita in clausura e preghiera nell’antico monastero di San Leonardo, un luogo magico e mistico che si trovava a Montereale, chiuso nel 2014 per “mancanza di vocazione”. Le 8 consorelle – di cui l’ultima era scomparsa nel 2020 – erano state sepolte in un terreno che si trovava all’esterno, ma di pertinenza del convento. In questi giorni, senza avvisare nessun parente, le salme sono state traslate e sepolte sottoterra, all’interno del cimitero di Montereale, senza una croce o un simbolo di riconoscimento.

Una scelta che ha mortificato e indignato alcuni parenti di una delle 8 monache di clausura che hanno deciso di rivolgersi alla redazione del Capoluogo.it per portare alla luce l’episodio e ottenere la restituzione delle spoglie dell’amata zia per poterla far riposare all’interno della propria cappella di famiglia.“Le nostre monache vanno sepolte nei loculi e non sottoterra, senza una foto o un ricordo come se non fossero mai esistite – spiegano al Capoluogo i parenti -. È indecoroso quello che è successo: 4 paletti a delimitare il terreno e una fossa anonima. Ci siamo rivolti ai Carabinieri della stazione di Montereale, anche perchè nessuno di noi, anche i parenti delle consorelle che vivono fuori regione, non sapevano nulla. Deve esserci rispetto per i vivi e anche per i morti. Hanno condotto una vita di preghiera e silenzio, e non è giusto trattarle da morte in questo modo”. 

Si tratta di suor Maria Bernarda, l’ultima badessa che dovette andare via dal convento quando venne chiuso nel 2014 e morì a Roma, nel convento di Santa Susanna, per essere poi sepolta nel luogo da dove è stata traslata, suor Maria Vetilde, suor Maria Luisa, suor Maria Gerturde, suor Maria Nazarena, suor Maria Gabriella, suor Maria Franca e l’anziana badessa a cui era successa suor Maria Bernarda. Chi entrava nel monastero veniva accolto in parlatorio con l’affettuoso saluto “siano lodati Gesù e Maria” e le suore, molto accoglienti, offrivano sempre una tazza di tè caldo, una tisana e dei biscotti fatti in casa, le “fisichelle”. Una famiglia religiosa molto unita, ma segnata dalla crisi di vocazioni; l’ultima messa è stata celebrata da Don Lo Iacono il 23 dicembre 2013, prima della definitiva chiusura da parte delle congregazioni delle benedettine e dei religiosi del Vaticano.

Il Monastero sorse nel XV secolo in località Le Pozze. Nel 1569 la comunità monastica si trasferì nella nuova sede all’interno della città, nei pressi delle mura e ricevette numerose donazioni. I terremoti, che si succedettero tra il 1600 e il 1703, provocarono gravi danni alle sue strutture e il monastero subì saccheggi e espropriazioni nel 1810 e nel 1866, a causa delle leggi sulle soppressioni degli ordini religiosi. Nel 1923 ritornò definitivamente di proprietà delle monache. Il Monastero è uno dei 10 di “ascetteria”, di stretta clausura papale, esistenti in Italia. Esistono nel Monastero opere di pregio e mobili d’epoca.

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