Fucino, la beffa sulle patate: “Importati prodotti coltivati con principi attivi da noi vietati”

Fucino, bilanci in negativo per diverse imprese agricole tra perdite nella produzione di patate e ortaggi. “Rivedere alcune limitazioni”. L’intervista ad Antonio Del Corvo (Covalpa)
La coda del 2023 è anche il tempo dei bilanci per il settore agricolo. E tra patate e ortaggi il bilancio che arriva dal Fucino vede diverse aziende in difficoltà: in balìa dei cambiamenti climatici e di colture pesantemente danneggiate. Antonio Del Corvo, Responsabile dei progetti di filiera e investimento diCovalpa, evidenzia “Non va dimenticato che il Fucino è il primo areale di produzione delle patate in Italia, eppure c’è un paradosso. Siamo soggetti a limitazioni che altrove non esistono. Così, ci si ritrova a importare da altri paesi che usano quegli stessi principi attivi vietati dalla nostra normativa”.
Il meteo del 2023 non ha usato clemenza con le colture del Fucino. Per questo l’analisi fornita da Confagricoltura al Capoluogo.it viene rimarcata anche dal Covalpa. Abbiamo ascoltato il dottor Antonio Del Corvo, che ha evidenziato: “A raccolta quasi ultimata la resa dei terreni seminati a patate è inferiore del 45-50 % rispetto alla media degli anni precedenti. Per il settore ortaggi è venuta a mancare la produzione dei mesi di maggio e giugno e chi ha raccolto ha una perdita di prodotto tra il 30 e 40%“. Numeri che lasciano presagire, quindi, bilanci in perdita per le aziende agricole fucensi, come continua infatti a sottolineare Del Corvo.
“Quest’anno alcune imprese del Fucino, per le quali la coltura principale è la patata, chiuderanno il bilancio in negativo, per il settore ortaggi si tratterà di un bilancio a pareggio, ma solo per chi ha avuto la forza e l’organizzazione di riseminare“.
In un Abruzzo, in cui la prima vittima dei recenti cambiamenti (non solo climatici) è il settore vitivinicolo – a causa dei danni della peronospora – che aiuti si chiedono alla Regione per risollevare la filiera agricola?
Sottolinea Del Corvo: “Al settore vitivinicolo segue il settore pataticolo. Non dimentichiamo che il Fucino è diventata ormai il primo areale di produzione delle patate in Italia: nella scorsa stagione sonostati prodotti 2,2 milioni di quintali di patate. Alla Regione si può chiedere:
– una corretta regimazione delle acque (finanziamenti per la pulizia più accurata dei canali e ripristino, in base alle competenze);
– rivalutare alcuni limitazioni riguardanti i principi attivi utilizzati per controllare la peronospora sia del vitivinicolo che della patata. L’assurdo di tutto ciò è che in Italia, non potendo utilizzare alcuni principi attivi, in particolare alcuni prodotti che si usano per combattere la peronospora – malattia della vite, ma anche della patata, provocata dalla troppa acqua – la produzione si assottiglia e gli intermediari sono costretti ad importare da altri paesi, dove invece questi principi attivi sono utilizzati.Risulta a qualcuno che alla frontiera vengano fatti analisi chimiche ai prodotti importati? Sono sicuramente più sicuri i nostri prodotti, per i quali vengono applicati i disciplinari, ad esempio la Patata IGP del Fucino e biologico, e comunque su tutti si effettuano analisi per il raggiungimento dell’obiettivo residuo zero”, conclude.
