L'approfondimento

L’economia aquilana a 15 anni dal sisma: bene la ricostruzione, ma manca l’innovazione

15 anni dopo il terremoto, quali strategie per L'Aquila e l'Abruzzo? Per l'economista Lelio Iapadre, bene la ricostruzione materiale ma manca l'innovazione.

Il rilancio del cratere aquilano post sisma passa senza dubbio dalla ricostruzione, vero e proprio cavallo da traino di tutto il sistema economico aquilano. Ma da solo non basta. Questo è uno dei temi emersi nell’ambito della sessione della 64esima conferenza annuale della Società italiana di economia, ospitata nei giorni scorsi dal Gran Sasso Science Institute (GSSI) dell’Aquila.

La sessione aperta alla cittadinanza sull’azione delle politiche per il rilancio del tessuto socioeconomico abruzzese a dieci anni di distanza dal rapporto elaborato dall’Ocse, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, è stata coordinata dal professore ed economista aquilano Lelio Iapadre. All’incontro hanno partecipato il professore Giovanni Baiocchetti (Università di Milano), il professore Massimo Sargolini (Università di Camerino), il professore Paolo Veneri (Gssi),  i professori Alessandra Faggian (Gssi) e Federico Zampollo (Gssi), il titolare dell’ufficio speciale per la ricostruzione dei Comuni del cratere Raffaello Fico, il commissario straordinario sisma ed emergenza Ischia Giovanni Legnini, la direttrice dell’associazione riabitare l’Italia Sabrina Lucatelli e il titolare dell’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila Salvatore Provenzano.

Cosa manca all’Abruzzo e in particolare a L’Aquila per rilanciarsi nel settore economico? “Dal 6 aprile in poi e in particolare in questi ultimi 10 anni sono stati fatti grossi passi avanti. Ciò che manca ancora è una sinergica strategia di innovazione sia a livello locale che regionale. In sostanza, mancano strumenti idonei per favorire soprattutto la partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche”, spiega Iapadre sentito dal Capoluogo. In ogni caso, gli eventi sismici del 2009, del 2016 e del 2017 hanno consentito di potenziare tutto il settore legato alla ricostruzione. Però “Se non si sta al passo con gli sforzi fatti per potenziare tutto il settore della ricostruzione, in ogni caso rischiano di trasformarsi dal ‘miracolo abruzzese’ alla ‘trappola dello sviluppo’ a causa di una serie di mancanze”.

Cosa manca quindi alle imprese, alle attività in genere per fare quel passo in più? “Già dal rapporto Ocse emergeva la mancanza di capacità di innovazione nelle imprese locali, scarsi collegamenti tra le grandi imprese a controllo esterno dell’industria high-tech e le imprese locali, una evidente e scarsa collaborazione tra imprese, istituzioni, centri di ricerca e sviluppo”. Non solo, stando all’analisi del professor Iapadre, il problema principale risiede anche nel mancato ricambio generazionale, conseguenza della “Fuga dei cervelli”. “Una scelta inevitabile per i giovani laureati, dal momento che a L’Aquila e in generale in Abruzzo, non c’è corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro, nonostante la regione abbia la quota di laureati più alta che nel resto Italia“.

Tornando indietro nel tempo, guardando agli anni ’90, “il miracolo economico abruzzese era stato sostenuto dall’aumento della produttività del lavoro. Anche la successiva divergenza riflette un aumento del divario di produttività. Viceversa, la migliore resilienza alla Grande Crisi dipende dall’aumento della quota di popolazione in età di lavoro e dall’aumento del tasso di occupazione”.

Secondo l’analisi del professor Iapadre si è ancora in tempo per intervenire, seguendo lo schema dei quattro pilastri, da plasmare sulle città, nel caso specifico, sul capoluogo d’Abruzzo:

Città della conoscenza: innalzare la quota di studenti residenti, concentrarsi sull’eccellenza della ricerca nel campo delle scienze di base e naturali e dell’ingegneria, rafforzare i collegamenti tra i centri di ricerca, le istituzioni culturali e le imprese locali.
Città “intelligente”: usare l’ICT per promuovere servizi innovativi per l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la sanità e la condivisione di informazioni.
Città della creatività: sfruttare la ricostruzione del centro storico per favorire lo sviluppo dei settori creativi (arte, design, media, marketing, soluzioni di ingegneria avanzata, restauro, ecc.).
Città aperta e inclusiva: favorire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, anche istituendo un indice partecipativo del benessere che permetta di monitorare il processo di ricostruzione e il progresso della società.

Inoltre, nel  Rapporto dell’OCSE ci sono delle raccomandazioni per le strategie di sviluppo locale, “L’Agenda L’Aquila 2030”, che passano per il potenziamento del patrimonio culturale e ambiente naturale, lo sviluppo di un piano integrato per il patrimonio culturale e ambientale, il miglioramento ed l’espansione dell’offerta di servizi turistici, la capacità attrattiva delle città “intelligenti”, il potenziamento di nuovi sistemi di gestione energetica e ambientale, dei servizi sanitari e di partecipazione attiva degli anziani, l’uso dell’ICT per migliorare i flussi informativi nella città.

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