L'aquila

Turris eburnea, la torre d’avorio di Collemaggio abbandonata al degrado

Turris eburnea: la torre d'avorio di Collemaggio dimenticata e abbandonata. Il suo punto di forza è sempre stata la luce e sarebbe bello trovare il modo di darle una nuova vita.

La Turris eburnea, “la torre d’avorio” che è stata la cappella dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, giace da tanti anni in abbandono, preda dei vandali e dell’incuria del tempo.

turris eburnea

La turris eburnea fu inserita all’interno del nosocomio sull’apice di una collina e si distingue nel profilo orientale della città. Costruita nel 1967, da un progetto dell’architetto abruzzese Augusto Angelini, oggi è in pessime condizioni, a causa dell’abbandono, dell’incuria e dei danni provocati non solo dal tempo, ma anche dai vandali. La locuzione “torre d’avorio” si trova per la prima volta nel “Cantico dei Cantici”, successivamente usata come epiteto per la vergine Maria. Dal XIX secolo è usata per indicare un mondo o un’atmosfera dove gli intellettuali si rinchiudono in attività slegate dagli affari pratici della vita di ogni giorno.Le nuove generazioni probabilmente non hanno mai sentito parlare di questo luogo di culto.

Oggi abbandonata, la Turris eburnea ha ospitato la parrocchia di San Mario, un punto di riferimento per i sanitari e pazienti dell’ex ospedale psichiatrico, poi dislocata alla Torretta, nella nuova chiesa. Nella progettazione (fonte themaprogetto,it) Angelini aveva voluto conciliare due volumetrie particolari: quella della base parallelepipedo e quella cilindrica del tiburio, la turris, a cui fa riferimento la dedica della cappella. Lo spazio interno dedicato al culto è circolare, delimitato da una corona di pilastri in cemento armato.

turris eburnea
turris eburnea

Tempo fa sono apparse alcune foto su Facebook pubblicate su una delle tante pagine dedicate a L’Aquila dove viene mostrato il degrado in cui verte la turris eburnea e diverse sono state le proteste dei cittadini alla vista delle immagini decisamente desolanti. All’interno della chiesa è stato danneggiato anche il crocifisso, ossidato probabilmente a causa delle intemperie, della pioggia che entra facilmente dai vetri rotti delle finestre. Nel 2014, proprio a ridosso della cappella, fu ritrovata, sotto terra, la teca, trafugata dal santuario della Ienca, che custodiva un frammento dell’abito imbevuto del sangue di Beato Giovanni Paolo II che indossava il giorno dell’attentato in piazza San Pietro.

turris eburnea
turris eburnea
turris eburnea
turris eburnea

Punto di forza della struttura è proprio la torre: pur essendo circolare all’interno, si presenta all’esterno sotto forma di poligono delimitato da direttrici verticali, contrassegnate da spigoli e pilastri. Sulla cima una piccola lanterna movimentata da una spirale di piccole finestre che ricordano le monofore delle chiese medievali e da due serie di guglie, la prima in cemento e la seconda in metallo, con al centro una croce. Il fattore luminoso è importante e notevole; nonostante lo stato di degrado e abbandono, i cumuli di spazzatura, i residui di bivacchi evidenti. La luce entra prepotente da più traiettorie, veicolata dai finestrini laterali, penentarndo anche dalle spirali della lanterna posta in cima alla torre.

turris eburnea

Sarebbe bello in virtù di questa luce che non conosce tempo e degrado, ma riesce a farsi spazio, trovare il modo di restaurare la torre d’avorio, dandole nuova vita.

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