Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 21 ottobre, Beato Giuseppe Puglisi, sacerdote assassinato dalla mafia. L’ultimo sorriso per il killer: “Me l’aspettavo”.
Il 21 ottobre si ricorda il Beato Giuseppe Puglisi. Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come don Pino Puglisi, nacque a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, il 15 settembre 1937 da una famiglia modesta: il padre, Carmelo, era calzolaio e la madre, Giuseppa Fana, una sarta. Nel 1953 entrò nel Seminario arcivescovile di Palermo e a 22 anni, fu ordinato sacerdote. Ricevette quindi i primi incarichi come vicario parrocchiale e vicerettore del seminario minore, occupandosi anche dell’insegnamento della Religione nelle scuole. In questo periodo cominciò a sorgere in lui una vera preoccupazione per le condizioni di vita degli abitanti nei quartieri più emarginati del capoluogo siciliano, sempre ad alta concentrazione di miseria, non solo materiale, di delinquenza, di corruzione e di mafia. Il 1º ottobre 1970 venne nominato parroco a Godrano, un paese della provincia palermitana in quegli anni interessato da una sanguinosa faida tra due famiglie mafiose che riuscì a debellare con la sua opera di evangelizzazione. Nel 1990 don Giuseppe Puglisi come parroco della chiesa di San Gaetano tornò nel quartiere natio di Brancaccio, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella. Qui cominciò la sua lotta alla mafia, occupandosi ancora una volta dei giovani. Erano loro, infatti, a dover essere sottratti, uno ad uno, all’influenza mafiosa, per creare una nuova cultura della legalità e una promozione umana che passasse attraverso il risanamento del quartiere, la creazione di nuove opportunità lavorative, il recupero di condizioni di vita dignitose e ulteriori possibilità di scolarizzazione. Don Pino non tentò tanto di riportare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercò di impedirne l’ingresso ai giovani che vivevano per strada, più facilmente soggetti a considerare i mafiosi degli idoli e delle persone meritevoli di rispetto. Nel portare avanti la sua opera don Puglisi non escluse alcun mezzo, dalle accese prediche in chiesa alla promozione di manifestazioni e marce antimafia che raccoglievano sempre più adesioni. Chiaramente i boss, a cui veniva sottratta la manovalanza giovanile, cominciarono a far pervenire a don Giuseppe i primi avvertimenti, le prime molotov e le prime porte incendiate, ma il sacerdote non si lasciò intimorire, tanto da affermare in un’omelia: «Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti». In questo contesto venne decretata la sua condanna a morte. I sicari lo avvicinano davanti alla porta di casa, in piazzale Anita Garibaldi, il 15 settembre 1993, sera del suo cinquantaseiesimo compleanno: lo eliminano con un colpo di pistola alla nuca, tentando di far apparire l’omicidio come conseguenza di una rapina finita male. Fu Salvatore Grigoli, l’esecutore materiale dell’omicidio, a ricordare l’ultimo sorriso di don Pino e sue le parole «Me l’aspettavo», a dimostrazione che la sua morte fosse un rischio di cui era ben cosciente. I funerali si svolsero il 17 settembre. Don Giuseppe Puglisi è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia. Il 15 settembre 1999 l’allora arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi, aprì ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio. Il 28 giugno 2012 papa Benedetto XVI ha concesso la promulgazione del decreto di beatificazione per il martirio in odium fidei, ufficialmente avvenuta con solenne cerimonia il 25 maggio 2013.
