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Femminicidio Giulia Cecchettin, Roberta Galeotti: “Parlate, non siete sole”

L'intervento di Roberta Galeotti, componente Corecom, sul femminicidio di Giulia Cecchettin: "Parlate, non siete sole! Vi possiamo aiutare!".

L’intervento di Roberta Galeotti, componente Corecom, sul femminicidio di Giulia Cecchettin: “Parlate, non siete sole! Vi possiamo aiutare!”.

“Giulia, 22 anni. Parlate, non siete sole! Giulia si sarebbe laureata in Ingegneria, se avesse capito in tempo che, quell’amore così possessivo, non era sano – scrive Roberta Galeotti, giornalista e componente del Corecom Abruzzo, all’indomani della  notizia del ritrovamento di Giulia Cecchettin, brutalmente uccisa dal suo fidanzato Filippo”. Così la giornalista Roberta Galeotti, componente Corecom Abruzzo ed ex direttrice del Capoluogo.it. “Ora – scrive – possiamo solo immaginare che nel rapporto tra Giulia e Filippo potevano essersi affacciati dei campanelli di allarme DA RICONOSCERE E DA ‘ETICHETTARE’ CON LE GIUSTE PAROLE, al fine di intervenire, correggere e prevenire. Ma ‘dopo’ si fa presto a parlare! E con questo vorrei tornare a fare un appello alle famiglie: troppo spesso si minimizzano comportamenti che invece andrebbero riconosciuti, isolati e corretti. Troppo spesso si nascondono sotto il tappeto dei campanelli d’allarme, che sono prime avvisaglie di qualcosa di molto più grande!”.
“L’azione di prevenzione – prosegue – va fatta prima in famiglia (domandiamoci perché tutta questa violenza nei giovani!) e poi nella cultura delle ragazze: non si deve tollerare nessuna limitazione della propria libertà, nemmeno quella falsamente celata nella gelosia e, ancora di più, quella apertamente manifestata già dal primo schiaffo! Parlate! Non siete sole! Vi possiamo aiutare! Non si può morire per amore… come possiamo salvare tutte queste donne? Per le donne più adulte, per le mogli uccise davanti ai propri figli, il discorso è diverso, molto più complesso: subentrano tanti condizionamenti culturali che nascondo tra le mura domestiche le prime avvisaglie. Nelle donne, poi, il silenzio deriva dalla vergogna della separazione, dal senso di sconfitta, dalla paura della decisione di dividere la famiglia e di creare sofferenza nei figli… ma tanto anche dalla Paura. Denunciare significa dover scappare, lasciare tutto, restare sole ed indifese. E infine la giustizia: pene sicure per gli omicidi, ma ancora di più restrizioni severe per chi viene denunciato per violenze familiari e protezione efficace per le donne/vittime”.
“La situazione non è semplice – conclude la Galeotti -, le norme sono complesse perché devono tutelare il diritto e la libertà di TUTTI, ma abbiamo individuato la faglia: il buco nero risiede nella fase tra la violenza e l’omicidio. Non si può punire per delle intenzioni, ma non si può nemmeno continuare ad aspettare che ci esca sempre LA MORTA!”
#nonunadimeno
#giuliacecchettin

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