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Jacopo Intini, il ritorno da Gaza: “Le drammatiche condizioni sul campo non ci consentono di lavorare”

Dall'inferno di Gaza al ritorno verso L'Aquila, Jacopo Intini: "Sono provato, ma sto bene. Le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono di lavorare".

Dall’inferno di Gaza al ritorno verso L’Aquila, Jacopo Intini: “Sono provato, ma sto bene. Le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono di lavorare”.

“Sono provato ma sto bene. Il nostro ruolo è di stare al fianco della popolazione ma le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono di lavorare”. Lo ha l’aquilano Jacopo Intini, uno degli italiani appena usciti dalla Striscia di Gaza, a Sergio Cipolla, il presidente della Ong ‘Ciss’ di Palermo di cui Intini è capo missione. Con lui ha lasciato Gaza anche la moglie, Amala Khayan, anche lei operatrice dell’organizzazione. “Ci ho parlato solo qualche istante perché la connessione non era buona – spiega Cipolla – Stanno bene, la loro uscita da Gaza è coincisa col bombardamento del campo di Jabalia che per noi è una importante sede di lavoro”.
La notizia è stata accolta con sollievo a L’Aquila, con il sindaco Pierluigi Biondi che ha sottolineato: ““Ringrazio la Farnesina per aver accolto la nostra richiesta e aver provveduto al rientro del cooperante aquilano Jacopo Intini e della sua compagna palestinese dalla striscia di Gaza. Due su cinque, in tutto. Ho seguito personalmente il delicato processo. Dopo Alessia, con la sua famiglia, rientrata da Israele, un’altra confortante notizia per la nostra città. Il ritorno di Jacopo a casa – ha poi aggiunto – è per tutti gli aquilani motivo di grande sollievo. Negli ultimi giorni abbiamo tenuto contatti stretti con il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale per capire se ci fossero le condizioni per un suo rimpatrio. Non vi nascondo la grande preoccupazione. Ringrazio la Farnesina per aver accolto la nostra richiesta e aver provveduto, non senza difficoltà, al suo rientro, insieme a quello della compagna palestinese. La notizia del passaggio attraverso Rafah, per soli cinque nostri connazionali, rende il quadro delle complicazioni internazionali. Come per Alessia, rientrata da Israele, ho voluto seguire personalmente il delicato processo. Abbraccio la famiglia di Jacopo, che ha scelto la nostra terra per vivere da diversi anni, felice che qui abbiano trovato accoglienza e ascolto. Aspetto Jacopo all’Aquila per stringergli la mano e ringraziarlo della sua attività di volontario”.

La situazione a Gaza, però, rimane drammatica: “La decisione di uscire dalla Striscia di Gaza è stata molto sofferta, ma necessaria – ha infatti sottolineato Sergio Cipolla, Presidente del CISS. “In nessun caso possiamo considerare questa una vittoria” aggiunge Valentina Venditti, responsabile Medio Oriente del CISS. “Nostri operatori e operatrici CISS all’interno della Striscia di Gaza sono ancora a rischio così come tutta la popolazione. Il sistema sanitario è al collasso e il ministero della salute oggi ha annunciato che, entro poche ore, i generatori all’interno degli ospedali inizieranno a spegnersi per mancanza di carburante impedendo, di fatto, di curare gli oltre 22.000 feriti all’interno della Striscia. I morti causati dai bombardamenti israeliani sono più di 8.500 tra cui più di 3500 bambini e bambine”.
L’ONG siciliana CISS ha chiesto, attraverso tutti i canali, il cessate il fuoco, la revoca dell’ordine di evacuazione e dell’assedio totale, l’ingresso di aiuti umanitari salvavita per una popolazione stremata, il rispetto del diritto internazionale e la tutela della popolazione civile. “Non ci siamo mai fermati durante questi giorni e non ci fermeremo adesso. Il CISS, con il prezioso contributo di Jacopo e Amal, del nostro staff e dei nostri partner a Gaza continuerà a lavorare al fianco della popolazione palestinese” conclude Sergio Cipolla.

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