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In fuga da Israele a L’Aquila: “Orribile dover aver paura di tutto”

In fuga con marito e figli dalle tensioni in Israele, l'odissea di Alessia: "Voli cancellati, tornati a L'Aquila grazie all'interessamento del sindaco Biondi che ha attivato l'unità di crisi della Farnesina".

In fuga con marito e figli dalle tensioni in Israele, l’odissea di Alessia: “Voli cancellati, tornati a L’Aquila grazie all’interessamento del sindaco Biondi che ha attivato l’Unità di crisi della Farnesina”.

Dal terribile attacco terroristico da parte di Hamas, la situazione in Israele, già normalmente abbastanza tesa, è ulteriormente precipitata, con tanto di cancellazione dei voli internazionali che per diversi giorni ha impedito ad Alessia Perilli e alla sua famiglia di fare ritorno in Italia. Solo grazie all’intervento degli amici Daniela Scipioni e Fabrizio Iannini, che hanno allertato il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, la situazione si è sbloccata. Come racconta Alessia a IlCapoluogo.it, infatti, il sindaco ha attivato l’Unità di crisi della Farnesina che ha riportato a L’Aquila Alessia, insieme al marito e ai due figli, con un volo tra quelli dedicati proprio ai rimpatri in emergenza. Alessia però non era una turista in vacanza in Israele che si è trovata in quella angosciante situazione, ma si era stabilita a nord di Tel Aviv un po’ per lavoro, dopo un postdoc seguito al dottorato in Fisica e il lavoro in una start-up e un po’ per amore. Suo marito è infatti israeliano e insieme hanno due bimbi piccoli, rispettivamente di uno e tre anni.
“Dopo quello che è successo – racconta Alessia a IlCapoluogo.it – siamo tutti terrorizzati. Lì tutte le case hanno un bunker dove ripararsi in caso di bombardamento e sono abituati al suono delle sirene, adesso però – con le infiltrazioni terroristiche – è diverso: è orribile dover avere paura di chi ci sta intorno e alla fine abbiamo deciso di tornare in Italia”.
E il futuro, per ora, è un’incognita: “Quando sei da sola magari ti assumi anche dei rischi, ma i figli ti fanno rimettere tutto in discussione. In Israele ci sono tre anni di leva obbligatoria e sono i giovani militari le prime vittime di quest’assurda violenza. Pensare di farli crescere in una situazione del genere ci crea un’angoscia insopportabile. Non so che faremo in futuro”.

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