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Luciano Bentenuto, un abruzzese d’intelligence nel mondo

29 ottobre 2023 | 10:25
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Luciano Bentenuto, un abruzzese d’intelligence nel mondo

Luciano Bentenuto, un abruzzese capo Nazionale della Sicurezza per la Magistratura Federale Canadese.

Tra le caratteristiche attribuite alla gente d’Abruzzo, quasi nel suo DNA, ovunque tracciato nel mondo, sono note e riconosciute la forza, la tenacia, lo spirito di sacrificio, ma anche virtù uniche come l’intuito, lo studio e la riservatezza necessarie per il lavoro di investigazione e di “intelligence”? Questa domanda è stata sollevata negli ultimi anni quando sono assurti ad elevate e delicate responsabilità personalità di origine della nostra terra: In Italia nel ruolo di Direttore de l’AISE, c’è il generale di corpo d’armata Giovanni Caravelli, nativo di Frisa, in provincia di Chieti, che dal 2020 guida i nostri servizi segreti per l’estero. Oltre questa figura apicale e di grande influenza ci sono però anche altri alti funzionari di provenienza dai vari corpi di sicurezza, che ricoprono importanti ruoli nel nostro articolato sistema di informazioni riservate.

Tutto questo soprattutto dai governi Berlusconi in poi, che hanno visto proprio il marsicano Gianni Letta avere la delega fondamentale dei servizi di sicurezza. La coincidenza ha voluto anche che in altri Paesi, dove gli abruzzesi sono emigrati, siano emerse figure analoghe negli ultimi decenni. Dal 2000 al 2006, in Canada il comandante delle mitiche “Giubbe Rosse” è stato Giuliano Zaccardelli, nato nel 1947, a Prezza, nella Valle Peligna ed emigrato a sette anni a Montreal, dove ha scalato tutti i gradi del corpo federale, specializzandosi anche nei corsi dell’FBI e del “Bramshill Police Staff College”, in Gran Bretagna, fino a direttore nel nuovo ufficio per la lotta alla criminalità internazionale. Tra i tanti riconoscimenti interni ed internazionali, nel 2005 il Presidente della Repubblica italiana, C.Azeglio Ciampi lo aveva nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. Così sempre nel Paese nordamericano, ha svolto il ruolo di Direttore dei servizi segreti, Luciano Bentenuto, con la famiglia originaria di Torre Dei Passeri, in provincia di Pescara, a cui è restato legata, nominato anche “Ambasciatore dell’Abruzzo nel Mondo”, nel 2019, dal Presidente CRA, Lorenzo Sospiri e nel CRAM. Poi passando la frontiera, negli Usa, Il Segretario di Stato, nell’era della Presidenza di Donald Trump, il “mastino” Mike Pompeo, prima di dirigere la politica estera americana, aveva guidato la potente CIA, dove per tradizione sono passati anche Presidenti come G.Bush Senior. M.Pompeo, durante una visita di stato in Italia, ha voluto vedere il borgo di Pacentro(AQ), dove i nonni erano partiti in cerca di fortuna nella “Merica” degli inizi del “Secolo Breve”. Un legame richiamato dall’ex ufficiale dell’esercito Usa, per le sue radici abruzzesi ed i legami strategici con il nostro Paese, iniziando altresì la collaborazione con un noto giornale nazionale. All’orizzonte poi si potrebbe profilare un vero e proprio “miracolo abruzzese”, se l’attuale Governatore della Florida, il repubblicano Ron De Santis, candidato alle primarie del partito dell”elefantino”, diventasse nel 2024 il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, avendo i propri avi nativi di Cansano, sempre nel “Centro Abruzzo”. Tutti questi elementi fanno pensare che l’emigrazione abruzzese possa avere le proprie punte di massima rappresentanza nei Paesi di più antico arrivo, con un maggior livello d’integrazione, che non pongono più veti per raggiungere tali vette di responsabilità politico-amministrava, inimmaginabili solo pochi decenni orsono. Tutto questo presupponendo un doppio tracciato di scalata ai vertici delle istituzioni, prima tecnocratico e poi anche politico- istituzionale, con risultati eclatanti, come descritti ad esempio per il Canada, dove l’intera comunità abruzzese ha conquistato posizioni rilevanti in tutti i campi della sua società, rispetto alle maggioranze etniche dei suoi fondatori, inglesi e francesi. In varie indagini sulla stessa identità etnica degli americani, si ricordano la loro prima emarginazione e “ghettizzazione”, rispetto alle comunità di origine irlandese ed anglosassone di primo insediamento. Infatti già nel Congresso del 1790 si era stabilito che tra tutti gli immigrati arrivati nel “Nuovo Mondo” solo i “bianchi liberi” potessero diventarne cittadini. Gli italiani, in particolare i meridionali, venivano descritti con “carnagione scura e capelli crespi”, già apostrofati come “WOP”, ovvero” guappi o mangia spaghetti”, peraltro ripresi dalla narrativa di autori celebri come W.Faulkner. Il tutto condito con l’immagine negativa già della presenza di organizzazioni criminali, come la “Mano Nera”, combattuta comunque anche da poliziotti italo-americani, come il mitico Joe Petrosino, poi evolutasi nella potente camorra napoletana ed ancor più nella mafia calabrese-siciliana, con le sue grandi famiglie, insediatisi in tutti gli States. E la comunità abruzzese- molisana restò indenne da questa deriva criminale? Certamente si, nel corpo generale delle sue famiglie immigrate, ma ebbero anch’esse i loro “gangster “, forse meno noti di altri.

Il più famoso fu certamente Marco Reginelli, alias “The Little Man”, il piccolo uomo, che era nato a Nepezzano, (frazione di Teramo), nel 1897 ed arrivato negli Usa nel 1914., nel New Jersey, accolto dal fratello Nazareno, nella cittadina di Pennsylvania Grove, dove si era insediata una folta comunità teramana, specie di Valle San Giovanni. Da li Reginelli presto si trasferì nella più ricca Philadelphia, dove si inserì nei circuiti criminali, scalando rapidamente i loro ranghi, specializzandosi nel gioco d’azzardo. Questa ed altre attività illecite lo renderanno molto ricco e grazie ad esse ebbe sempre ottimi avvocati, che lo salvarono da diverse condanne, compreso il rimpatrio in Italia come “indesiderabile”. Egli così allargò i suoi affari, fino ad Atlantic City, controllando anche il famoso locale “500 Club”, dove faranno spettacoli tanti cantanti italo-americani, come Frank Sinatra e lo stesso Dean Martin, il cui nome era Dino Crocetti, con la famiglia arrivata da Montesilvano. Tutti “Paisa’” nell’America turbolenta di quei decenni, dove non si volevano ricordare le loro origini comuni, per meglio integrarsi in una nuova società capitalista, già governata dal “dio dollaro”, che prometteva loro ricchezza e successo. E così fu anche per “The Little Man”, che morì nel proprio letto, per cause naturali, nel 1956, come il più famoso di tutti, Al Capone, che nel 1930 ottenne perfino la copertina sulla prestigiosa rivista “The Time” e tanti anni dopo il volto dell’oriundo molisano, (dal borgo di Ferrazzano), Robert De Niro nel celebre film di Brian De Palma, altro eccellente regista, che ha fatto grande l’America al pari di Frank Capra, chi descrivendo più gli angeli chi più i demoni di quel grande Paese.