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Pier Paolo Pasolini, 48 anni dalla scomparsa: “Restano dubbi e misteri”

Il ricordo di Pier Paolo Pasolini nel 48º anniversario della scomparsa.

Il ricordo di Pier Paolo Pasolini nel 48º anniversario della scomparsa.

Era, ironia della sorte, la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, ricorrenza dei defunti, quando lo scrittore, regista e intellettuale Pier Paolo Pasolini venne brutalmente assassinato nella spiaggia all’idroscalo di Ostia. Sul suo corpo evidenti segni di percosse. Uno dei tanti misteri italiani in quanto a distanza di quasi mezzo secolo, 48 anni per la precisione, restano ancora atroci dubbi e misteri sull’efferato delitto. Il cadavere di Pier Paolo Pasolini, uno dei maggiori intellettuali italiani del 900, venne rinvenuto con il cranio spaccato e quindi si concluse che le violente percosse furono la causa principale della morte. Sul suo corpo, sostennero gli inquirenti, ci sarebbero stati anche i segni dei pneumatici della sua Alfa Romeo con cui si presume sia stato investito. Inizialmente, in fase d’indagine, fu presa in considerazione anche l’ipotesi politica cioè che lo scrittore di Casarsa potesse essere stato ucciso da un gruppo di neo fascisti nemici giurati dell’uomo di sinistra. L’intellettuale comunista. Vista la scarsità di prove l’idea fu accantonata quasi subito e le indagini si svilupparono su altri versanti. Egli, lo ricordiamo per dovere di cronaca, era un poeta, regista, scrittore, attivista, drammaturgo scomparso troppo presto a soli 53 anni. Pier Paolo Pasolini, che il 5 marzo 2022 avrebbe compiuto 100 anni, ha lasciato un segno indelebile, una traccia profonda nella cultura e nella società italiana. L’intellettuale di Casarsa, scrittore neorealista – drammaturgo, sceneggiatore, attore regista, l’uomo di grande versatilità culturale, per molti aspetti unico e straordinario, uno dei più discussi intellettuali del 900 – fu assassinato nella ricorrenza dei defunti, all’Idroscalo di Ostia tra le baracche. In quella misera condizione di vita contro cui si era sempre battuto. Amici ed avversari gli riconoscono il grande merito per aver fatto spalancare gli occhi a più generazioni in un’epoca dilaniata da conflitti sociali e contraddizioni di fondo da un’ immoralità politica istituzionale e clericale. Si disse subito, e corrisponde ad un’ amara realtà, che la fine atroce di Pasolini aveva privato la cultura italiana di un alto ingegno critico ed il movimento democratico di un valoroso militante animato da grande passione civile. Un uomo di cultura per molti aspetti unico e straordinario . A questo proposito mi piace ricordare quanto un’altra grande scrittrice, Oriana Fallaci disse di lui in conclusione di una lettera “… diventammo subito amici , noi amici impossibili.. cioè io donna normale e tu uomo anormale , almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà . Io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce”. Ad onor del vero dobbiamo riconoscere che era un uomo profondamente introdotto nelle tensioni del mondo contemporaneo, strenuo difensore ed accanito sostenitore degli umili, dei poveri, di quel sottoproletariato dall’ingiustizia e dai valori negativi di un sistema aberrante che avevano fatto di lui il bersaglio di campagne indegne e vergognosi linciaggi. Sebbene la sua coerenza lo portò ad essere sempre e comunque da una parte sola: quella degli oppressi. Quelli stessi oppressi, poveri, umili che il Manzoni dopo la conversione religiosa definiva “ le pupille di Dio”. Il suo impegno e la sua ansia si sono placati quando la vita si è fermata, la bocca gli si è riempita di terra e negli occhi si è smarrito l’ultimo sguardo su un paesaggio dolorosamente suo. L’immagine più bella e più vera di Pasolini è quella di un’ Italia unita, di un popolo innocente, percosso affamato di storia e di giustizia. Nel luogo del ritrovamento del cadavere del povero scrittore – dove nel 2007 in suo ricordo è stato realizzato e inaugurato il Parco letterario, a cura della LIPU, a lui dedicato – oggi 2 novembre alle 10.30 verrà commemorato. Da luogo di morte e di degrado a esempio di recupero ambientale e di coinvolgimento sociale si trova oggi un’area apprezzata in Italia e non solo. Si era ventilata la possibilità della riapertura delle indagini ma la procura recentemente ha smentito la notizia riportata da alcuni quotidiani. Desidero concludere questo articolo con una bella frase che Alberto Moravia pronunciò in occasione della commemorazione funebre: “Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo”

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