L'aquila

Contributi di autonoma sistemazione, la battaglia in tribunale: il Comune si prepara a resistere ai ricorsi

L'AQUILA - Arrivano i ricorsi contro le restituzioni dei contributi di autonoma sistemazione indebitamente percepiti, approvata la delibera che autorizza il sindaco a opporsi in Tribunale attraverso l'Avvocatura.

L’AQUILA – Arrivano i ricorsi contro le restituzioni dei contributi di autonoma sistemazione indebitamente percepiti, approvata la delibera che autorizza il sindaco a opporsi in Tribunale attraverso l’Avvocatura.

Con delibera 516 del 30 ottobre scorso, la giunta comunale dell’Aquila autorizza “il Sindaco del Comune dell’Aquila ad agire e resistere giudizialmente nelle liti indicate in premessa, conferendo all’Avvocatura Comunale mandato di rappresentanza e difesa del Comune dell’Aquila”. Il tema è quello dei contributi di autonoma sistemazione indebitamente percepiti o percepiti oltre il tempo limite previsto, per i quali sono partiti accertamenti che sono finiti all’attenzione della Prima commissione comunale. Intanto molti cittadini hanno fatto ricorso in Tribunale, contro l’attività di recupero messa in campo dal Comune attraverso società specializzata, così si sono resi necessari i passaggi burocratici necessari a “resistere” in sede giudiziaria, e contestualmente ad “autorizzare preventivamente la Segreteria Generale ed i Settori interessati, con l’assistenza dell’Avvocatura Comunale, alla conclusione di accordi transattivi per la definizione delle suddette controversie”.
Sono circa 6mila i cittadini raggiunti dagli accertamenti che dovrebbero far recuperare al comune circa 5 milioni di euro, un’attività di recupero che, come spiegato nella prima commissione dello scorso 25 ottobre, è stata fortemente sollecitata dalla Corte dei Conti, pena probabile accusa di danno erariale. Da qui l’attività posta in essere dall’amministrazione comunale, attraverso società specializzata, per il recupero dell’indebito percepito. Dalla stessa commissione è emerso che secondo la giurisprudenza richiamata dall’avvocatura comunale, la prescrizione dei 10 anni non scatta al momento dell’indebita percezione, ma dall’accertamento. C’è comunque la possibilità di rateizzare i pagamenti, come da delibera del 2013.

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