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Le nuove stanze della poesia, Marcello Buttazzo

16 novembre 2023 | 07:40
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Le nuove stanze della poesia, Marcello Buttazzo

Tra le pieghe del rosso. La poesia di Marcello Buttazzo. Ne parliamo nell’appuntamento con la rubrica settimanale a cura di Valter Marcone.

“Tu dammi /il colore della passione/ e l’intreccio delle tue mani/ strette alle mie,/ ch’ io possa contenere / tutta la leggerezza/ del mondo”. I versi di Marcello Buttazzo di questa sua silloge dal titolo acceso come “Tra le pieghe del rosso “ edito da I quaderni del Bardo nel 2022 indagano il colore della passione assoluta e dell’amore incondizionato. Questo “ Tra le pieghe del rosso “ arriva dopo un’altra indagine quella sull’azzurro che Buttazzo fa ne “Il cielo degli azzurri destini “.

Marcello Buttazzo è nato a Lecce e vive a Lequile, nel cuore della Valle della Cupa salentina. Ha studiato Biologia con indirizzo popolazionistico all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha pubblicato decine di opere, la maggior parte di poesia. Scrive periodicamente in prosa su Spagine (del Fondo Verri), nella rubrica Contemporanea, occupandosi di attualità. Tra le pubblicazioni in versi ricordiamo: “E l’alba?” (Manni Editori), “Origami di parole” (Pensa Editore), “Verranno rondini fanciulle” (I Quaderni del Bardo Edizoni). La sua ultima raccolta, pubblicata nel 2022, è “Fra le pieghe del rosso” (I Quaderni del Bardo Edizioni).

“Troppo tempo / mi sono affannato/ silente/ nei porti / della rimembranza.” è l’incipit di questo racconto sull’amore che in parte poi si trasforma in un vuoto d’amore. Tutto dentro una tensione che fa oscillare il mondo quello a cui il poeta si rivolte e quello che il poeta riesce a portare dentro i suoi versi. Nicola Vacca su gliamantideilibri.it aggiunge che “il rosso per Buttazzo è anche il colore della lotta, e la lotta si fa dura quando si cerca l’amore.«Guardiamoci ripetutamente / negli occhi: / c’è sempre una cadenza giusta / per donarsi amore» ecco la scommessa di Marcello Buttazzo: attraverso il suo amore infinito per la poesia costruire un mondo d’amore.”
La silloge si compone come scrive an cora Nicola Vacca di : “Quarantasei frammenti che fanno parte di un unico canto in cui la voce del poeta è prima di tutto la voce di un uomo che non si rassegna a tutto questo nero di sconfitte millenarie e davanti alla carne trafitta scava tra le pieghe del rosso il cerca della prima radice, l’amore di cui abbiamo bisogno, perché siamo nati per amare.«Tu dammi / il colore della passione / e l’intreccio delle tue mani / strette alle mie, / ch’io possa contenere / tutta la leggerezza / del mondo».Quel colore e il rosso e fra le sue pieghe con intimità bisogna guardare per scoprire che oltre e dentro questa nostra terra desolata c’è un mondo d’amore che attende di essere vissuto nelle nostre coscienze.” Vito Antonio Conte nella prefazione scrive: “Questo nuovo libro è, dunque, un inno di Marcello all’amore. Al suo amore. All’amore di sempre. All’amore per la poesia. All’amore per la donna. All’ultima donna. Quella che sarà. Quella che verrà. Quella che (lui) aspetta”. Un amore che demanda e si spoglia della staticità a cui il poeta chiede :“Toglimi di dosso / quest’ ansia sorda/ perché io possa rivedere/ la loquacità del cielo. / Aprimi lo spazio /delle venature dell’anima/ perché le scorribande d’amore/ possano essere di porpora / come i papaveri di fine maggio”. Scrive ancora Vacca: “Il poeta Marcello Buttazzo, senza mai dimenticare di essere un uomo in mezzo agli uomini, ci invita con i suoi versi a guardare fuori, a uscire all’aperto e osservare il tempo con occhi nuovi, a scoprire che c’è sempre una cadenza giusta per donarsi amore.Bisogna Osare. E osare significa sporcarsi le mani fra le pieghe del rosso dove ci vuole coraggio, nel battito di un secondo e nel frastuono di un momento, per colmare con l’amore tutto il nostro vuoto d’amore.”

Terra rossa di sangue,
terra scorticata
dai venti di tramontane.
Terra
dei soli d’estate.
Questa è la tua terra,
madre fanciulla,
la terra
che vivesti, che amasti
e m’insegnasti
nei tuoi racconti quotidiani.
Questa è la tua terra,
madre,
che alligna ancora oggi
nelle pieghe delle tue mani,
nei solchi delle tue rughe.
Sempre rimembri
la storia
di chi ti fece amare
la fatica il sudore il decoro.
E le ginocchia sbucciate
fra i filari di tabacco.
Rimembri,
madre,
il contegno
di chi ti indicò
un cammino praticabile.
Madre,
la tua lieve parola
è pane che nutre,
giorno che nasce di continuo,
la mia patria
d’eterna appartenenza
(Dalla raccolta “Il cielo degli azzurri destini”, i Quaderni del Bardo edizioni, 2021)

La poesia di Buttazzo è però in definitiva “un lento avvicendarsi di piccoli fotogrammi dai colori intensi ma delicati”- Nei suoi versi ci racconta , come in questo componimento di “Il cielo degli azzurri destini “ con sensibilità e pacatezza una serie di emozioni “ decise”.. E ce lo racconta con semplicità quella che produce in chi legge la serenità che fa stare bene . Sono parole eleganti che partendo dal linguaggio comune di ognuno di noi si eleva con naturalezza senza eccedere, senza atteggiarsi, , senza mettersi in mostra.

Scrive Titti De Simeis su culturasalentina.wordpress,com “Sa fermare l’attenzione quasi senza volerlo, con il tocco di un colore, di un canto, di un’immagine, di un desiderio; con il calore del sole o le voci del vento, un profumo, una nuova stagione, l’attesa della sera o il ritorno della pioggia. La sua poesia è sguardo attento, premuroso ed intimo, acuto e tenero. Si ferma ovunque ci sia bellezza. Mai scontata. Sempre nuova e di lettura incantevole. Una scoperta di passaggi inattesi anche se conosciuti, un linguaggio poetico che guida la prosa a farsi verso, scompagina il lettore, lo stupisce. E’ una poesia che sa chiedere, rispondere e sa tacere. Ma, ad ogni chiusa riprende respiro e ricomincia in pagine nuove. Mai stanca di esserci. Discreta ma accesa, gradevole, a volte assordante ad occhi chiusi, sfumata e confusa da musiche e nenie. Tenace e garbata nei sentimenti. E, sempre vera, resta tra le pieghe di ogni giorno, a raccontarne ancora.

«E se nel giallo/ ti vedrò/ sarà per tenere/ acceso il sole./ Ambra/ e sconquasso minerale/ ambra/ ed effluvi di vento/ nei tuoi capelli scompigliati./ E quel raggio di luna/ che ieri ho scorto rotonda come le tue gambe di giunco./ E se nel giallo/ti vedrò/ sarà per stringere/ il fiore del tuo grano. (…)/ E se t’incontrerò/sarà per lumeggiare/ la notte,/ per seguire la scia/ della tua stella/ che mi guida/ anche nello scuro/ ancora,/ ancora/ ancora».

Di Marcello Buttazzo dobbiamo anche ricordare “E se nel giallo ti vedrò”per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno .Note introduttive di Vito Antonio Conte e Roberto Dall’Olio. Vito Antonio Conte scrive : ““Così è la poesia di Marcello Buttazzo. Nei suoi versi ho (da sempre, vieppiù in quelli di quest’ultima silloge) notato (da lettore onnivoro appassionato di poesia) l’affermarsi di due fondamentali aneliti: la ricerca (quasi disperata) d’un amore totalizzante d’antica matrice campaniana (l’esergo che omaggia Dino Campana è sintomatico) che fa pensare alla donna-Chimera e il perfezionamento d’un versificare puro (frutto edono d’una bambina semplicità di vita capace d’una sensibilità profonda). Ho avuto già modo di dire e scrivere della mia considerazione per la poesia di Marcello Buttazzo, qui richiamo l’incipit, affermando l’universalità delle sue liriche e aggiungo che, oltre ai tratti salienti che le connotano (ossia slancio sentimentale – carnale e spirituale – verso la donna musa, empatia con gli ultimi della terra, amore per la natura, ricerca mai doma del dialogo con l’altro da sé), la novità è nell’introduzione decisa del tema della morte e del suo mistero. “

Mentre Roberto Dall’Olio mette l’accento proprio sul lirismo di questo poeta : “Questo libro di Marcello Buttazzo offre un panorama lirico di grande intensità e sicura grandezza. Il lirismo è una scelta ed è anche un destino convinti, che il poeta salentino offre, soffre e persegue con una profondità degna veramente di nota. Il libro in apparenza pare seguire una sua scia personalizzata di colori, i quali hanno caratterizzato e dato forma a due precedenti suoi testi; in realtà si stacca abbastanza nettamente da questi ultimi pur mantenendo una liricità diffusa che è, come dicevo dianzi, la cifra forse più ampiamente riconosciuta del suo fare poesia. O perlomeno la cifra più connotativa e intensamente inseguita in una stagione nella quale, almeno in Italia, pare dominare un certo antilirismo. Perché questo iato, rispetto ai due libri precedenti; ove si trova? In fondo la poesia di Marcello Buttazzo è e resta una lirica d’amore nel senso più ampio di questo termine a sua volta così ampio e il presente libro non si sottrae certamente a ciò. Ma, sullo sfondo, si agita una certa disperazione, o forse lacerazione, un’ansietà diffusa che non sembra trovare vera pace, che non si placa. Riguarda il destino del poeta e del mondo”.

Toglimi di dosso
quest’ansia sorda,
perché io possa rivedere
la loquacità del cielo.
Aprimi lo spazio
delle venature dell’anima,
perché le scorribande d’amore
possano essere di porpora
come i papaveri di fine maggio.
Troppo tempo
mi sono affannato
silente
nei porti
della rimembranza.
Ma ora è tempo
del ciliegio,
è tempo
del tuo corpo d’incanto.
Troppo tempo
tramortito
dal vento
non ho colto
il fiore.
Tu dammi
il colore della passione
e l’intreccio delle tue mani
strette alle mie,
ch’io possa contenere
tutta la leggerezza
del mondo.
Tratta da Fra le pieghe del rosso– I Quaderni del Bardo Edizioni 2022