Marco Katzemberger e la formula Parco Sirente Velino: “Qui turismo 12 mesi l’anno”

Vivere la natura in armonia, sulla base di un patto di rispetto ed equilibrio. L’intervista all’imprenditore Marco Katzemberger, membro della Giunta Federparchi
Il ruolo strategico dei Parchi: non basta stare a guardare. Le buone pratiche del turismo che funziona al centro del convegno promosso dal Parco Sirente Velino. L’imprenditore turistico Marco Katzemberger, della Giunta Federparchi. “Qui ci sono le possibilità di fare turismo 12 mesi all’anno: fondamentale il patto tra ente Parco, comunità e turisti”.
Vivere la natura in armonia, sulla base di un patto di rispetto ed equilibrio. Non c’è un segreto per raggiungere l’obiettivo di un turismo sostenibile, tuttavia ci sono tante buone pratiche ed esempi virtuosi e tutti nascono da uno stesso punto di partenza, la sinergia tra Parco e abitanti: mettendo al centro sì la tutela della natura, ma anche l’uomo ‘educato’ che la abita. È il senso delle parole dell’esperto albergatore Marco Katzemberger, membro della Giunta esecutiva Federparchi e assessore al Turismo di Folgarida-Marilleva, paese nella Skiarea di Madonna di Campiglio. Già vice presidente dell’Azienda di Promozione turistica della Val di Sole, Katzemberger è entrato nella Giunta Federparchi dopo anni di esperienza quale Presidente dell’Associazione Qualità Parco del Parco naturale Adamello Brenta.
“La vera politica deve capire che al centro della programmazione del Parco deve esserci l’uomo, accanto alle esigenze di tutela ambientale“, ha esordito Katzemberger, il quale ha ricordato come, quasi 18 anni fa, fosse “un convinto antiparco. Mi preparavo per partecipare a riunioni, combattere e discutere animatamente con il mio Parco, cioè il Parco naturale Adamello Brenta. Tuttavia, il primo insegnamento che ho tratto da queste esperienze, posso affermarlo oggi, è che bisogna studiare e informarsi: così si cambia logica, si cambia prospettiva.
Abbiamo capito che mettersi in rete era fondamentale, mettendo da parte i concetti di concorrenza e facendo sistema per trovare le corrette vie di innovazione. Poi, naturalmente, tutto questo deve essere calato sulla specifica realtà e sulle sue esigenze.
Dal canto nostro (in Trentino ndr), era chiaro che l’over tourism stesse creando effetti devastanti, intendendo per Over Tourism il ‘troppo non controllato’. Non si riuscivano a controllare i prezzi, né a destagionalizzare i flussi. Da qui abbiamo iniziato a capire che il Parco avesse il fondamentale compito di garantire la qualità territoriale.Per me che faccio impresa, avere un Ente preposto a questo compito è un fattore moltiplicante. Si capì quanto fosse importante mettere il territorio al centro e mettere le sue ricchezze a conoscenza del turista. Come? Raccontando le regole comportamentali“.
“Il Parco, cioè, stringeva un patto con le imprese: l’ente apre la disponibilità del territorio, a patto che ci siano le regole, che devono essere trasferite proprio dagli albergatori e, in generale, dagli imprenditori turistici.
Queste sono le dinamiche che hanno portato alla nascita della nostra grande realtà turistica. Una realtà che oggi, comunque, ha ancora il problema della destagionalizzazione. In questo territorio, invece, si ha la percezione di uno sviluppo tutto da scrivere: ritengo che questa sia un’area meravigliosa, con un incredibile fattore climatico. Qui c’è la possibilità di lavorare 12 mesi all’anno“.
Dal post Covid, “luoghi come questi, in cui lo sviluppo è ancora in corso, fanno registrare presenze importanti ed in crescita. Sono questi i luoghi in cui si stanno concentrando i nuovi flussi e ruotano proprio intorno al concetto di sostenibilità. Su questo, quindi, bisogna ragionare per mettere a punto nuove proposte. In Italia abbiamo bisogno di Parchi gestiti da chi ha il coraggio di ‘mettere a disposizione’ l’area protetta, ma mettere a disposizione non deve nella maniera più assoluta significare sfruttare. Bisogna avere la capacità di compiere un’azione delicatissima, tenendo chiaro a mente che la difesa del territorio Parco è imprescindibile,ma che si può utilizzare il brand del Parco – fare marketing territoriale – purché si faccia, a priori, un patto territoriale. Il Parco, quindi, deve lavorare in sinergia con le comunità. Sia chiaro: aprire le porte del Parco non è semplice ed è un intervento di responsabilità su più fronti. Gli stessi cittadini devono essere a difesa della propria area protetta, perché altrimenti una volta che essa sia stata consumata, nessuno potrà più restituircela“.
“Per queste ragioni – conclude Marco Katzemberger – è fondamentale che i turisti, che io chiamo cittadini temporanei, rispettino le regole di un territorio. Se non c’è questa logica di base, crolla tutto il sistema. Sindaci in rete, comunità residenti collaborative: così si crea un vero progetto di innovazione sostenibile. Credo che questo territorio sia sulla buona strada”.