Cultura

Tutti i Santi giorni, 15 ottobre: ricorre la memoria di Santa Teresa d’Avila

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 15 ottobre: Santa Teresa d'Avila.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 15 ottobre: Santa Teresa d’Avila.

Il 15 ottobre ricorre la memoria di Santa Teresa d’Avila. Santa Teresa d’Avila, al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Ávila y Ahumada, nacque il 28 marzo 1515, figlia di don Alonso de Cepeda, mercante originario di Toledo di origini giudaiche convertitosi al Cristianesimo nel 1485 e di Beatriz de Ahumada, di una nobile famiglia di Avila. Educata religiosamente dai genitori, ancora fanciulla si appassionò talmente alla lettura delle vite dei santi da sentirsi spinta a fuggire di nascosto col fratellino Rodrigo verso la «terra dei mori» per morirvi martire. Ricondotta a casa dallo zio che la sorprese alle porte della città, entrò in collegio presso le agostiniane del monastero di Santa Maria di Grazia, ma fu costretta ad abbandonarlo presto a causa di una problemi di salute nel 1532. Santa Teresa nel 1535 decise di entrare, nonostante le opposizioni paterne, fra le Carmelitane dell’Incarnazione ad Avila, e qui il 3 novembre 1537 emise i voti. Fu colpita nuovamente da un’altra grave malattia che la ridusse per tre anni alla paralisi degli arti inferiori; nell’agosto 1542 ottenne la completa guarigione, da lei attribuita a San Giuseppe di cui era fervente devota. Quasi quarantenne, nel 1554, cominciò ad avere estasi e visioni mistiche: tra queste la più celebre è quella della transverberazione, nella quale un angelo la trafisse ripetutamente con una freccia al cuore e la lasciò infiammata d’amore per Dio. Il tema è riproposto nella celebre opera scultorea realizzata da Gian Lorenzo Bernini, tra il 1645 e il 1652, per la cappella Cornaro, presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Nel 1560 Teresa accettò il suggerimento di alcune consorelle e fondò, sostenuta da San Pietro d’Alcantara, un piccolo monastero intitolato a San Giuseppe, in cui la Regola primitiva carmelitana fosse seguita letteralmente. Fu la prima delle numerose fondazioni richieste dai vescovi o dai nobili di varie città, tanto che alla sua morte lasciò diciotto monasteri perfettamente organizzati. Donna dall’intelligenza acuta, Santa Teresa comprese che per avere religiosi capaci di guidare le sue monache nella loro vita spirituale fosse necessario estendere la riforma anche tra i frati Carmelitani e in questo fu sostenuta da San Giovanni della Croce. Tuttavia, la sua attività scatenò dissidi tra i Carmelitani Mitigati, detti anche Calzati, e quelli della stretta Osservanza, cioè gli Scalzi. Il capitolo dell’Ordine impose a questi ultimi di vivere nei conventi del Calzati, sostenuto in questo dal Nunzio Filippo Sega, il quale fece imprigionare alcuni capi della riforma e trattò Teresa, rinchiusa nel monastero di Toledo, come una «donna inquieta e vagabonda». La lotta si fece così accesa che Filippo II intervenne facendo esaminare la questione da quattro assessori imparziali, che diedero ragione agli Scalzi. Questi nel 1580 poterono fondare una provincia autonoma, ottenendo poi da Clemente VIII la separazione canonica completa. Santa Teresa morì nel monastero di Alba de Tormes il 15 ottobre 1582, dopo un’estasi durata 14 ore. Il suo corpo rimase incorrotto e per lungo tempo flessibile. Paolo V la beatificò nel 1614 e Gregorio XV la canonizzò il 12 marzo 1622. Prolifica scrittrice, il 27 settembre 1970 Paolo VI l’ha proclamata Dottore della Chiesa, prima donna a ricevere questo titolo, seguita poi da Santa Caterina da Siena.

Il punto d’avvio della ricca e complessa iconografia teresiana è il ritratto dipinto a Siviglia nel 1576 da fra Giovanni Narducci su richiesta del Padre Graciàn, allora Provinciale della Riforma. Santa Teresa vi è rappresentata a mezzo busto, di tre quarti, le mani giunte in preghiera, rivolta verso una colomba; un cartiglio circonda la testa leggermente aureolata e porta il testo latino: Misericordias Domini in aeternum cantabo (Sal 88,2; cfr. Lettera del 19 novembre 1581). L’immagine riprende sia il racconto di una visione della Santa, durante la quale scorse una colomba presso il suo capo, ma anche l’attributo caratteristico degli Evangelisti, dei Padri e dei Dottori della Chiesa, per la prima volta accostato alla figura di una donna, con l’intento dichiarato di attribuire al suo insegnamento un valore magisteriale pari a quello dei Dottori della Chiesa universale. Stesso concetto ricorre nell’uso degli altri simboli associati alla Santa: il libro e la penna, lo scrittoio-cattedra, il berretto dottorale. Teresa è spesso rappresentata mentre scrive, in un atteggiamento estatico d’ascolto, rivolta verso un raggio luminoso che scende verso di lei. Altri temi ricorrenti sono legati alle esperienze mistiche della Santa, come la transverberazione e la grazia del matrimonio mistico, in cui Cristo le porge un chiodo della croce, quale pegno di alleanza nuziale; infine, l’apparizione della Vergine e San Giuseppe, che rivestono Teresa di un abito splendente, in genere simboleggiato dal mantello bianco delle monache carmelitane, e di una preziosa collana.

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