Aree interne e abbandono, Quagliariello “Periferie sovrappopolate e centri disabitati: ripopoliamo le città medie”

Aree interne, i rischi dell’abbandono. La Fondazione Magna Carta sceglie L’Aquila per accendere la luce sulla piaga dello spopolamento. “Servizi e contributo dei giovani fondamentali per il rilancio”
Aree interne, i rischi dell’abbandono. Lo spopolamento e la denatalità al centro del convegno promosso dalla Fondazione Magna Carta a L’Aquila.
“Il combinato disposto tra calo delle nascite, invecchiamento della popolazione e le incertezze legate al saldo migratorio continuano ad essere una minaccia per lo sviluppo delle aree interne italiane. Se pensiamo che il rischio spopolamento riguarda più del 20% dei Comuni italiani, ci rendiamo conto che rischiamo di ritrovarci, tra qualche anno, in una nazione con gravi squilibri territoriali, con aree sovrappopolate ed altre dove, invece, si potrebbe vivere bene, ma dove non è rimasto più nessuno. E tutto questo ha un costo a livello antropologico, ma anche economico”, lo dice il presidente di Magna Carta, Gaetano Quagliarello, avviando i lavori di A Cesare e a Dio, l’evento istituzionale della Fondazione che quest’anno è dedicato al rapporto tra demografia e aree interne.
“Ancora una volta abbiamo scelto di essere a L’Aquila per la capacità che questa città ha dimostrato di rovesciare i rischi dell’isolamento, offrendo ai cittadini nuove speranze e opportunità di crescita. Il nostro obiettivo è raccogliere proposte concrete per ripopolare le città medie, la dorsale appenninica e i territori circostanti, riequilibrando il gap demografico, economico e sociale tra le aree costiere e quelle interne dell’Italia”, prosegue Quagliariello. “Per una nuova primavera demografica dobbiamo ridare vitalità e liberare il potenziale delle giovani generazioni, che sono fondamentali ad assicurare la crescita unitaria e inclusiva dei nostri territori più fragili”.
“Ci sono due direttive su cui è costruito il convegno; da una parte le esperienze che vengono dal territorio, raccontate, ad esempio, dai sindaci – specifica Quagliariello, in conclusione, ai nostri microfoni – dall’altra parte ci sono invece i professionisti che hanno a che fare con i progetti, le infrastrutture, le risorse, affinché ci dicano lo stato delle cose e le possibilità da sfruttare per invertire la rotta”.
Stefano Fassina, presidente di Patria e Costituzione, ha sottolineato: “Purtroppo il principale motivo dello spopolamento, nelle aree interne, è l’assenza dei servizi o il loro progressivo impoverimento. Bisogna far sì che queste aree sofferenti, ma preziosissime e con grandi potenzialità tornino ad essere aree abitate, vissute e che contribuiscano ad uno sviluppo che mette al centro la persona. L’Abruzzo ha una rilevante componente montuosa e, quindi, di aree cosiddette interne, ma non è l’unica regione con queste caratteristiche, ma deve essere chiaro che l’addensamento intorno ai poli, quindi alle grandi realtà urbane, non porta necessariamente ad un miglioramento”.
Questo le parole del sindaco Pierluigi Biondi che ha preso parte alla prima giornata del convegno promosso dalla Fondazione Magna Carta: “Anche L’Aquila può fare la sua parte, rappresentando il modello di un territorio colpito da una crisi profonda, ma capace di darsi una strategia e di individuare un percorso. Questo è necessario, in generale, all’Italia, Paese che ha subito le altalenanti vicende dei governi che si sono succeduti, alleanze variabili e fusioni a freddo: tutto ciò non ha permesso di impostare una strategia di media e lunga durata. Oggi l’attuale Governo ha invece questa possibilità. Il tema delle Aree interne è una pratica inevasa: le strategie adottate sono state per certi versi fallimentari e, d’altro canto, ci sono le città metropolitane che non sono diventate accoglienti, tutto il contrario. Hanno anche peggiorato il loro livello qualitativo di vita, cura e conservazione. Nel mezzo ci sono le città medie come L’Aquila, città che provano a dare una risposta e a mettersi a disposizione, partendo dalle sperimentazioni fatte“.
“L’Unione europea dovrebbe occuparsi di poche ma importanti questioni, fare meno e meglio. Gli investimenti nelle grandi infrastrutture insieme alla difesa e alla promozione della famiglia intesa come cellula fondamentale delle nostre società rappresentano oggi due sfide strategiche per il rilancio demografico, economico e sociale anche delle aree interne italiane,” lo afferma Nicola Procaccini, eurodeputato e co-presidente del gruppo ECR al Parlamento UE, intervenendo a margine dei lavori di A Cesare e a Dio.
“In Europa,” prosegue Procaccini, “occorre ricomprendere le grandi infrastrutture fisiche e tecnologiche nel novero di quegli investimenti virtuosi che andrebbero scomputati dal Patto di stabilità e crescita. Gli investimenti nelle grandi infrastrutture rappresentano infatti un importante moltiplicatore per l’economia italiana e lo sviluppo europeo a livello globale“.