Abruzzesi nel mondo

Emigrazione abruzzese, il ruolo delle donne: la scrittrice Rita Cappellucci in Svizzera

Il ruolo centrale delle donne nelle varie ondate migratorie abruzzesi. La scrittrice Rita Cappellucci in Svizzera.

Il ruolo centrale delle donne nelle varie ondate migratorie abruzzesi. La scrittrice Rita Cappellucci in Svizzera.

Le storie, spesso tristi e commoventi della nostra emigrazione nel mondo, hanno la costante del ruolo forte e determinante delle donne: mamme, mogli, sorelle e figlie, all’interno delle fami glie migranti. Nello studio dei vari cicli della nostra emigrazione, certamente le differenze emergono tra i grandi flussi della fine ‘800 ed inizio ‘900, caratterizzati dalle drammatiche condizioni socio-economiche di interi nuclei familiari e da quelli successivi, dal secondo dopoguerra, che videro oltre lo spirito di sopravvivenza anche la spinta a ricercare un futuro migliore in nuove “terre promesse“, di giovani più consapevoli e maturi. Quindi le donne, oppresse per secoli, in società fortemente patriarcali, iniziarono un lungo e complesso processo di emancipazione, in verità incompiuto, per arrivare nel dopoguerra a conquistare lo stesso diritto al voto, non solo nella società italiana, ma anche nei nuovi Paesi di arrivo dei processi migratori. Da qui le storie trasmesse di tante famiglie “spezzate” in patria e poi “ricongiunte” solo dopo tanti anni, con enormi sacrifici ancor più delle donne, che dovevano aspettare la riunificazione con il marito partito per Paesi lontani, uniti solo da lettere e “foto dedica”, spedite periodicamente, con le misere rimesse in valuta straniera, da cambiare nella banca del paese. Oltre questi legami comunque mantenuti, spesso con enorme rinunce e soprusi, si evidenziavano anche le storie familiari interrotte, generando la disperazione delle cd “vedove bianche“, abbandonate al loro destino nei paesi natii, anche con figli a carico e senza sostentamento, tramandate da tante testimonianze da borghi dell’Abruzzo Interno, come Scanno. In uno studio dell’antropologa Anna Rizzo emergono aspetti utili di riflessione, per il ” recupero del patrimonio di Frattura, (frazione di Scanno), evidenziandone i caratteri di una radicata cultura patriarcale abruzzese, se non di aperta misoginia. In questo progetto della “Missione Fluturnum“:” nei paesi il welfare sociale viene portato avanti dalle donne…. E questo ha escluso le donne dalla dimensione pubblica e politica, anche con il fenomeno delle” vedove bianche” a cui Sergio Zavoli, giornalista e poi Presidente Rai, nonché Senatore, dedicò uno storico documentario su questa dolorosa prassi, specie nel Mezzogiorno, con la piaga dell’emigrazione di massa d’ interi decenni del ‘900. L’evoluzione della società italiana, uscita dal dopoguerra con una generazione sofferente, ma che tenacemente ha ricercato la sua rinascita morale e materiale, ancor più in quella emigrata all’estero, dove ha dovuto affrontare i difficili problemi di integrarsi in un nuovo Paese, senza conoscerne leggi, tradizioni e lingue diverse. Una sfida titanica, ancor più per le donne, che poi si sono ricongiunte con i propri mariti, già insediati nei nuovi Paesi, spesso perpetuando anche altrove le loro funzioni di cura ed assistenza della propria famiglia, sacrificando sempre le proprie potenzialità inespresse. Per questo la maggiore emancipazione delle nuove famiglie emigranti, si è accompagnata con un progressivo inserimento nelle nuove società con i propri figli, che hanno potuto studiare e salire sullo “ascensore sociale“, che li ha fatto emergere in tutti i campi, non solo sociale, economico, ma anche istituzionale, specie in alcuni Paesi. Così si è descritta l’ascesa travolgente degli abruzzesi in Australia e Canada, dove specie in quest’ultimo sono presenti molte donne professioniste, imprenditrici e financo parlamentari e ministri, come nel passato Vincent Massari negli Usa, Rita de Santis nel governo del Quebec e Filomena Tassi, in quello federale canadese, assieme a deputate, come Patricia Lattanzi. Spesso donne di legge, chiamate nelle istituzioni, per la loro grande preparazione, prima tecnica, che per il loro profilo politico. Un indubbio riscatto per le donne, che portano sempre i cognomi e nomi tipici abruzzesi, pur essendo nate in un” nuovo mondo”, oramai con legami più familiari che culturali e linguistici con la terra dei propri avi, spesso conservando solo il dialetto di provenienza. Questo tema dell’allentamento dei collegamenti con i paesi d’origine certamente coinvolge tutti, sia uomini e donne oriundi abruzzesi, ma dai profili tracciati in molti nostri personaggi, sono soprattutto quest’ultime che appaiono più sensibili al “richiamo ancestrale“. Per questo l’appuntamento del 2024 comeAnno delle Radici“, dovrebbe superare la tradizionale retorica per tracciare nuove strade di relazioni, tra i territori di partenza e quelli di arrivo, non più omologabili, sempre più evoluti e dinamici, inserendovi nuovi percorsi di collaborazioni tra università, ordini professionali, circuiti economici e di cooperazione oramai globalizzati. Quello che va superato è così il concetto di mere eccellenze individuali nel mondo della nostra emigrazione, quasi disgiunte dal loro essenziale retroterra di comunità, che le ha fatto crescere ed emergere, spesso in società ultra competitive e selettive. Qui sono state ricordate molte figure femminili, di origine abruzzesi, in tanti Paesi, affermatisi come autentiche star della musica, del cinema, ma altresì imprenditrici, docenti universitarie e scienziate, in varie discipline, fino al profilo istituzionale, diventate Ministre, in Paesi dove non erano nate come Rita De Santis nel Quebec, in Canada. In generale però i personaggi oriundi abruzzesi, che sembrano meglio aver mantenuto i legami sia culturali, linguistici che umani con la propria terra d’origine, risultano proprio le tante donne di cultura affermatisi, nelle docenze universitarie come Laura Benedetti negli Usa o scrittrici come Maria D’Alessandro in Argentina, fino al fenomeno dell’ultime generazioni, rappresentate da Liliana Colanzi in Bolivia o Zoe Boccabella in Australia. Anche in Europa però sono emerse vari voci femminili, dal tipico accento abruzzese, come la scrittrice e poetessa Rita Cappellucci, nata a Caramanico Terme e vissuta a Bolognano, nel chietino, prima di emigrare in Svizzera, a Langenthal, nel Cantone della capitale Berna. Qui da decenni lei è molto attiva nelle stesse missioni cattoliche, che svolgono un ruolo importante, non solo per i nostri migranti, nella terra di Calvino e della Controriforma. Quest’estate tornata nei suoi luoghi d’infanzia, Lei ne ha ricordato i tratti poetici trasposti nei suoi versi, che sono stati scritti in una Confederazione svizzera, che da terra di esuli politici come Ignazio Silone, si è trasformata in una nuova patria, per tanti abruzzesi, pur dopo le umiliazioni e le sofferenze patite dalle prime generazioni d’immigrati. Rita Cappellucci, ne ha sublimato i ricordi e le emozioni vissute, con il suo “ Sogno di Primavera” fino ad affermarsi lì, vincendo molti premi letterari, anche a livello internazionale, ma mantenendo sempre il suo forte legame con la sua terra natia, divenendo anche “Ambasciatore del Parco Maiella” e nominata altresì “Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana“. Un esempio da ricordare alle nuove generazioni, per farle custodire nel futuro tali valori della storia e della memoria comuni, che non possono essere dispersi.

leggi anche
merano wine festival emanuele imprudente
Eventi
Merano Wine Festival, Abruzzo protagonista: “Cucina, tipicità e bellezze sono la combinazione vincente”
sara marcozzi m5s
Politica
Cram Abruzzo, l’opposizione chiede le dimissioni di Sara Marcozzi: “Minoranza non più rappresentata”
luciano bentenuto
Abruzzesi nel mondo
Luciano Bentenuto, un abruzzese d’intelligence nel mondo
Garry Marshall Masciarelli
L'abruzzo e gli abruzzesi nel mondo
Gli emigranti e i nuovi nomi in America, le origini abruzzesi del regista di Pretty Woman