Abruzzesi nel mondo

Emigrazione abruzzese in Canada, 50 anni di successi: il primato del sindacato guidato dall’aquilano Joe Mancinelli

I 50 anni del "Centro abruzzese canadese" con il Primo Ministro J. Trudeau. Il primato del sindacato LiUNA, guidato dall’aquilano Joe Mancinelli.

I 50 anni del “Centro abruzzese canadese” con il Primo Ministro J. Trudeau. Il primato del sindacato LiUNA, guidato dall’aquilano Joe Mancinelli.

Gli anniversari spesso sono solo delle ricorrenze simboliche, ma anche altamente evocative dei traguardi raggiunti, che per l’emigrazione abruzzese in Canada appaiono stupefacenti ed incredibili, più di ogni altro Paese d’ esodo nel mondo. Il risultato forse è frutto di tanti fattori sia culturali che economici e sociali d’una società canadese diventata una potenza globale, anche grazie ai tanti lavoratori stranieri integrati, divenendo più di altri un Paese multietnico ed un autentico “melting pot“, rispetto allo stesso modello Usa, con cui il Canada è gemellato. In tal senso ci sono esempi concreti come il forte sindacato LiUNA, nato proprio per rappresentare i lavoratori immigrati nel “900, che ha i vertici nei due Paesi, con il suo VicePresidente e Direttore Generale per il Canada centrale e orientale, JOE MANCINELLI, di Hamilton, originario del nostro Abruzzo interno, in Corbellino di Fagnano Alto, in Provincia dell’Aquila. Un legame forte tra le comunità abruzzesi originarie e quelle emigrate lì da decenni, soprattutto nell’Ontario e nelle città di Toronto, Hamilton e Vaughan, dove la stessa rappresentanza istituzionale, provinciale e federale è stata segnata dell’ascesa travolgente di nostri oriundi, eletti sindaci, parlamentari e ministri in carica, come l’avv. Filomena Tassi. Per questo ora nel 2023 non stupisce che nel cinquantesimo della nascita del “Centro abruzzese canadese” (presieduto da Nello Scipioni), nella capitale federale Ottawa, sia arrivato il saluto del Primo Ministro, il liberale Justin Trudeau. Egli ha ringraziato “gli abruzzesi per il contributo che hanno dato al Canada per aiutarlo a diventare il Paese dove si vive meglio al mondo. Avete tutta la mia solidarietà e la mia gratitudine”. Una celebrazione molto sentita dai nostri emigranti e dagli stessi rappresentanti regionali, vista la presenza della Consigliera Sabrina Bocchino, anche a nome del Cram (presenti i referenti locali Larry e Angelo Di Ianni), che rappresentava, ha dichiarato: “Ogni volta che incontriamo i nostri fratelli abruzzesi nel mondo impariamo sempre qualcosa. Ci ricordano i valori dell’accoglienza, dell’orgoglio di essere italiani. Riportiamo anche dal Canada questo prezioso tesoro fatto di umanità e dignità, che è tenuto insieme da un legame fortissimo con la propria terra d’origine”. Un riconoscimento all’opera meritoria del CAC, che è pervenuto altresì dall’Ambasciata Italiana in Canada, affiancata dalle testimonianze della stessa Nunziatura Apostolica del grande Paese e con i saluti arrivati dai parlamentari oriundi Patrizia Lattanzio e Tony Loffreda. Una visita ricca di emozioni, ma anche di riflessioni sul ruolo straordinario costruito dagli “abruzzesi-canadesi” nel generale contesto culturale, sociale ed economico del Paese, rappresentato da “Casa Abruzzo“, che sorge nel quartiere “Little Italy“, con il suo Corso Italia, dove si custodisce gelosamente la storia di una intera comunità sradicata dai mille borghi natii, rinata però in una nuova “Terra Promessa”. Una lezione anche per altre realtà dove i nostri emigranti sono riusciti a mantenere una loro forte identità, sempre di stampo anglosassone, come nell’Australia governata ora da un altro oriundo, il Primo Ministro liberale, Antony Albanese. Forse le riflessioni vanno approfondite, circa le condizioni culturali e socio-economiche, che hanno li determinato una più netta affermazione delle nostre comunità, rispetto agli stessi sistemi latini ed europei più strutturati ed egemonizzati dalle “leadership” storiche di primo arrivo. Certamente al di là della retorica generica va però consolidato il rapporto, oltre le prime generazioni che lo portano nel loro DNA familiare, verso i propri figli e nipoti, che hanno flebile il ricordo della storia delle origini, allentandosi così i legami specie senza la conoscenza della nostra lingua e d’incisive politiche di promozione culturale, sociale ed economica del nostro “Made in Abruzzo“. Delle nostre radici secolari si deve meglio far crescere nuovi frutti, specie negli scambi con progetti europei come l’ERASMUS PLUS per gli studenti di tutto il mondo, che in primis portino un nostro cognome abruzzese, da preservare. In una lettera il grande Ennio Flaiano all’amico Pasquale Scarpitti scriveva sull’Abruzzo: “Caro, adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch’io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire…ahimè, tutto: cioè l’orgoglio di esserlo, che mi riviene in gola quando meno me lo aspetto, per esempio quest’estate in Canada’, parlando con alcuni abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra”.

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