Dalla marsica

Da Avezzano un progetto sulla sicurezza: più educazione civica e prevenzione

Avezzano, 2 esperti di sicurezza, Luigi Savina e Amalia Di Ruocco, già Prefetti, hanno dato il via al primo ciclo di incontri del progetto finalizzato a garantire una maggior tranquillità dei cittadini

Avezzano al tavolo con gli esperti dellaa sicurezza: partito il ciclo di incontri nell’ambito del progetto “Comunità coesa, città più sicura” per contrastare episodi violenti o di disordine pubblico e garantire una maggiore sicurezza alla comunità. Progetto rivolto in particolare alle giovani generazioni.

Avezzano – Due esperti di sicurezza, Luigi Savina e Amalia Di Ruocco, già Prefetti con una vita nella Polizia di Stato ai massimi vertici, hanno dato il via al primo ciclo di incontri del progetto finalizzato a garantire una maggior tranquillità dei cittadini, a prevenire episodi di malcostume soprattutto tra giovanissimi, e lavorare sull’educazione civica e la prevenzione, con il contributo delle realtà più importanti della città.
È la dottoressa Amalia Di Ruocco il consulente che ha messo a disposizione dell’ente la propria competenza per seguire lo sviluppo di un’iniziativa importante per l’intera città. Il progetto dal titolo “Comunità coesa, città più sicura” è stato voluto dal sindaco Giovanni Di Pangrazio, per agire soprattutto sulla percezione della sicurezza in città, ma anche per non lasciare nulla di intentato nel contrastare episodi che possono creare allarme nella popolazione perché – ha sottolineato il sindaco – “anche ad Avezzano c’è un tema educazione e vanno rafforzati i legami tra le persone e tra i giovanissimi e la città”. Da un confronto con il dottor Savina è nata l’idea di attivare una progettualità nel capoluogo marsicano.

Messe da parte le statistiche che parlano di una realtà tra le più serene in Abruzzo sul fronte sicurezza, dal Municipio si vuole agire su un fenomeno complesso, relativo soprattutto alle giovani generazioni e caratterizzato in tutta la penisola da assenza di riferimenti certi, incapacità nella gestione delle emozioni, e altri fattori, tra i quali si possono insinuare rabbia, devianza e, infine, delinquenza. Aspetti che non mettono in un cono d’ombra le grandissime potenzialità dei ragazzi, ma devono essere presi di petto anche raccogliendo la richiesta d’aiuto, palese o latente, che arriva da tanti minorenni.
“Nessuno ha la ricetta magica – ha detto il dottor Luigi Savina, già vicecapo della Polizia di Stato e Prefetto, distintosi particolarmente nella lotta contro la Mafia – ma lo spazio sul quale operare è quello della coesione sociale. Prima c’erano forme di controllo diffuse in società che oggi non ci sono più: quando un ragazzo usciva di casa si conosceva la famiglia. I legami erano in qualche modo più saldi. Oggi, dobbiamo mettere insieme più attori: scuola, associazioni sportive e d’arma, terzo settore, anziani, parrocchie ed altri, per coordinare le attività, senza invadere il campo delle forze dell’ordine, ma ricostruendo le fondamenta di relazioni salde. Dobbiamo fornire ai ragazzi esempi positivi, ma anche farli dialogare con chi gli può raccontare le cicatrici di una vita che ha preso una direzione drammatica, anche solo dopo una serata sbagliata. L’obiettivo è arrivare al mondo degli adulti in modo organizzato e con incontri mensili: avere rappresentanti per ogni partner del progetto che aiutino a sviluppare le iniziative, a idearne di nuove e mettere in sinergia quelle che già si svolgono”.

“Abbiamo il dovere morale di fare gioco di squadra – ha detto la dottoressa Di Ruocco, già Prefetto e Questore a Catanzaro, che coordinerà tutta la fase operativa dell’iniziativa – aiutando i più giovani a vivere bene con sé stessi e con gli altri: questa è la precondizione per evitare che qualcuno cominci a bere a 13 anni e da lì si diriga verso strade da cui è meglio stare lontani. Da poliziotti non abbiamo fatto solo repressione. Abbiamo esperienze da riproporre, perché non si deve arrivare al reato o alla messa in prova, ma dobbiamo intervenire prima”.
Un’esigenza, quella di arrivare prima, che ha animato la testimonianza del Professor Graziano Fabrizi, docente nel Liceo scientifico di Montesilvano, che ha riportato l’esempio del Premio nazionale Borsellino e delle Officine della Legalità. “Richiamare una rete di buone pratiche, che passa per l’azione costante nelle scuole e per la capacità di utilizzare linguaggi più vicini a ciascuna realtà, è il comune denominatore delle nostre iniziative perché i ragazzi – ha detto Fabrizi – vanno preparati a ricevere un messaggio. Non basta portarli a vedere uno spettacolo, ma vanno formati, fatti partecipare. Questo funziona”.

Unire gli sforzi per una iniziativa sposata appieno dai i docenti e dirigenti, alcune dei quali l’hanno definita “visionaria”,  proponendo un coinvolgimento delle scuole medie e degli esercenti. All’incontro erano presenti tanti amministratori, dal vicesindaco Domenico Di Berardino all’assessore Cinzia Basilico, ai consiglieri Maurizio Seritti e Antonio Del Boccio, il Dirigente scolastico Andrea D’Aprile del Galilei e i docenti Eliana Nanni per lo Scientifico, Franca Cannizzaro per il Majorana, Angela Ciccarelli del Croce, Emiliana Di Felice del Serpieri, Enrico De Nicola per Torlonia e Bellisario. Al termine dell’incontro i consulenti, accompagnati dai consiglieri Maurizio Seritti e Alfredo Chiantini, sono andati in cattedrale per l’incontro con le parrocchie dove hanno potuto dialogare con 20 parroci in un appuntamento organizzato dal vicario del Vescovo, don Adriano Principe.

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